Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta»
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Marta e Maria, a volte vengono messe in contrapposizione. Cosa privilegiare? Una fede che nasce da una specie di quietismo o una fede che nasce dall’ attivismo? In realtà non è così? Prendiamo una moneta, anche
l’euro, ha due facce, che in realtà penso anche un po’ bruttine. Così anche della fede, che si esprime con due modalità come dice il Vangelo. Marta e Maria conoscono Gesù e lo accolgono nella loro casa. Ma andiamo a vedere come. “Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.”
«La fede nasce dall’ascolto». Lo dice san Paolo nella Lettera ai Romani, riducendo al minimo i vocaboli (Rm 10,17). La fede è relazione personale, è relazione fra persone perché è fiducia interpersonale e nasce dall’ascolto dell’altro.
“Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. Dice Gesù a Marta.
Ma cosa significa quello che potrebbe sembrare un rimprovero che viene fatto a chi si sta facendo in quattro per accogliere l’ospite, arrivato. Significa una cosa molto semplice. Certo quello che sta compiendo Marta sono segni di considerazione e di amicizia verso Gesù ma vi è qualcosa che sta a monte di tutto questo, che viene prima: l’accoglienza interiore da cui potrà poi nascere tutto il nostro agire. Conoscere Gesù e il Vangelo, pregarlo e accettare i suoi insegnamenti. Tutto questo può nascere, però solo se noi ci mettiamo in ascolto della sua Parola. Ascoltando la Parola potremmo poi immergerci in un vero autentico servizio agli altri. Come una moneta che ha due facce, come il nostro corpo che ha due polmoni Maria e Marta rappresentano le caratteristiche del discepolo, non uno piuttosto che l’altro non la contemplazione contro l’azione, ma un binomio inscindibile.
Solo così potremo compiere gesti di carità autentica come quello del buon samaritano che ascoltavamo Domenica scorsa. Azione che trae il suo nutrimento dalla preghiera.
A questo punto occorre che riflettiamo su come sia la nostra preghiera. Se essa assomiglia ad un grande elenco di richieste, oppure un’ora circa di Messa domenicale, per carità l’Eucaristia è la preghiera per eccellenza, ma è veramente un accogliere con tutti noi stessi, mente, cuore, Gesù e con Lui il vangelo imitando Abramo che accoglie i tre uomini alle querce di Mamre.
Allora coraggio carissimi cristiani Vangelo da una parte, rosario dall’altra e mettiamoci in cammino per le strade del mondo perché ad ogni uomo sia data la possibilità di accogliere Gesù.
Nella lettera ai romani al capitolo10 leggiamo: “Ma come potranno invocare il Signore, se non hanno creduto? E come potranno credere in lui, se non ne hanno sentito parlare? E come ne sentiranno parlare, nessuno lo annunzia? E chi lo annunzierà, se nessuno è inviato a questo scopo?”.
Bene noi siamo inviati dal giorno del nostro Battesimo, mettiamoci dunque in viaggio lungo le strade del tempo e della storia, di questo tempo e di questa storia dopo avere noi per primi accolto Gesù.
Deo gratias, qydiacdon