Robert Morlino, vescovo di Madison, parla chiaramente. In una lettera pubblicata sul giornale diocesano chiama le cose con il loro nome. “È tempo di ammettere che c’è una sottocultura omosessuale, che sta provocando devastazioni nella Vigna del Signore”.
Robert Morlino, vescovo di Madison, parla chiaramente. In una lettera pubblicata sul giornale diocesano chiama le cose con il loro nome; parla di una “sottocultura omosessuale” nella Chiesa, e afferma che tutto questo – gli scandali che hanno lacerato la Chiesa americana, ma non solo: pensiamo al Cile, pensiamo al seminario di Tegucicalpa in Honduras, in attesa che si scoperchino altre pentole, magari in Italia stessa – sono dovute al fatto che si è smesso di chiamare il peccato con il suo nome, per una malintesa bontà. È una lettera coraggiosa, e appare una risposta diretta a quanti – come il gesuita James Martin, e quelli che lo appoggiano, i cardinali Blaise Cupich e Kevin Farrell, per citarne due – sembrano impegnati in una battaglia per fare sì che la Chiesa riconosca come normali comportamenti e inclinazioni che il Magistero e il Catechismo definiscono “oggettivamente disordinati”.
“Da parte mia – scrive il vescovo – sono stanco di tutto questo. Stanco di persone che sono ferite, gravemente ferite, e sono stanco dell’offuscamento della verità. Stanco del peccato. E da persona che ha cercato, a dispetto di molte imperfezioni, di dedicare la sua vita a Cristo e alla Chiesa, sono stanco delle regolari violazioni dei sacri doveri da parte di quelli a cui è stata affidata l’immensa responsabilità del Signore per la cura del suo popolo”.
Morlino descrive la nausea che viene dal leggere le storie di abusi; e dalla copertura. Il peccato c’è sempre stato, anche nella Chiesa, ma “Ciò che è nuovo è che sembra che ci sia accettazione da parte di qualcuno nella Chiesa del peccato, e lo sforzo apparente di coprire i propri peccati e quelli degli altri”.
E poi va al cuore del problema: “Troppo a lungo abbiamo minimizzato la realtà del peccato – abbiamo rifiutato di chiamare il peccato peccato – e abbiamo scusato il peccato in nome di una malintesa nozione di misericordia. Nei nostri sforzi di essere aperti al mondo siamo diventati troppo vogliosi di abbandonare la Via, la Verità e la Vita. Per evitare di offendere offriamo a noi stessi e agli altri gentilezze e consolazione umana”.
Il vescovo di Madison chiede: “Perché facciamo questo? Viene da un onesto desiderio di mostrare un malguidato senso di essere ‘pastorali’? Abbiamo paura di non piacere alla gente in questo mondo? Abbiamo coperto la verità per paura? O temiamo di essere chiamati ipocriti perché nelle nostre vite non aneliamo instancabilmente alla santità?”.
Ma qualunque siano le ragioni, ora è il momento di dire basta. “Basta con il peccato. Deve essere sradicato e considerato inaccettabile. Amare i peccatori? Sì. Accettare il pentimento sincero? Sì. Ma non dire che il peccato è ok. E non fingere che gravi conseguenze nel dovere e nella fiducia non comportino gravi durature conseguenze”.
Non ci deve essere spazio o rifugio per il peccato, né nelle vite, né nella Chiesa. Morlino ricorda che nello specifico si parla di deviazioni sessuali da parte di preti. “Parliamo di proposte omosessuali e abusi contro i seminaristi e i giovani preti da parte di preti potenti, vescovi e cardinali”.
E continua: “C’è stato un grande sforzo compiuto per tenere separati atti che ricadono nella categoria ora culturalmente accettabile dell’omosessualità e gli atti pubblicamente deplorati di pedofilia. Fino a poco fa i problemi della Chiesa sono stati dipinti puramente come problemi di pedofilia, e questo a dispetto della chiara evidenza del contrario”. Ma la Chiesa non ha mai considerato accettabili né gli uni né gli altri; “né l’abuso di bambini, né alcun uso della sessualità fuori del matrimonio, né il peccato di sodomia”.
Morlino dice che le stime sui preti omosessuali attivi lo sbalordiscono. “È tempo di ammettere che c’è una sottocultura omosessuale, che sta provocando devastazioni nella Vigna del Signore. L’insegnamento della Chiesa è chiaro: l’inclinazione omosessuale in sé non è peccaminosa, ma è intrinsecamente disordinata in maniera tale che rende ogni uomo colpito da essa non adatto a essere un prete. E la decisione di agire seguendo questa inclinazione è un peccato così grave che grida al cielo per vendetta, specialmente quando riguarda i giovani, e i più vulnerabili. Tale malvagità va odiata con odio perfetto…ma se dobbiamo odiare il peccato, non dobbiamo mai odiare il peccatore, che è chiamato alla conversione e alla penitenza”. Morlino conclude con una nota di speranza. “La misericordia che dobbiamo avere verso i peggiori peccatori non esclude che siano resi responsabili delle loro azioni con una punizione proporzionata. La punizione è un lavoro importante di amore e misericordia…Sono con quelli che chiedono che la giustizia sia applicata ai colpevoli”.
Una presa di posizione forte; e devo dire, che, dopo averla letta, la presenza di persone come il padre James Martin a Dublino all’Incontro Mondiale delle Famiglie, oltre che come Consultore per il Dicastero della Comunicazione, appare veramente incongrua.
Marco Tosatti in La NBQ