La festa di Ognissanti o Tutti i santi è una festa che ci invita alla contemplazione, a ripensare cosa significhi per noi la santità, alla gioia, perché in loro contempliamo la realizzazione di una grande chiamata, di un cammino che è iniziato nel giorno del nostro Battesimo, ma nello stesso tempo anche una grande festa di speranza. Come ci ricorda S. Paolo nella seconda lettura: “noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.” Quale speranza più grande?
Dobbiamo perciò camminare come Figli di Dio, riscoprire questa realtà, ogni giorno della nostra vita. Camminare come figli grati, che vivono un rapporto d’amore e di fiducia con il Signore, anche quando i nostri giorni si fanno pesanti, perseverando nella fede.
Non crediamo che per i Santi tutto sia facile. Mi veniva da pensare a S. Giovanni Paolo II. Questo Papa così energico, che muoveva le masse in ogni parte del mondo in cui si recava e che non smetteva mai di richiamare la sana dottrina e di esortare in ogni momento opportuno, ma anche non, e agli ultimi tempi della sua vita e al dolore e alla sofferenza che l’avrà accompagnato rendendosi conto del suo decadimento fisico. Quella scena drammatica in cui alla finestra avrebbe voluto parlare ai fedeli, ma le parole non uscivano. Lui papa, ma uomo con tutta la sua debolezza e fragilità della nostra condizione umana terrena umana
Non solo. I santi stanno davanti a noi a dirci che vivere la fede non è una cosa dell’altro mondo, ma una cosa di questo mondo, come ci hanno testimoniato con la loro vita, ad indicarci anche che vi è una realtà più grande, che è quella vera che trasforma la nostra vita, la nostra storia e il mondo se ci si apre alla novità del vangelo e si accoglie Gesù Cristo via, verità e vita. Se si accoglie quel suo programma, enunciato nel Vangelo delle Beatitudini, che qui inizia, ma ha una sua piena realizzazione oltre la nostra esperienza umana, terrena, al di là del tempo e della storia per ciascuno di noi.
Questa settimana ho avuto una vivace corrispondenza, via social, con qualcuno che evidentemente non vive in una prospettiva di fede e mi ha catalogato fra quei visionari che credono “ai cavalli alati, agli psicotici che dicono di essere andati e tornati dal purgatorio, o a quelli che affermano di parlare (o di aver parlato) con la Madonna”., eppure quanti santi ci hanno testimoniato l’ esistenza del purgatorio, quanti hanno avuto visioni mistiche, della Vergine. Quest’ anno ricorre il centenario della apparizioni di Fatima.
Loro ora sono nella realtà vera, quella realtà a cui siamo chiamati e che attende ciascuno di noi. E se credere significa essere visionari, allora, io sono proprio fra questi.
Vediamo così come il mondo abbia bisogno della santità e dei santi, certo tutti quelli che la Chiesa ci propone come modelli. Ma anche quanti hanno vissuto con umiltà e semplicità in una vita di ordinaria giorno per giorno quelle che sono le vere realtà che aprendosi al cielo cambiano la nostra vita. Il Card. Comastri parlando dei santi scrive: “Tante mamme piene d’ amore di Dio; uomini miti e pronti a eroici e nascosti sacrifici; giovani leali e generosi; anziani umili e sereni; ammalati pieni di speranza e di bontà sono dei santi sconosciuti. Un giorno brillerà la loro bontà. Oggi ci basta sapere che la loro santità è come il sale, che preserva il mondo dalla totale distruzione.”
Questa festa ci rammenta anche un altro aspetto. Al di là di quello che affermano certe filosofie orientali non è l’uomo che si innalza al cielo e la santità non sarà mai solo sforzo dell’uomo, ma è anzitutto dono di Colui che è il “tre volte santo”, cioè di Dio che ci ama e che ci dona Gesù perché ci conduca e ci guidi sulla via della santità. A noi spetta corrispondere.
La via che i santi hanno percorso è quello che ci veniva rammentata nel vangelo, quello della Beatitudini, ma anche quello che abbiamo meditato Domenica in cui si parlava del comandamento a Dio e al prossimo. “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
I santi hanno cercato di concretizzare proprio questo nella loro vita attraverso la via delle Beatitudini. Vivendo tutto questo nella concretezza della vita quotidiana, attraverso le piccole cose di ogni giorno.
Vedete allora come questa festa portandoci oltre l’orizzonte del tempo e della storia ci ricorda che dobbiamo essere ben dentro al nostro tempo e alla nostra storia, dentro la vita reale, per renderla straordinaria, luminosa, piena della luce e dell’amore di Gesù.
Teresa di Lisieux diceva: “Voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra”. I santi sono quelli che “ sono passati attraverso la grande tribolazione”, pensiamo ai martiri, a quanti santi non compresi, o considerati almeno persone “particolari”, hanno portato davanti a Dio il bene che con l’aiuto di Gesù sono riusciti a seminare nella loro vita, e attenzione, questa sarà
l’unica cosa che conterà. L’ unica pietra preziosa agli occhi di Dio. Non conteranno né successo, né potere, né ricchezza, ma solo come avremo vissuto il grande comandamento dell’amore di Cristo, l’unico che ci permette di fare il vero bene Questa festa non ci aliena, quindi, dalla realtà, ma ci rammenta in modo forte la direzione mettendo il respiro del cielo dentro la realtà.
In questo periodo in cui si parla tanto di inquinamento a causa della mancanza di precipitazioni, pensiamo ai santi e alla santità come a questa aria nuova, pulita fresca che viene a spazzare via tutto lo smog e il grigiume della nostra vita causato dal peccato. Guidati da Gesù, con la compagnia di tanti nostri amici riprendiamo, o iniziamo il cammino verso la meta e preghiamo il Signore così:
“Quando busserò a quella porta vienimi incontro, Signore, e abbracciami conducendomi ove hai preparato il mio posto accanto a tutti i santi del tuo Regno. Amen! ( A. Dini)
Deo gratias, qydiacdon