“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.”
Questo l’incipit del Vangelo di oggi, cosa vorrà dire Gesù, quando pronuncia queste parole? Gesù non vuole condannare l’onestà intellettuale di chi cerca di comprendere e approfondire sia il senso dell’esistenza sia il mistero stesso di Dio, ma ci dice che conoscere Dio va ben oltre e che richiede un atteggiamento particolare!
Di questi sapienti e dotti che sanno, o ritengono di sapere, se ne possono incontrare molti oggi e quando li incontri ti rendi conto che non riescono più ad essere semplici e, non essendolo, non riescono più a cogliere la bellezza, il senso dell’esistenza permeata dal disegno di Dio, perché conoscere Dio non è frutto di conoscenza intellettuale, ma di una relazione e di un atteggiamento.
La Bibbia per esprimere la relazione con Dio usa il verbo conoscere, non inteso in modo superficiale come avviene oggi, ma che esprime una relazione profonda fondata sull’ amore.
Se l’ uomo si presenta davanti a Dio in sincerità e verità, riconoscendolo non può che non farsi piccolo in cui: “Farsi piccoli” non significa rifiutare di capire, ma significa comprendere che per capire bisogna ascoltare prima ancora che congetturare. Noi siamo esperti in congetture, ma quasi mai abbiamo l’umiltà di stare semplicemente in silenzio ad ascoltare la vita stessa che spiega se stessa ponendosi davanti a noi. (…) Un “piccolo” non sa tutto ma ascolta tutto, e in questo trova pace” (don Luigi Maria Epicoco)
Di questo farsi piccoli, essere piccoli noi abbiamo un modello luminoso in Maria, l’umile serva del Signore che si pone in ascolto con tutto il suo essere accettando che la volontà di Dio si compia in Lei, per questo Dio la rende grande. Per avvicinarci a Dio, per comprendere il suo progetto su ciascuno di noi dobbiamo farci umili come lo è stata Maria. Dobbiamo scendere dal trono della nostra vita che così spesso ha desideri contrari a quelli dello Spirito, come ci ricorda S. Paolo nella seconda lettura, accondiscendendo quelli che sono i desideri della carne che sono contrari al disegno del Signore.
Gli umili, i piccoli, son quelli che hanno un cuore che assomiglia a quello di un bambino, pronto ad affidarsi a chi lo ama. Il piccolo, l’ umile, può accogliere e comprendere Dio accettando il suo “giogo”.
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”
Noi pensiamo forse, a volte, che avere fede in Gesù sia un onere gravoso, un gioco pesante, come quello che in un altro tempo si metteva ai buoi per l’aratura dei campi. Norme, prescrizioni, comandamenti. Questo non si può fare, questo si deve fare. Se ci pensiamo bene, però, quando si ama qualcuno vi sono regole che noi rispettiamo; certo se il nostro rapporto è autentico, sincero, vero. Io rispetto l’altro, cerco di non fare ciò che può rattristarlo, gli dimostrerò quanto per me sia importante il legame che ci unisce in ogni occasione, non avrò paura di chiedergli scusa e sarò pronto a perdonarlo.
Allora seguire Gesù, se vissuto in quest’ottica non è un peso, non è un peso essere dei discepoli del Signore perché si tratta alla fine di amore. Di amare come ha amato Lui. S. Paolo dice di avere gli stessi sentimenti che furono nel Signore stesso.
Quello che il Signore ci chiede, quello che annuncia e ci dice è solo per il nostro bene e per il grande amore che ha per noi, perché noi p0ssiamo essere già ora delle persone realizzate, che sanno resistere anche ai venti di tempesta che non mancano di soffiare anche in questo nostro tempo, per essere poi pienamente realizzati in Paradiso e nella Risurrezione. Il giogo che il Signore ci chiede di portare è solo quello dell’amore e nell’ amore tutto si trasforma, la vita, il mondo, il dolore, la croce, e anche la morte.
“La fede vede nell’ incarnazione di Cristo l’unica alternativa all’ autosufficienza dell’uomo che lo deturpa trasformando la realtà, travisandola e tradendola, che gli apre l’ unico cammino di salvezza possibile: farsi piccoli, poveri … vuoti, per accogliere Gesù e il suo messaggio di salvezza. Miti e umili di cuore come lui, per imparare a portare il suo giogo dolce e leggero, sostenuti dallo Spirito che abita i cuori dei credenti” (Messalino LDC 2011).
Chiediamo in questa Eucaristia, per intercessione di Maria, quell’ umiltà e quella mitezza che hanno pervaso il suo cuore rendendolo sempre più simile al cuore del suo amatissimo figlio, allora potremo guardare il mistero di Dio e viverlo come lo ha vissuto lei e trovare nelle difficoltà della vita quel ristoro che il Signore ci ha promesso!
Deo gratias, qydiacdon