Le persone ei giovani in modo particolare pensano che sia facile amare. È facile innamorarsi, ma non amare, C’è una diffusa e devastante confusione fra innamoramento e amore. L’ innamoramento è essere presi dall’ amore, “posseduti”. La persona e quasi “gestita, invasata, espropriata”. Molti hanno paragonato questo amore al rapimento estatico, al “delirio divino” (Platone).
Tale forma di possessione non è amore, è innamoramento. L’innamoramento è più sollecitazione, pulsione, attrazione che scelta consapevole di amare una persona. Certamente l’esperienza del’ innamoramento non va considerata negativamente: è la grande chiamata a lasciare la chiusura del proprio io e a perdere la propria autosufficienza. Nell’ innamoramento la persona percepisce che l’io non è tutto, non si basta, e sente il desiderio dell’altro; perde così il senso di onnipotenza ed esce da sé in cerca di una pienezza che viene dal di fuori, dall’ altro. Quindi l’innamoramento è un’esperienza positiva, ma va maturata perché contiene dei minacciosi rischi.
Il primo è vivere l’altro come la proiezione delle proprie attese e dei propri bisogni, magari inconsci.
Il secondo riguarda il fatto che la persona perde i propri confini e si trova “fusa” nell’ altro. I Due non sono più distinti, formano un’unica realtà: ciò che desidera l’uno lo desidera anche l’altro. Non esiste l’io, non esiste l’altro, esiste solo l’amore.
L’ innamoramento non è un atto della volontà, non è una scelta cosciente e libera, è un rapimento che domina la volontà: è qualcosa di irrazionale.
L’ amore, invece, è “un incontro nella separatezza” (Levinas) e esprime la relazione tra due che rimangono se stessi, separati, diversi. Ognuno deve rimanere libero nel coltivare le proprie propensioni, nell’ inseguire il proprio progetto. Nella coppia dovrebbe attuarsi uno spazio ospitale dove i due progetti si accolgono, si rispettano, si promuovono. Si deve passare dalla “fusione” (innamoramento) alla relazione (amore). Questo passaggio non è mai disteso, quasi sempre avviene nella conflittualità perché “lasciare che l’ altro sia pienamente libero di seguire la sua chiamata, di percorrere la sua strada e di vivere liberamente la sua vita, è la cosa più difficile che ci sia” (E. Illesum)
Battista Borsato in Servizio della Parola: Coppia: Vivere i conflitti e sostare nella sofferenza