Vi sono molte cose che inducono timore paura al cuore dell’uomo! L’ignoto,
l’insicurezza, il dolore, la malattia, la morte. Ciò che fa più paura, però, è la solitudine! Sentirsi completamente abbandonati ed incapaci di affrontare da soli queste situazioni.
Di fronte alla solitudine nasce in noi la frustrazione, il sentirsi inutili e svuotati da ogni speranza, si perde il gusto della vita, ci sentiamo paralizzati ed impotenti.
Gesù ha annunciato il suo ritorno al Padre, sentivamo Domenica scorsa. I discepoli, ma anche noi, si trovano come al centro di una grande lotta, dove da una parte sta il “mondo” orgoglioso, mai sazio di potere e di successo, di quelle false sicurezze che costantemente ci vengono proposte, dall’ altra vi è Gesù, con le esigenze del seguirlo in quella via che ha tracciato, di amore e di totale dedizione alla volontà del Padre, di amore all’ uomo pur, peccatore e debole, un amore che arriva al dono totale di Sé stesso.
Il mondo attacca insinuando il dubbio così come lo ha descritto qualcuno: “Tu che ti sei messo al seguito di Gesù, credi davvero di poter cambiare il mondo. Credi che possa esistere un mondo migliore dove possa regnare l’amore che non ricerca nulla in cambio, dove non esistono più sopraffazione ed ingiustizia. Guardati, sei solo, dov’è il tuo Dio vittorioso, cosa c’è intorno a te? Nessun paradiso terrestre. Non è che tu ti stia sbagliando, che la tua volontà non serva poi un gran ché, che aggrapparti a questo Dio sia solo un mezzo per superare le tue paure, le tue insicurezze. Svegliati, stai perdendo tutte le occasioni di piacere che la vita può offrirti. Ti è mai venuto il dubbio che quell’ amore che cerchi di vivere non sia un egoismo travestito per sentirti migliore?”.
Lo Spirito del mondo è subdolo e implacabile, è forte e non è facile resistere, davvero esiste il rischio di sentirsi inutili, di non avere le forze, di sentirci soli e smarriti.
Gesù però rassicura i suoi ancora una volta: “Non vi lascerò orfani”! il Signore non ci abbandona: “io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.”
Lo Spirito santo, cioè colui che accorre in nostra difesa, colui che ci consola, colui al quale dobbiamo ricorrere quando cerchiamo consolazione.
E chi di noi non ha bisogno o non ha avuto bisogno di consolazione, ma quanti hanno ricorso allo Spirito santo per essere consolati? Troppo spesso ce ne dimentichiamo, ascoltiamo le parole degli uomini chiudendo il cuore alle parole dello Spirito. Certo le parole umane possono anche dare per un attimo una piccola consolazione, ma non è una consolazione duratura e non detto che sempre vi riescano.
Il Signore non ci lascia soli, lo Spirito santo è accanto a noi è in noi, lo abbiamo ricevuto il giorno del nostro Battesimo, nella Confermazione, ci sostiene, ci rafforza e consola la nostra solitudine.
Lo Spirito di Verità, in un mondo in cui riecheggia sempre e ancora la domanda di Pilato: “Cos’è la verità?”. In cui tutti si fanno la propria verità e dimentichiamo che la verità non è un idea, una filosofia, un’ideologia, ma è una persone: Gesù, e lo Spirito ci introduce a conoscere pienamente il Cristo, facendolo amare e servire.
“lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.”
Perché? Perché “il mondo” vive della propria autosufficienza, ha rifiutato e rifiuta Gesù e il suo amore, ma lo Spirito santo è portatore dell’amore di Gesù. Il cuore che ama lo spirito del mondo non è disponibile a lasciarsi amare da Cristo, non lasciandosi amare non è disponibile ad accogliere il comandamento dell’amore: lo Spirito santo è Spirito d’ amore!
Se lo Spirito è per noi il consolatore della nostra solitudine, se ci introduce alla comprensione della verità che è Gesù, se è Spirito d’ amore, allora anche noi dobbiamo diventare altrettanti “consolatori” per i fratelli in mezzo a un mondo che, in genere, non usa i criteri del Vangelo.
Criteri, come perdono, amore per tutti, anche i nemici, castità, domino di sé, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, cose che in un contesto come quello che stiamo vivendo, sempre più pagano, appaiono anacronistici ed incomprensibili. Ma da questo si misura se il nostro amore verso Gesù è sincero “se osserviamo i suoi comandamenti” e i suoi comandamenti sono certo impegnativi, ma non sono un peso insopportabile.
“29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».(Mt 11)
Spesso noi pensiamo ai comandamenti come a dei pesi che il Signore ci mette addosso, che ci opprimono, che annientano la nostra libertà. In realtà non è così! Altro non sono che doni della bontà di Dio perché l’uomo possa veramente realizzarsi nell’ amore a Dio e nell’ amore al prossimo, amando come il Signore Gesù ci ha amato!
Ad maiorem dei gloriam, qydiacdon