Se l’uomo può dimenticarsi di Dio e deve essere sollecitato a ricordarsene, (1lettura), Dio non fa così, non si dimentica dell’uomo. Continua a provvedere a lui, come ha fatto con il popolo di Israele nel deserto con la manna.
Continua a nutrirlo con un cibo diverso, ma altrettanto indispensabile e necessario; fondamentale per la sua vita interiore ed esteriore, spirituale e materiale. Infatti noi siamo fatti così: manifestiamo fuori di noi ciò che siamo dentro di noi. Se noi ci nutriamo di ambiguità, di desiderio di possesso, di malvagità, di peccato ciò che uscirà da noi nella vita pratica saranno queste cose, se invece ci nutriamo di amore, di benevolenza, di pace, di mitezza, di dominio di noi stessi, frutti dello Spirito che agisce ed abita in noi, manifesteremo queste cose.
Se ci nutriamo di Gesù nell’ Eucaristia, che è il cibo che ci viene offerto, manifesteremo Lui, il Signore. L’ Eucaristia che non è solo segno della presenza di Cristo fra noi, quindi di Dio, ma è Lui stesso.
Io credo che tutti abbiamo un po’ smarrito il senso di questa presenza e che dobbiamo recuperarla ed esserne più consapevoli. Tanti non si genuflettono più, neanche davanti al Tabernacolo. A volte si notano persone che entrano in Chiesa con la gomma da masticare, altri anziché stendere la mano per ricevere la S. Comunione, come su un trono nel quale ospitare il Re dei Re cercano di afferrarlo al volo. Qualcuno, poi, pensa che la partecipazione all’ Eucaristia sia un mero diritto e non un dono pur vivendo in una palese condizione di peccato dal quale non si è disposti ad uscirne.
Eppure in quel pezzetto di pane consacrato vi è Gesù che ha dato la sua vita per noi; vi è il Dio tre volte Santo, Colui che i cieli non possono contenere.
Nella sequenza abbiamo pregato: “Tu non vedi e non comprendi, ma la fede conferma oltre la natura. È un segno ciò che appare: nasconde nel mistero realtà sublimi”, ed è proprio così!
Se noi avessimo questa consapevolezza dovremmo rimanere esterrefatti, stupirci, lodare e ringraziare il Signore. Questa festa, quindi, diventa per noi l’occasione di riscattarci dall’ abitudine nella quale ormai, purtroppo siamo caduti nella celebrazione di questo grande mistero di fronte al quale la nostra capacità di lasciarci prendere dallo stupore e dalla meraviglia si è notevolmente affievolita, per non dire spenta.
S. Giovanni Paolo II diceva: “La Chiesa si specchia nel sacramento Eucaristico come la sorgente da cui zampilla la propria vita. Lì sta il nucleo palpitante della Chiesa.”. Bisogna ripartire da qui e non da altro, l’altro viene dopo.
Vogliamo parlare di dono e di perdono.
Cos’è l’Eucaristia se non il dono che Cristo fa di sè perché noi possiamo gioire del perdono di Dio?
Vogliamo parlare di solidarietà e di comunione: e l’Eucaristia non è questa solidarietà di Cristo che rimane fra noi come cibo, sostegno speranza, luce nelle vicende quotidiane fra le gioie e i dolori che l’accompagnano.
Quale modo più grande di essere in comunione con il Signore e fra noi se non sederci alla stessa tavola, alla stessa mensa? E non lo facciamo in ogni Eucaristia che celebriamo? (confronta 2 lettura)
Fra le vicende della nostra vita personale e del mondo, soprattutto nelle giornate grigie e tristi quante volte giriamo lo sguardo o lo alziamo verso il cielo per avere una luce e una speranza. Bene questa festa dell’Eucaristia, Sacramento del Corpo e del sangue di Cristo, è fonte e certezza della nostra speranza. In essa è racchiusa tutta la Pasqua di Cristo e dopo il sacrificio della Croce ci annuncia la Risurrezione, la certezza che dove è il Signore Gesù, là saremo anche noi!!
Se noi ci porremo con un cuore semplice e adorante di fronte all’ Eucaristia, sapremo poi riconoscere anche le altre presenze del Signore in mezzo a noi.
La presenza nella Parola, in chi ha bisogno del nostro aiuto, magari solo di un po’ del nostro tempo e della nostra pazienza, e poi in tutti gli altri Sacramenti della Chiesa. Quando una famiglia si riunisce nella preghiera il Signore lì è presente.
Se poi avremmo formato la nostra coscienza con la preghiera, con l’ascolto della Parola, con la frequenza ai Sacramenti lì scopriremo la presenza di Dio che ci indica la via della ricerca della verità, del bene vero con pazienza ed umiltà.
Vi è, infine, quel profondo rispetto che dobbiamo portare al Sacramento del Corpo e del sangue di Cristo, che è quello di avere un cuore puro, libero dal peccato! Ecco perché S. Paolo ammonisce: “perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.” (1 Cor 11,29).
Deo gratias,qydiacdon