Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Parola del Signore
Il Vangelo di oggi ci presenta un miracolo di guarigione. Guarigione da una malattia terribile ai tempi di Gesù che costringeva chi ne era colpito ad essere non più un uomo. Quello che va incontro a Gesù non ha un nome, è solamente “un lebbroso”, non più un individuo, non più qualcuno come potrebbe essere ciascuno di noi che ha un nome, ma un “qualcosa”.
Era un modo in cui la società del tempo voleva difendersi, ma era anche una crudeltà. Anche nel nostro tempo, quello che stiamo vivendo adesso vi sono tante crudeltà che vengono fatte senza avere motivazioni valide. Proviamo a pensare come per volere costruire un mondo diverso, nuovo, migliore sono state uccise tante persone. Come tanti anziani vengono lasciati soli e abbandonati nelle case di riposo, che per fortuna ci sono. Pensiamo anche come per voi ragazzi vengono proposti giochi crudeli dai social. Non posso dimenticare i ragazzini che hanno perso la vita per sfide estreme proposte da social come Tik Tok.
Vi è una crudeltà che è anche più sottile, perché ce ne sfugge la percezione, quella di un linguaggio che offende e umilia le altre persone, e, infine, a come una vita che si affaccia all’ esistenza non sia accettata e tolta di mezzo.
Di fronte a tutto questo il Signore ha compassione, come lo ha per il lebbroso, messo fuori dalla società sia civile che religiosa.
“Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò “…
Contro tutti gli schemi e le prescrizioni Gesù si fa vicino al lebbroso e lo tocca, questo significa che il lebbroso non è più qualcosa, ma qualcuno. Significa che qualcosa si è spezzato, che non è più non uomo senza dignità, ma persona a tutti gli effetti.
La gioia di essere guarito e di essere tornato alla vita è talmente grande che fa di questo lebbroso un discepolo che, nonostante Gesù gli abbia detto di non divulgare quanto è avvenuto, ma di rispettare le regole prescritte dalla legge, per la gioia e l’entusiasmo diffonde la bella notizia che Gesù l’ha guarito.
Proviamo a leggere tutto questo anche dal punto di vista di Dio.
“ … Gesù, alla vista del lebbroso, è preso da pietà. Lo vuole guarire. Stende la mano e lo tocca. Anche Lui infrange la legge, poiché l’amore, talvolta, sovverte le leggi. (…) Gesù rivela che Dio sente pietà davanti a chi è peccatore, escluso dalla società civile o religiosa. Il Signore stende la mano in un gesto di tenera compassione”.
Questa è la speranza che dà la carica ai cristiani che permettono al Signore di operare nei loro cuori e ciascuno che si dice cristiano è chiamato a rendere ragione di questa speranza essendo dei testimoni credibili anche nei momenti difficili della loro vita. Da soli non ci riusciremmo, ma con l’aiuto di Gesù è possibile, lo testimoniano i tanti martiri e i tanti santi.
Allora continuiamo con fiducia e coraggio. “ Se il Signore è con noi chi sarà contro di noi?”
Deo Gratias, qydiacdon