La seconda lettura e il vangelo, quasi come una cantilena, un ritornello non fanno altro che riprendere un termine: amore, amare.
Parlare dell’ amore è facile?
Avete mai letto le strisce di Schulz, questo vignettista autore di personaggi come Charlie Brown, Snoopy, Linus, , insomma quel gruppo di personaggi che vengono anche conosciuti con il nome italiano di “Noccioline”. In una striscia vi è un colloquio fra Lucy,sua sorella maggiore che gli chiede: “ Lo sai cos’è l’ amore?” Linus risponde: “Amore. Singolare maschile, sentimento di affetto vivo, trasporto dell’ animo verso una persona ( o una cosa); profonda tenerezza; devozione.” Poi si rimette al pianoforte, perché ha questa passione [per il pianoforte e per Bethowen], mentre Lucy si volta sconsolata dall’ altra parte concludendo: “Sulla carta è bravissimo.”
Già perché se è parlare d’ amore può essere facile, e tanti ne parlano anche oggi e non sempre nel modo giusto, delle volte presentandolo dal di fori come fosse una bella torta, ma poi quando vai a vedere cosa c’è dentro ci sono sole cose andate a male, se si conosce anche l’ esatta definizione del vocabolario, capire cos’ è l’ amore per viverlo, per tradurlo in gesti concreti, non è mica semplice. Tanto che oggi vi sono molti esperti bla, bla, bla che parlano d’ amore ma poi quando devono fare delle scelte d’ amore fanno tutt’ altro!
Anche Gesù ci parla d’ amore oggi e ci dice tantissime cose importanti, dovremmo leggere e rileggere questi brani del Vangelo per metterli dentro di noi e farli coincidere con il battito del nostro cuore. Gesù ci parla di un amore che parte dal Padre e attraverso di Lui arriva fino a noi! “ Come il Padre ha amato me così anch’io ho amato voi”
Adesso proviamo a pensare alle persone che ci amano. Certamente, al primo posto assoluto stanno i nostri genitori! Se pensiamo a loro possiamo capire quale sia il loro amore per noi pensando ai sacrifici che fanno ogni giorno, pensando alle cure che hanno per noi, anche se a volte mi sembra che i figli non ci pensino mica tanto. Anzi pretendono, come se ogni cosa gli fosse dovuta, e i genitori spesso sono un po’ deboli su questo aspetto.
Pensiamo adesso che Dio ci ama, come ci ama ce lo fa capire attraverso Gesù. È l’ amore di Dio … non vi è un amore più grande di quello che può essere l’ amore di Dio, se no Dio non sarebbe Dio. Dio ci ama sempre, Gesù ci ama sempre, il suo è l’ amore di ogni attimo, di ogni secondo, di ogni momento … e noi non ce ne accorgiamo tento spesso, perché siamo distratti dalle cose che ci danno la gioia di un momento, ma non quella vera, quella che dura, che è la gioia che dà Gesù.
“ Come il Padre ha amato me così anche io ho amato voi”
Quando una persona ama veramente è capace di sacrificarsi per la persona che ama … Gesù ha fato questo per noi e ci chiama suoi amici … Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. ! A questo proposito vorrei raccontarvi una storia …
LA COCORITA FRANCESCA ( da Storie belle e buone di Bruno Ferrero )
In una giungla piena di suoni e di colori, viveva una cocorita che aveva il carattere festoso e vivace come le sue piume azzurre, verdi, oro e arancione. Si divertiva a svolazzare nell’intrico dei rami, giocava a nascondino con altri pappagallini colorati e con i bengalini candidi. Si chiamava Francesca e ovunque arrivava riusciva a comunicare la sua intensa gioia di vivere. Perfino le scimmie, che non sopportavano cocorite e papagallini, facevano eccezione per la cocorita Francesca.
Era un uccellino felice, grato di essere vivo e di avere avuto in dono un paio di ali per volare e un bellissimo vestito di piume morbido e screziato.
Ogni mattina, appena il sole irrompeva attraverso lo spesso fogliame, si levava il suo grido: “E’ una bellissima giornata! Forza fratelli, non fate i pigroni, spalancate le ali: il cielo è tutto nostro! “. E incominciava a tracciare arabeschi nell’aria, come un fiore multicolore portato dal vento.
Ma, un brutto giorno, il cielo sulla foresta si fece improvvisamente nero e minaccioso come una palude senza sole. Un silenzio pesante, pieno di paura, attanagliò le creature della giungla. Le cocorite si strinsero tremanti le une alle altre, a formare una nube tremante. Un vento violento afferrò le chiome degli alberi più alti e cominciò a scuoterli come se volessse sradicarli, rovesciando nidi e piccoli pappagallini che non sapevano ancora volare. Poi cominciò la sarabanda dei tuoni e dei fulmini. Staffilate di fuoco sibilavano dal cielo e colpivano senza pietà i vecchi tronchi, finchè improvvisa si levò una fiamma e un albero centenario prese fuoco, urlando il suo dolore, con i rami nodosi levati verso il cielo come un’ultima disperata invocazione di aiuto.
“Il fuoco! Si salvi chi può!”, tutte le lingue animali della foresta gridarono all’unisono il loro terrore.
Migliaia di animaletti cominciarono a fuggire, ma il fumo acre e impenetrabile toglieva loro il respiro, faceva bruciare gli occhi e impediva crudelmente di vedere le vie di scampo. La cocorita Francesca volava affannata, cercando di guidare i più piccoli e i più spaventati: “Di qua! Correte di qua! Il fiume è da questa parte!”. Molti animale, sentendo il suo grido, si affrettarono a fuggire verso il corso d’acqua, altri invece finivano intrappolati dal fuoco e dal fumo. Francesca, invece di mettersi in salvo, come tutti gli uccelli, continuava a sorvolare i più sfortunati, cecando un modo per aiutarli. La disperazione le suggerì un’idea.
Volò sino al fiume che scorreva ai margini della foresta e lì si immerse nelle acque scure. Poi riemerse con il corpicino intriso d’acqua e volò sull’inferno di fiamme, scrollando e scuotendo le piume per liberare le gocce d’acqua e farle piovere sulle fiamme. Incurante del pericolo, sfiorando coraggiosamente le fiamme, tornò indietro e si immerse di nuovo nel fiume. Poi, via!, a scagliare il suo carico prezioso sul fuoco che continuava a ruggire. Piccole gemme piovevano sul rogo. Una cosa insignificante, ma la cocorita coraggiosa e testarda ripeté più e più volte il suo viaggio tra il fiume e le fiamme.
Le sue belle piume erano tutte bruciacchiate e il suo colore era quello della cenere, non riusciva più a tenere aperti gli occhi, ma non le importava. “Che altro posso fare!”, si ripeteva. “Solo volare, ed io volerò fino allo stremo delle forze pur di salvare una sola vita”.
Due occhi acuti, ma vagamente annoiati osservavano tutto dall’alto. Un gigantesco avvoltoio veleggiava, godendosi lo spettacolo della giungla in fiamme. Scorse la cocorita impegnata nella sua lotta contro il fuoco e sghignazzò: “che stupida bestia. Come può pensare di domare il fuoco con quattro gocce d’acqua? Chi ha mai visto una cosa del genere?”. Il coraggio dell’uccellino però lo aveva commosso un po’ e scese in picchiata verso la foresta in fiamme. La cocorita stava ancora sfidando il fuoco quando vide apparire al suo fianco l’enorme avvoltoio dagli occhi gialli.
“Vattene, uccellino, il tuo compito è senza speranza!”, gracchiò imperioso l’avvoltoio. “Cosa possono fare poche gocce d’acqua contro questo inferno? Vola lontano prima che sia troppo tardi”.
“Non posso. Devo fare qualcosa, devo tentare!”, rispose la cocorita.
“Guarda in che stato sei”, continuò l’avvoltoio. “Fra un po’ finirai in una fiammata, mi sembri un tizzone affumicato”.
“Riesco ancora a volare…Qualcosa farò”.
“Ma che ti importa di loro? Non hanno mai fatto niente per te”.
“Sono miei amici: li voglio salvare”.
La cocorita, stremata e ferita non ascoltava più. Ostinata, continuava a fare la spola tra l’acqua e il fuoco. L’avvoltoio, prima di sparire oltre le colonne di fumo, gridò: “Basta! Fermati stupida piccola cocorita! Salva te stessa!”. Francesca era irremovibile. “Ci mancava anche l’avvoltoio con i suoi consigli”, brontolava. “Consigli! Anche la nonna e tutti i miei parenti mi direbbero le stesse cose. Non ho bisogno di consigli, ma di qualcuno che mi aiuti!”. Proprio in quel momento, un gran frullare di ali riempì il cielo. Una nube colorata, gialla, verde, blu, rossa e bianca si affiancò alla piccola cocorita.
Migliaia e migliaia di cocorite, papagallini, bengalini, tucani, uccelli piccoli e grandi, si immergevano nell’acqua e andavano a scrollare le piume sul fuoco. Le fiamme erano violente, ma gli uccelli erano milioni e arrivavano a ondate successive, senza smettere mai. Come stupito, il fuoco si arrestò. E cominciò lentamente a sfrigolare e illanguidire. La cocorita Francesca, insieme alle poche gocce d’acqua che aveva raccolto, scagliò sulle fiamme anche le sue lacrime. Ma erano lacrime di gioia. “Grazie”, mormorò e cadde a terra, senza più un filo di forza.
Quando si risvegliò il temporale era scoppiato e l’acqua del cielo stava completando l’opera iniziata dalla coraggiosa cocorita. “Urrà per Francesca!”, gridarono gli abitanti della foresta, che le stavano tutti intorno. La piccola cocorita aprì gli occhi e disse: “E’ una bellissima giornata!”.
Vedete cari bimbi quando si scopre la capacità di donarsi agli altri si è contenti!
Il Signore si è donato a noi, ci ha amati per primo, noi possiamo solo rispondere al suo amore … allora cerchiamo di “rimanere nel suo amore”. Gesù non ci dice che sia facile amare, ma ci dice che sicuramente se rimarremo nel suo amore saremo nella gioia. E non è la gioia quello che desideriamo di più. Rimaniamo uniti a Gesù, come i tralci alla vite, come ci veniva ricordato Domenica scorsa e saremo felici!
E ogni mattina che apriamo gli occhi al giorno, con qualsiasi tempo, potremo dire anche noi: “ È una bellissima giornata!”
Qy diacdon.