Celebriamo la solennità di Pentecoste, il dono e la venuta dello Spirito Santo nella vita dei credenti, nella vita della comunità cristiana. In questi giorni in tante parrocchie si celebra il Sacramento della Cresima, la Pentecoste di ciascuno di noi. Vi è però un rischio: quello di fermarsi lì, al giorno della nostra Cresima. La venuta dello Spirito Santo rimane perciò un evento lontano, nel tempo e nella vita, rimane un ricordo relegato a un tempo che non ci appartiene più, staccato dalla nostra vita attuale. Eppure la presenza e l’ opera dello Spirito, come riviviamo in questa Solennità, continua nella vita di chi lo accoglie nella verità e nell’ umiltà, è presente e guida la Chiesa sballottata più che mai fra i marosi burrascosi del tempo, della storia. Lo Spirito non esaurisce la sua azione con la prima generazione dei cristiani, come leggiamo nel libro degli Atti, o con il Sacramento della confermazione/Cresima, ma opera perennemente.
Se ancora oggi vi sono uomini e donne che hanno la forza di dare testimonianza, pagando con la vita la fedeltà a Gesù Cristo e al Vangelo è per la forza che infonde loro l’ azione dello Spirito. Riflettiamo un momento: Come sono gli Apostoli prima e dopo la Pentecoste?
L’ Evangelista Giovanni annota: “ Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano per timore dei giudei” … L’ atmosfera è cupa: smarrimento, delusione, paura, la fede langue, vacilla.
A volte sembra sia così anche il nostro essere cristiani. Cristiani anonimi! Insipidi, noi che dovremmo essere “ sale della terra” abbiamo perso il sapore. Presi dal timore di indicare Gesù Cristo e il Vangelo come via, verità e vita all’esistenza dell’ uomo.
Ma ecco la Pentecoste.
Gli apostoli escono, parlano con franchezza e annunciano le grandi opere di Dio. Nella messa vespertina nella Vigilia, vi è l’ episodio della torre di Babele, che è l’ antiumanità, la divisione l’ incomunicabilità che avviene quando gli uomini anziché costruire per Dio e con Dio vogliono farsi un nome da loro stessi contro Dio.
Gli apostoli che con il dono dello Spirito proclamano “ le grandi opere di Dio” non pensano più a se stessi, ma vogliono proclamare Dio, fare un “ nome” a Dio.
È come se una comunità volesse edificare una cattedrale! Può farlo per rendere gloria a Dio, riconoscendone la grandezza, i doni che Egli ci concede, ma può farlo anche per autoincensarsi, per ostentare la sua forza, la sua grandezza, la sua ricchezza, lasciando fuori Dio.
Ma lo Spirito è soffiato dentro quella casa, in cui gli apostoli stavano rinchiusi. Ha portato un’ aria nuova, una luce nuova che ha penetrato tutti quelli della casa e il “ sale ha ritrovato il suo sapore”, la fede si riaccende, la paura svanisce, allo stesso modo, se ci lasciamo guidare dallo Spirito il nostro essere cristiani non rimane parola vuota, ma diventa autentica diventa testimonianza … in un umile gioia, come hanno fatto i santi!
In una realtà in cui tanto spesso appare lo sconforto, ci sentiamo allontanati e non accolti, ma emarginati, quando pensiamo di avere sbagliato tutto, di essere un fallimento totale, lo Spirito che è consolatore, se ci mettiamo in ascolto sussurra e ci dice parole di consolazione, magari attraverso testimonianze semplici. Leggendo qua e là, questa settimana mi sono ritrovato la lettera che un sacerdote scrive ad una ragazzina che vivrà la sua Pentecoste ricevendo la Cresima. E scrive:
Cara R.
Auguri per la Cresima che hai festeggiato quest’anno. Hai detto di sì al cristianesimo, come tanti tuoi compagni. Hai ricevuto il dono dello Spirito di verità. In realtà quest’ anno ti ho vista crescere, anche nel tuo percorso di fede. I tuoi catechisti ti hanno lodata per la presenza più partecipe ed interessata, anche perché, timida com’eri, non ti facevi notare molto. Parecchie volte mi hai chiesto spiegazioni facendomi domande intelligenti, ( …).
Ma soprattutto ho saputo che ti sei data da fare ad aiutare tua mamma, facendo tu la donna di casa quando lei stava male. E credimi, questo è raro e ti fa tanto onore.
Vi ho visti tutti e sessanta, ben vestiti davanti al delegato del Vescovo(…).
Ho pensato che molti di voi avrebbero preso la Cresima come un bicchiere di acqua fresca. Non era il tuo caso, già ricco di Spirito, magari rafforzato da quell’ ulteriore dono. Lo sai, lo Spirito è un ospite molto rispettoso. Sta te decidere di socchiudere la porta o spalancarla, per lasciarlo entrare.
Io confido nella tua porta bene aperta. Il tuo cuore umile, attento, generoso può essere nutrito dalla sua forza. La tua sensibilità si trasformerà in bontà, per la gioia di chi verrà accolto in casa tua. E tra i profumi ( della tua persona) ci sarà l’ essenza di chi è cristiano non per tradizione od obbligo, ma per scelta.
Come è la porta del nostro cuore, come l’ abbiamo lasciata dal giorno della nostra Cresima: spalancata o chiusa ed anche bene perché non venissimo sconvolti più di tanto, non venissimo scottati. Cosa ne abbiamo fatto del dono dello Spirito Santo?
Paolo dice che lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e fragilità, egli che è la forza, ci dona quella fortezza necessaria per camminare secondo lo Spirito per portare frutti di amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, mitezza, dominio di se.
Allora, coraggio, se la porta del nostro cuore si è chiusa al giorno della Cresima, lasciamo che il vento impetuoso dello Spirito la riapra, se è semiaperta si spalanchi e chiediamo, assieme a tutti gli altri doni che ci porta, quello dell’ intelletto; “quel dono per cui lo Spirito ci aiuta a “leggere dentro” le cose, oppure – come suggerisce un’altra etimologia – a “raccogliere fra le cose”, a “tirare insieme tra tanti aspetti” ciò che ci permette di individuare il senso di ciò che accade.” ( A. Brignoli) per saper scoprire e leggere la sua presenza nel mondo, in testimonianze semplici, silenziose e forti, come quella che abbiamo sentito, e così proclamare anche noi le grandi opere di Dio. Raccogliamoci in noi stessi e invochiamo: “ Vieni santo Spirito e manda a noi dal cielo un raggio della tua luce”.
Soli Deo Gloria qydiacdon