Luca 23,35-43
35 Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: «Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo, l’Eletto di Dio!» 36 Pure i soldati lo schernivano, accostandosi, presentandogli dell’aceto e dicendo: 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!»
38 Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo: QUESTO È IL RE DEI GIUDEI.
39 Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» 40 Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? 41 Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». 42 E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!» 43 Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».
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A proposito della festa di oggi : Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’ Universo vorrei raccontarvi una storia.
Il Racconto:
Molto tempo fa in un paese nel regno di … un uomo infagottato di stracci, con la barba lunga e il viso sporco, le scarpe rotte, le spalle ingobbite camminava per le strade, bussando alle porte delle case, chiedendo l’ elemosina, era inverno.
La gente reagiva in malo modo: chi gli chiudeva la porta in faccia, chi lo insultava, alcuni, addirittura, spronavano il cane ad abbaiargli contro, altri ancora gli davano pane duro o cibo marcio.
Solo una porta si aprì. La porta di una casa piccola, dove viveva una famiglia di condizioni modeste. La casa era pulita, ordinata e accogliente, e un fuoco allegro alimentava il camino. Fecero entrare il pover’ uomo e lo fecero sedere. “Scaldati un po’, fra poco andremo a pranzo, rimani assieme a noi, divideremo quello che abbiamo preparato”.
Mentre mangiavano parlarono un po’. Gli occhi del povero era dolci, la voce calda e ferma, quando parlava guardava direttamente negli occhi delle persone a cui si rivolgeva. Alla fine del pranzo il povero si alzò ringraziò dicendo che toglieva il disturbo, allora la padrona di casa le consegnò una piccola sporta con un panino, una mela, alcuni biscotti e una bottiglia d’ acqua. L’ uomo ringrazio calorosamente, fece una carezza ai bambini, strinse la mano al papà e lentamente si allontanò. La famiglia lo guardò fina a che scomparve all’ orizzonte. Il giorno dopo in quel paese si verificò un evento straordinario, messo reale portò in tutte le famiglie un cartoncino con l’ invito ad andare al castello del re al pomeriggio alle 15. Tutti indossarono l’abito più bello e si recarono al castello per la grande unica occasione. Tutti entrarono nella sala del trono in attesa. Ad un certo punto arrivò anche il mendicante vestito di stracci.
Subito la gente si mise a borbottare, altri chiedevano ai paggi che cosa stava a fare lì e che quello non era certo il suo posto, si sentì anche qualche: “cacciatelo fuori”.
Il povero si tolse gli stracci e apparve subito un vestito dorato: era il re che andò a sedersi sul trono e prese la parola: “ Ieri sono venuto fra voi, per conoscervi, stare con voi, ma nessuno mi ha accolto, molti mi hanno maltrattato, insultato, si sono presi gioco di me, tranne questa famiglia, e chiamò vicino a se quelli che lo avevano ospitato. Ora tornate alle vostre case e riflettete che la vera forza è quella dell’ amore, mentre voi restate con me e facciamo festa!”. (Riadattato da un racconto di B. Ferrero)
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Qualcosa che assomiglia a questo è successo a Gesù, che è davvero l’ unico grande Re, mi viene in mente un film su Gesù di tanti anni fa che si intitolava appunto il Re dei Re. Egli è venuto a parlare del regno di Dio, ma non tutti l’ hanno ascoltato, accolto, anzi molti l’ hanno accusato di essere un mangione, uno che beveva molto, di stare assieme a gente equivoca, non tanto per bene! Quando la folla lo cerca per farlo Re cosa si mette a fare? Va sul monte a pregare! Poi c’è quella faccenda lì: si mette a lavare i piedi ai discepoli, dopo che si è messo il grembiule, e dice che se il maestro ha fatto così lo devono fare anche i suoi. Per non dire come ci viene presentato oggi in questa festa: sulla croce, coronato di spine, mentre il popolo sta a guardare, insultato dai capi e dai soldati.
Per noi essere re è sinonimo di essere potenti, di potere soddisfare, di avere gli altri a propria disposizione, ma Gesù non è così. Egli è colui che si è messo a servizio del Padre e anche nostro per donarci la cosa più grande che nessuno può donare e tutto è racchiuso in quella risposta che il Gesù, incoronato di spine, sulla croce, sconfitto, umiliato da a quello che per tutti è diventato il buon ladrone che riconoscendolo come Re gli dice: “Gesù ricordati di me quando sarai nel tuo regno” e Gesù risponde: “In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso”.
Quale re può darci il Paradiso, la gioia piena e la felicità eterna, la vita per sempre e per questo a donare la sua stessa vita?
Qualcuno di lui ha scritto:
“Figlio di una ragazza madre, era nato in un oscuro villaggio. Crebbe in un altro villaggio, dove lavorò come falegname fino a trent’anni. Poi, per tre anni, girò la sua terra predicando.
Non scrisse mai un libro.
Non ottenne mai una carica pubblica.
Non ebbe mai né una famiglia né una casa.
Non frequentò l’università.
Non si allontanò più di trecento chilometri da dov’era nato.
Non fece nessuna di quelle cose che di solito si associano al successo.
Non aveva altre credenziali che se stesso.
Aveva solo trentatré anni quando l’opinione pubblica gli si rivoltò contro. I suoi amici fuggirono. Fu venduto ai suoi nemici e subì un processo che era una farsa. Fu inchiodato a una croce, in mezzo a due ladri.” ( da: Una vita solitaria di B. Ferrero)
Può essere questo il Re? Quello che ci presenta il Vangelo di oggi:
Si perché, come diremo fra poco nel credo, il terzo giorno è risorto donando a ciascuno di noi ciò che nessun potente, nessun re della storia, nessun scienziato può dare, cambiando la nostra vita e la nostra storia, quella dell’ umanità portandola nell’ eternità di Dio.
Allora affidiamoci a Lui, alla sua misericordia e ripetiamo anche noi le parole del “buon ladrone”: “ricordati di me nel tuo regno”
Deo gratias,qydiacdon.