Nel nostro cammino quaresimale, come in un crescendo, abbiamo incontrato Gesù che si presenta come Colui che viene a dissetare la sete dell’uomo: sete di senso, di gioia, di pace di vita.
Nell’ episodio del cieco nato lo incontriamo ancora come “luce del mondo”, che viene ad illuminare la storia e le vicende umane mettendo in esse la luce della speranza, ma anche facendo chiarezza nei cuori e chiamando alla fede.
Oggi Gesù si presenta come: “la risurrezione e la vita chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo”, esortando e richiamandoci a credere in questa verità.
La morte è qualcosa di drammatico, di fronte alla quale l’uomo sperimenta tutta la sua impotenza, la sua debolezza, la sua fragilità. Di fronte ad essa la nostra esistenza fisica, i nostri sogni, le attese, i progetti, quello per cui abbiamo lottato, amato, sperato, tutto sembra crollare e la vita umana appare come un fragile castello di carte che crolla al soffio del vento. Tutti la sperimentiamo, quando colpisce chi ci è caro, come una violenza che viene fatta al nostro desiderio di vita che vorremmo avere per sempre assieme a coloro che amiamo.
Di fronte ad essa la domanda: “E dopo?”. Molti ritengono che essa sia la fine totale completa dell’esistenza, anche se tanti indizi ci dicono che non è così. Certo è una certezza della nostra esperienza umana, ma se non vi è un dopo a che serve tutto il nostro agitarci, lottare, correre,… e correre ancora.
L’ uomo ha cercato di trovare risposte, ma non ne ha trovate perché
Il mistero è più grande dell’intelligenza e della ragione umana.
Come qualcuno ha scritto che bisogna: “passare dalla vita che abbiamo ricevuto dal mondo e che un giorno restituiremo al mondo alla vita ricevuta da Dio e che è affidata a lui per sempre. La morte non è in grado di distruggere la vita che Dio dona agli uomini attraverso Gesù: la vita fisica viene dal mondo; la vita eterna viene da Dio ed è sottratta a ogni minaccia che viene dal mondo. Ecco perché chi crede “non morirà in eterno”.( Sirboni – Monari: Lampada per i miei passi) Dio è il Dio della vita e non della morte. Quando mandano a dire a Gesù che Lazzaro è malato Gesù dice: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio…” Perché Dio e il suo amore sono più forti della morte.
Noi tutti siamo rappresentati da Lazzaro e il rapporto di amicizia che lega Gesù a lui è quello stesso rapporto che il Signore, che ci chiama amici desidera avere con noi.
Se stiamo attenti sentiremo fra un po’ nel prefazio queste parole “Vero uomo come noi, egli, [Gesù], pianse l’amico Lazzaro; Dio e Signore della vita, lo richiamò dal sepolcro; oggi estende a tutta l’umanità la sua misericordia, e con i suoi sacramenti ci fa passare dalla morte alla vita”
Il miracolo di Lazzaro diventa per tutti noi, che crediamo nel Cristo,
l’anticipazione per capire il grande mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù, segno della grandezza e della potenza di Dio, ma anche segno del suo amore per noi, per ciascuno di noi. Gesù come ha pianto per Lazzaro e come si è commosso per lui, così si commuove per noi e anche per noi ci sarà quella frase: “Vieni fuori”. Sì vieni fuori dai lacci della morte e, come il nome di Lazzaro, verrà pronunciato anche il nostro nome.
Vieni fuori, però anche dal tuo egoismo, dalla tua indifferenza, dalla tua poca fede, dal disordine che il peccato semina nella tua vita … e che conduce alla morte, perché essa è conseguenza del peccato, così ci dice Paolo scrivendo ai Romani: “Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.”
Allora da una parte la grande rassicurazione e la grande speranza contenuta nel segno della risurrezione di Lazzaro, che si concretizza nella Pasqua di Gesù, in cui Gesù dona la sua vita perché noi abbiamo la sua stessa vita.
D’ altra parte il richiamo per noi ancora alla conversione, al cambiamento ad affidarci al Dio della vita che la trasforma la rianimandola nostra fede.
Gesù dice a Marta che il fratello risorgerà Ella crede nella risurrezione, ma Gesù le chiede di fare un passo ulteriore: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?»
Sia questa la domanda che ci accompagna in questo tempo di preparazione alla Pasqua del Signore. Il Signore la pone a noi personalmente e la nostra non può essere una risposta generica, qualcosa di vago o un imbarazzato silenzio come mi accade quando ai genitori che chiedono il Battesimo per i loro figli, scorrendo la professione di fede arriviamo proprio al credere nella vita eterna e nella risurrezione.
Rimeditando questa pagina del Vangelo, guardando alla croce di Gesù in questa Santa Eucaristia facciamo nostre queste parole: “ Egli è la salvezza del mondo, la vita senza fine e la risurrezione dei morti, ( prefazio dei defunti III); sì o Gesù noi crediamo che tu sei la risurrezione e la vita; chi crede in te, anche se muore, vivrà”.
Deo gratias, qydiacdon