Dopo aver accolto i doni dell’istituzione dell’Eucaristia, del sacerdozio ministeriale, dell’amore che diventa servizio, (Giovedì Santo), dopo aver contemplato il crocifisso, (Venerdì Santo), siamo qui a vegliare.
Nel silenzio quaresimale non era più risuonato il canto dell’Alleluia che vuol dire: “Lodate Dio” ora lo torniamo a cantare. Un’espressione di lode per ringraziare e glorificare Dio per la sua bontà nei nostri confronti.
Davvero dobbiamo ringraziare Dio in questa notte di veglia in cui noi siamo stati ricondotti alle origini della nostra fede, ma soprattutto la morte è stata sconfitta e siamo passati con Gesù risorto dalla morte alla vita. È la notte della gioia, della speranza, della vita che siamo chiamati ad annunciare al mondo.
Nelle letture che sono state proclamate si succedono tante notti attraverso le quali scopriamo una storia che è attraversata dall’ iniziativa di Dio.
Abbiamo contemplato la notte dell’inizio in cui la Parola creatrice di Dio squarcia e separa le tenebre dalla luce. Poi la notte della grande liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù egiziana attraverso il passaggio del mare.
Ora questa notte! Una notte anche questa di liberazione dalle tenebre del peccato e dalla morte, conseguenza del peccato, perché la vita di ognuno di noi sia illuminata dalla luce del Signore risorto, il Vivente, che illumina un giorno nuovo, un’esistenza nuova per ogni uomo, donna bambino, vecchio che l’accolga, anche se la nostra condizione mortale può essere ancora attraversata dal dolore e dalla sofferenza, da quelle fragilità che sono tipiche della nostra condizione umana.
Abbiamo sentito nell’ annuncio della Pasqua parlare di questa notte come di una notte attraverso la quale attraverso il Cristo risorto “i credenti sono salvati dall’ oscurità del peccato … il male viene sconfitto, le colpe sono lavate, viene restituita l’innocenza ai peccatori, agli afflitti la gioia, vengono promosse la concordia e la pace”… davvero possiamo cantare per tutto questo il nostro Alleluia, il nostro “Lodate Dio” a tutto il mondo che ha bisogno di luce, di gioia, di speranza, di concordia, di pace, che ha sete di vita e della bellezza
trasfigurante del Signore che ci permette di amare come Lui ha amato noi, e il mondo ha bisogno di questo amore!
La Parola del Signore ci ha guidato facendoci camminare attraverso il tempo e la storia. Storia di doni di Dio e di infedeltà egli uomini, di schiavitù e di liberazione, di un’alleanza offerta e tante volte rotta, ma questa storia è ora attraversata da un annuncio: “È risorto, non è qui.”
In questo annuncio e nella risurrezione di Gesù ci viene detto che noi siamo in cammino verso la vita per un incontro con Dio che ci è Padre e non ci abbandona.
Se questo è vero, e lo è, allora ogni giorno della nostra vita è un passo ulteriore in questa direzione ricalcando le orme di Cristo. Un passo in più sul cammino dell’amore e del bene lasciandoci dietro il vecchio di una vita vissuta credendo che sia ciò che si ha a rendere felici e non rendendoci conto che occorre ritrovare e riscoprire il vero valore di ciò che sia ha, ma soprattutto di ciò che si è per essere felici. La liturgia battesimale che celebreremo fra poco ce lo rammenta: siamo Figli di Dio, morti e sepolti con Cristo per risorgere con Lui a una vita nuova che comincia ora!
Ecco che accogliere l’annuncio: “Il signore è risorto”, come è stato fatto alle donne che si recano al sepolcro, significa accogliere qualcosa di dinamico, che non solo sconvolge: paura, timore sono parole frequenti nel Vangelo che abbiamo ascoltato. È lo sgomento di trovarsi di fronte a qualcosa di inatteso, di talmente grande che ci supera e va oltre tutto quello che l’uomo può immaginare, sperare. La fede del cristiano, perciò, non può rimanere imbalsamata, come lo sono le mummie che rimangono nei musei, ma deve essere portata nella vita, una vita da risorti.
Il mondo di oggi non è molto dissimile alla Galilea del tempo di Gesù, luogo dove popoli diversi si incontrano, ma anche si scontrano per,
però, potere annunciare il grande avvenimento della Risurrezione dobbiamo prima di tutto vivere l’esperienza dell’incontro con il risorto, quell’ esperienza che stiamo vivendo qui, adesso, che cambia e trasforma tutta la nostra vita.
[Alleluia] sia benedetta questa notte in cui tu, mio Dio, ci sottrai alla nostra oscurità, al nostro silenzio, alla nostra aridità e alla nostra fame col pane fragrante della fraternità, che reca il profumo del tuo amore, che è diventato il tuo corpo donato, [e il vino della letizia e della gioia, che ci lava dalle nostre colpe]. (cfr. R. Laurita in servizio della Parola n 315 pg. 174)
Alleluia il Signore è risorto!
Deo gratias, qydiacdon.