Il cardiologo Franco Serafini analizza tutti i 5 miracoli eucaristici passati al vaglio della scienza e li raffronta con i dossier scientifici sui teli della Passione di Gesù. Il quadro che ne risulta è sbalorditivo: «Una diagnosi clinica precisa, puntuale e dettagliata che collima e a tratti perfettamente combacia con quanto leggiamo nei Vangeli». E se l’uomo di fede, in fondo, non ha bisogno delle analisi di laboratorio per credere, Gesù Eucaristia, nella Sua infinita umiltà, si “dà in pasto” all’uomo moderno pur di farsi amare totalmente e donare a tutti il Suo cuore.
«Un cuore sanguinante, che appartiene ad un uomo giovane, pestato e condannato, vessato da un severo stress di tipo psichico-fisico e che, da circa due giorni, si trova sospeso tra la vita e la morte». È questa la concreta descrizione di quanto ricevono i fedeli cattolici nel momento in cui il sacerdote mette sulla loro lingua l’Ostia consacrata. Ebbene: non stiamo riportando la visione mistica, regalata da Dio ad uno dei suoi Santi. Questa volta a parlar chiaro ed in modo incontrovertibile è, “semplicemente”, la scienza. Lo rivela il dottor Franco Serafini, nel suo libro: “Un cardiologo visita Gesù. I miracoli eucaristici alla prova della scienza” (Edizioni Studio Domenicano, 2018).
Un libro imperdibile che mette insieme tutti e soli i cinque miracoli eucaristici passati al vaglio della scienza medica: Lanciano (VIII secolo), Buenos Aires (1992-1994-1996), Tixtla (2006), Sokółka (2008), Legnica (2013). A questi ne andrebbe aggiunto un sesto – il miracolo di Betania (1991) – il quale però è stato volutamente estromesso dalla trattazione, con ragioni esposte dall’autore. Di contro, compaiono tra le pagine, i dossier sui teli della Passione, la cui inserzione è stata imposta dagli stessi risultati scientifici, specialmente quelli «sconvolgenti sul gruppo sanguigno», spiega Serafini.
Il cardiologo ci introduce così all’enorme mole di lavoro che ha dovuto affrontare, rianalizzando in prima persona tutte le indagini degli ultimi cinquant’anni e collaborando, ove ancora possibile, con gli scienziati che per primi hanno “trattato” sulle reliquie. Ciò che ne risulta è un quadro sbalorditivo: «Una diagnosi clinica precisa, puntuale e dettagliata che non confligge, anzi, che ben collima e, a tratti, perfettamente combacia con quanto leggiamo nei Vangeli e riceviamo in dono dalla Tradizione cattolica». Ma procediamo con ordine.
LANCIANO: UN CUORE CHE BATTE DA 13 SECOLI
Tutto parte con il miracolo di Lanciano, (Abruzzo, provincia di Chieti). In un certo senso si tratta di un “outsider” rispetto al complesso dei miracoli eucaristici riportati, ma forse – anche per questo – è il prediletto dal dottor Serafini: «E’ un prodigio misterioso che ha davvero delle caratteristiche incredibili. Sebbene sia poco valorizzato, si può tranquillamente dire che siamo di fronte ad una delle più importanti reliquie della cristianità, che sopravvive da 13 secoli di storia. Inoltre – spiega il cardiologo – è stato un miracolo assolutamente generoso: non si tratta di un’Ostia che ha sanguinato “un pochino”, ma quel giorno accadde che tutto il Pane divenne Carne e tutto il Vino divenne Sangue». Tale miracolo esce dal coro per due ragioni: anzitutto è l’unico che non appartiene all’epoca moderna, essendosi verificato nell’VIII secolo d.C., in secondo luogo esso si differenzia per le specifiche modalità con le quali si è manifestato. I miracoli eucaristici recenti, infatti, si sono quasi tutti verificati a seguito dello “smaltimento” di un’Ostia consacrata ed irrimediabilmente compromessa.
A chi non fosse noto, ricordiamo che in questi casi la procedura canonica prevede di riporre la particola in un recipiente d’acqua sino a completo scioglimento, ovvero pochi giorni, a seguito dei quali l’acqua di abluzione dev’esser riversata nel sacrario. Ebbene, è proprio in questo passaggio che avviene il prodigio, poiché l’Ostia consacrata, invece che dissolversi, si manifesta in carne e sangue: così è accaduto a Buenos Aires, a Sokółka e a Legnica. A Lanciano non fu così: il fatto prodigioso avvenne, puntualmente, durante la Consacrazione eucaristica, coinvolgendo per intero non solo l’Ostia, ma anche il Calice. Inoltre, sottolinea Serafini: «Mi piace perché è un miracolo che persiste e ci accompagna da oltre 1.300 anni, tramandato ininterrottamente da una generazione all’altra: questo è molto confortante». Vi è infatti una “storia nella storia”: così come nel 700 il monaco di San Basilio aveva dubitato della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche – dubbio grazie al quale prese il via l’evento prodigioso – allo stesso modo i monaci francescani della scorsa generazione, trovatisi in eredità una reliquia poco conosciuta e assai “ingombrante”, furono anch’essi vessati da pesanti incertezze. Per questo nel 1970 i religiosi commissionarono al professor Odoardo Linoli copiosi studi scientifici. Fu così che, dal secondo dubbio, nacque il secondo miracolo perché, proprio a seguito di quelle analisi, si ottenne una scoperta senza precedenti nella storia: «L’antico tessuto analizzato – si legge nel referto – presenta caratteristiche tipiche e inconfondibili delle cellule miocardiche. Non è solo l’aspetto microscopico che richiama il muscolo cardiaco: è l’intera struttura macroscopica della carne che ricorda una sezione intera del cuore».
Detto in altre parole: l’11 dicembre del 1970 il professor Linoli, riferendo ai monaci le prime risultanze degli studi, scriverà così: «In principio erat Verbum, et Verbum caro factum est!» (In principio era il Verbo, e il Verbo si è fatto carne, ndr). Ad esami ultimati non vi sono più dubbi di sorta: l’Ostia è carne e la carne è un cuore umano. Colpo su colpo: a Buenos Aires, a Tixtla, a Sokolka, a Legnica le indagini sempre confermeranno: siamo di fronte ad un cuore umano. Ma non è finita.
LA SCIENZA NON HA DUBBI: L’OSTIA SOFFRE ANCORA
C’è un aspetto tutto particolare in cui la scienza può dare un autentico valore aggiunto al fedele che si accosta al Mistero eucaristico e, allo stesso tempo, genera un vero sussulto in chi ancora non crede. Serafini lo racconta così: «Il tessuto miocardico analizzato presenta una doppia caratteristica: da una parte la frammentazione-segmentazione delle fibre e dall’altra l’infiltrazione leucocitaria». Tradotto: «Questa descrizione squisitamente medica –spiega il cardiologo – ci fa comprendere che la sofferenza di Gesù non è una questione generica, cioè dire che Gesù ha sofferto non è affatto un termine vago o astrattamente spirituale. Al contrario, questo si traduce in concetti ben precisi di tipo anatomopatologico o istopatologico da cui, come vedremo, è possibile dedurre ipotesi diagnostiche». Ma vi è di più: i leucociti esaminati sono attivi, ciò significa che il campione di tessuto, nel momento in cui è stato prelevato per le analisi, era ancora vivo! Siamo di fronte ad un risultato semplicemente inspiegabile dal punto di vista scientifico e Serafini ci spiega perché: «I leucociti non possono sopravvivere in acqua, senza dissolversi, per più di qualche minuto, al massimo un’ora, una volta separati dall’organismo vivente da cui provengono o dopo la morte di questo». Per comprendere lo stupore degli scienziati, basti pensare che, nel caso della reliquia di Buenos Aires, il tessuto studiato è stato conservato in acqua distillata e senza nutrienti per oltre tre anni!
Ma procediamo. Definito che il tessuto è vivo e sofferente, la domanda giunge spontanea: a quale tipo di sofferenza ci troviamo di fronte? Anche in questo caso la diagnosi che si prefigura è assolutamente precisa e coerente con il dato di fede: «Per quanto riguarda il sangue – dettaglia il cardiologo – la linfocitosi e la ipogammaglobulinemia riscontrate in laboratorio, sono compatibili con il quadro clinico di un paziente politraumatizzato: una persona pestata, picchiata o vittima di un grave incidente, sottoposta ad uno choc grave, che verte in una situazione di stress psico-fisico acuto o subacuto, ove si possono fornire le tempistiche di uno/due giorni dall’esordio». Analogo discorso vale per il tessuto cardiaco che ci rivela «non tanto una malattia cardiaca o un infarto che dipende da difetti delle coronarie, quanto piuttosto un severo danno da stress che è mediato dalle catecolamine… ovvero parliamo di tutte quelle situazioni che ritroviamo nelle biopsie o nelle autopsie di pazienti che hanno subito una grave prostrazione di tipo psichico o farmacologico o traumatico. Ad esempio, vittime di un incidente aereo o… condannati a morte».
IL GRUPPO SANGUIGNO E… LA BOMBA DI GRAZIA
Tra i numerosi aspetti su cui si sono concentrate le ricerche, ve n’è uno in particolare di fronte al quale la scienza rimane quasi senza repliche. Si tratta della scoperta del gruppo sanguigno, laddove siano state eseguite ricerche in merito – parliamo perciò di Lanciano, Tixtla e dei tre principali teli della Passione: la Sindone di Torino, il Sudario di Oviedo e la Tunica di Argenteuil. Ebbene, cinque volte su cinque si è ritrovato, senza eccezioni, lo stesso gruppo sanguigno: AB. «Questo risultato – spiega Serafini – è a dir poco sconvolgente perché sostenuto da un dato di statistica matematica che elimina pressoché qualsiasi dubbio sulla casualità e sulla veridicità di questi prodigi eucaristici». Il perché è presto detto: «Cinque reperti ematici, provenienti da materiali diversi, separati tra loro da epoche storiche lontanissime, da distanze geografiche anche transoceaniche, quattro dei quali tramandatici da epoche in cui i gruppi sanguigni erano semplicemente sconosciuti e quindi, a maggior ragione, non prevedibili da un eventuale falsario…ebbene tutti e cinque, secondo i dati talora ripetuti più volte, con metodiche diverse e ottenuti da laboratori indipendenti, appartengono sempre al gruppo sanguigno AB!». Si tratta di una vera e propria bomba statistica che – ci spiega lo scienziato coi numeri alla mano – porta a dimostrare l’autenticità di questi tessuti al 99,99996875%. In poche parole ci troviamo di fronte ad un miracolo nel miracolo che, secondo Serafini, è poco conosciuto e assolutamente sottovalutato.
In conclusione: se lo studio in oggetto ha il merito di fornire un’analisi scientifica di altissimo livello, il libro del dottor Serafini vanta un pregio ulteriore. Partendo da una domanda solo apparentemente retorica, ma in realtà fondamentale – «L’uomo di fede ha veramente bisogno della prova scientifica per credere nel miracolo eucaristico?» – egli giunge ad una risposta finale illuminante: «Il miracolo eucaristico si “dà in pasto” all’uomo moderno, si dona e si offre ad esso senza riserve per sostenere la sua fede vacillante, proprio come il Pane spezzato». E lo fa con l’infinita umiltà e delicatezza di Gesù Cristo: «La luce che emana da questi prodigi non è mai abbagliante. Per quanto alcuni risultati scientifici siano sconvolgenti, è evidente che il miracolo eucaristico si trattiene, si autolimita e non vuole schiacciare con la sua evidenza il tesoro fragile della nostra fede». Insomma, se Dio volesse, nella sua Onnipotenza, potrebbe condurci a qualsiasi evidenza scientifica, sufficiente a convincere chiunque della Sua Verità. Ma, evidentemente, non è questa la Volontà di Nostro Signore. Ce lo dice la fede e ce lo ripete la scienza: Gesù Eucaristia vuole essere creduto, amato e adorato dall’uomo libero che Lo desidera con totale passione. Ecco la Comunione viva con Colui che ci ama per primo: il dono del Suo cuore.
Costanza Signorelli
Per vedere i luoghi e i dettagli del miracolo di Sokolka consiglio questo link:miracolo eucaristico di Sokolka