Domenica 20 dicembre il popolo sloveno ha votato a grande maggioranza a favore di un referendum abrogativo della nuova legge sulla famiglia, approvata dal Parlamento nel marzo di quest’anno, che permetteva il matrimonio tra persone dello stesso sesso e la possibilità, per le coppie omosessuali, di adottare bambini. Inoltre la legge impegnava lo Stato a organizzare nelle scuole e nelle strutture sanitarie corsi di «preparazione alla vita familiare», pretesto con il quale si intendeva introdurre la propaganda in favore dell’ideologia gender.
Già tre anni e mezzo fa gli sloveni avevano respinto una modifica alla Legge della famiglia. Allora, a fronte di un’affluenza alle urne di circa il 30% degli aventi diritto, il 55% degli elettori aveva votato “Sì” all’abrogazione della legge. Domenica scorsa la percentuale dei favorevoli all’abrogazione della legge è cresciuta fino a giungere al 63,53%, quasi i due terzi dei votanti. L’organizzazione di questo referendum ha seguito il canovaccio dell’iniziativa, coronata da successo, di tre anni fa. Subito dopo l’approvazione della legge, l’associazione civica Za otroke gre (Si tratta dei bambini), ha avviato una richiesta di indizione di referendum, raccogliendo in pochissimi giorni 80.000 firme, il doppio di quanto richiesto dalla legge slovena.
Come avvenuto per la precedente consultazione referendaria, anche questa volta il governo di centro-sinistra al potere si è opposto, e con il supporto di un’ampia maggioranza parlamentare ha impugnato l’iniziativa referendaria dinanzi alla Corte Costituzionale, affermando che essa andava a ledere i diritti civili delle persone con tendenza Lgbt. Anche in questo caso, tuttavia, la Consulta slovena ha respinto il ricorso del governo, così che si è giunti al referendum di domenica scorsa con esito positivo per i difensori della famiglia naturale.
Come accaduto tre anni fa, l’associazione civica Za otroke gre, guidata da laici cattolici impegnati nel sociale, è riuscita a coagulare attorno a questa iniziativa un ampio ventaglio di forze sociali e religiose: la Chiesa cattolica (il 77% degli sloveni è di religione cattolica), la Chiesa ortodossa e la comunità islamica, l’Sds – il principale partito di opposizione di centro destra dell’ex primo ministro Jansa – oltre a molti esponenti della cultura, credenti e atei. Dall’altra parte della barricata vi erano i partiti dell’attuale maggioranza di governo di centro-sinistra del premier Miro Cerar, l’associazionismo di sinistra e di tendenza Lgbt, nonché la locale comunità luterana.
Anche papa Francesco non ha mancato di manifestare, in modo indiretto, ma molto chiaro, il suo appoggio all’iniziativa referendaria a difesa della famiglia naturale. Proprio mercoledì scorso, durante l’udienza generale in piazza San Pietro, rivolgendosi ai pellegrini di lingua slovena, il Papa ha espresso il suo «apprezzamento all’intera Chiesa slovena per il suo impegno in favore della famiglia», incoraggiando specialmente quanti «hanno responsabilità pubbliche, a sostenere la famiglia, struttura di riferimento del vivere sociale».
La vittoria – soprattutto nelle proporzioni in cui essa si è manifestata – è tanto più significativa in quanto ottenuta sfidando il vento contrario della propaganda mediatica. Come ha affermato Ales Primc, uno dei leader referendari, al momento di avviare questa iniziativa lo scorso marzo, gli avversari del referendum «hanno i media, hanno la maggioranza dei due terzi in Parlamento, hanno il sistema giudiziario, hanno tutte le aziende pubbliche e possibilità di finanziare tali imprese quasi senza limite». Tuttavia, aggiungeva Primc, «tutto questo non li aiuta, se la volontà di Dio è diversa. Allora [in occasione del precedente referendum, n.d.R.] ci siamo messi a disposizione della volontà di Dio, e ci metteremo a disposizione anche ora, con le nostre mani, i nostri piedi e la nostra mente». Non sorprende quindi che durante la campagna referendaria i fautori della nuova legge sulla famiglia abbiano messo in atto azioni intimidatorie, giungendo perfino a denunciare alla magistratura il portale dell’associazione, 24kul.si, in quanto, a loro parere, esso era «nella sua interezza utilizzato per diffondere omofobia e sessismo facendo uso di argomenti pseudoscientifici ».
Le reazioni ai risultati del referendum mostrano come il fronte favorevole alla nuova Legge sulla famiglia, pur accettando il risultato scaturito dalle urne, non si dichiari per vinto, e sia pronto a continuare a dare battaglia. Come riporta il quotidiano sloveno Delo nella sua edizione online, Matej T. Vatovec , deputato del partito di maggioranza Zdruzene levice e relatore della Legge sulla famiglia, ha affermato che questo «è una questione che in Slovenia dobbiamo risolvere, ed è inaccettabile che i diritti dell’uomo continuino a essere violati e che le minoranze vengano discriminate», Secondo Violeta Tomic, deputata di Zdruzene levice, «i votanti hanno inviato un messaggio e mostrato qual è oggi la Slovenia: intollerante, tendente alla superstizione, facile da spaventare con fiabe e menzogne»
Al contrario, Metka Zevnik, leader referendaria insieme ad Ale? Primc, afferma invece di essere felice «poiché abbiamo protetto i nostri bambini, che continueremo a essere mamme papà felici… che continueremo a educarli come desideriamo secondo i nostri valori». Questa, ha proseguito la leader referendaria, è una vittoria per tutti i nostri bambini». Infine, il vescovo di Novo Mesto, Andrej Glavan, a nome della Conferenza episcopale slovena ha espresso il proprio sentito ringraziamento «a tutti i cittadini che si sono impegnati in favore dei valori della famiglia e per i diritti dei bambini».
Fonte: La nuova Bussola quotidiana
Speriamo che accada anche in Italia … d qy