Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
La liturgia della Parola ci pone di fronte alla figura della sentinella, prima lettura e poi il tema della correzione fraterna. A chi si rivolge Gesù? Pensiamo anche al compito della sentinella!
Cosa possono avere in comune la figura della sentinella e della correzione fraterna? Quale relazione? Cosa dicono alla realtà che viviamo oggi come cristiani e come Chiesa?
Può essere questa la traccia che può guidare la nostra riflessione. Se il tema della correzione fraterna coinvolge tutti i cristiani, che tante volte si comportano anche loro come quelli che non lo sono, non distinguendo
l’errante dall’ errore, di fronte al quale non si può fare finta di niente, ma pretendono di giudicare più che correggere il Vangelo è chiaro. Per il credente vale la legge del perdono. Ricordiamo la domanda di Pietro: “21 Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» 22 E Gesù a lui: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette” (Mt cap 18).
Gesù si sta rivolgendo ai capi della comunità cristiana, (cfr. Biffi), che, riprendendo l’immagine della sentinella, della prima lettura hanno il compito di vegliare, proteggere e custodire di fronte a ciò che scandalizza, pone in pericolo la fede e va contro la legge del Signore. Vi è il dovere di reagire, mettere in guardia, dissociarsi di fronte al male e al peccato che insidia la vita della comunità e il cuore dei credenti.
Scriveva il cardinal Biffi di venerata memoria: “Di fronte al male, Gesù non vuole che la sua comunità abbia come regola di comportamento il lasciar correre: di fronte al male bisogna reagire. Noi viviamo in una società “permissiva”: garbata parola. Che non significa niente di bello; parola innocente, che in realtà nasconde una tragedia: lo smarrimento di ogni ideale e, nello smarrimento di ogni ideale, l’incapacità a distinguere tra il giusto e l’ingiusto, tra il bene e il male, tra il vero e il falso”
Di cose che vadano contro la legge del Signore oggi ve ne sono molte e che toccano le ragioni profonde dell’esistenza: la famiglia, l’essere uomo e donna, gender e addentellati, la giustizia, la libertà stessa della persona che attraverso tecnologie sempre più raffinate può essere messa in pericolo, la vita, e la morte stessa.
Di fronte a tutto questo le sentinelle/pastori non possono tacere, hanno il dovere di allertare la comunità di gridare e di riprendere coloro che, dicendosi cristiani silenziosamente assecondano ciò che va contro la legge del Signore seguendo quella linea che il Gesù traccia nel Vangelo, che è un vero cammino pedagogico.
Come agire?
-L’ ammonimento privato: fra te e lui solo
-Ancora un ammonimento riservato: prendi con te una o due persone
-Se anche queste azioni non dovessero produrre effetto il richiamo davanti a tutta la Chiesa, ma non per puntare il dito, ma affinché la Chiesa preghi affinché chi è nell’ errore si ravveda, possa ripensare a ciò che sta facendo, “si converta e viva”
-Ultima res: la scomunica, che significa che uno non appartiene più alla Chiesa.
Con buona pace per tutti quelli che sostengono che la scomunica sarebbe un’invenzione del Medioevo, ma dal nostro testo si vede chiaramente come risalga al Signore Gesù.
Se questa pedagogia vale per i responsabili della Chiesa non è detto che ne sia esentato il semplice fedele, chiamato anche lui ad essere sentinella, avendo sempre la consapevolezza che tutto ciò deve essere animato dall’ amore che vuole la salvezza di chi sbaglia.
Io penso che non sia più il tempo dei cosiddetti cristiani anonimi, quelli che non hanno il coraggio di esporsi, consapevoli che l’essere sentinella dobbiamo esercitarlo prima di tutto nei confronti di noi stessi respingendo nella nostra vita ciò che è contrario al Vangelo, ma ciò implica responsabilità e disponibilità al sacrificio.
“Chiediamo al Signore il coraggio e la forza di cercare ogni giorno la regola della nostra condotta non in quello che dicono o pensano tutti, ma in quello che Dio pensa di noi e ci ha detto; non in quello che fanno tutti, ma in quello che si deve fare secondo le esigenze della verità e della giustizia” (Biffi)
Preghiamo in questa Eucaristia certamente per noi, ma in modo particolare per i nostri Pastori perché sappiamo esseri profeti come Ezechiele che sanno correggere, ma anche denunciare in modo forte e risoluto ciò che non è compatibile con il Vangelo e con l’essere cristiani.
Deo gratias, qydiacdon