In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».(Lc 17,5-10)
Tutti noi preghiamo, o almeno lo abbiamo fatto qualche volta nella nostra vita, se non altro rivolgendoci al Signore in momenti difficili, per qualcuno che amiamo. Magari noi genitori per i nostri figli, quando li vediamo in difficoltà, quando soffriamo per loro, o magari quando vediamo che quello che abbiamo cercato di trasmettergli, non è proprio germogliato come ci aspettavamo, magari avremmo voluto che si sposassero, ma convivono e hanno dei figli, pensavamo che avessero un posto di lavoro e il loro futuro fosse al sicuro, invece l’ azienda sta fallendo e si ritrovano disoccupati e con una famiglia da mantenere … allora sembra crollare un po’ tutto.
S. Giacomo ci ricorda: “2Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; 3chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.” (cap 4).
Nel vangelo vi è una preghiera che gli Apostoli fanno al Signore: “ Signore accresci (aumenta) la nostra fede”.
Ho detto già altre volte che la fede” è abbandonarsi a qualcuno, affidare a Lui la nostra vita, le nostre attese, le nostre speranze e credere in Lui. Affidarsi a qualcuno che non ci chiede una sottomissione sconsiderata e irragionevole per la quale si è disposti ad uccidere, ma a qualcuno che ci ha dimostrato il suo amore. Che ha dato la sua vita per noi e che può condurci anche quando noi non vediamo e non sappiamo dove andrà a finire la nostra vita.
Questo qualcuno, a cui noi affidiamo la nostra vita e nel quale crediamo ci è Padre e, con amore, ci ha donato la vita per questo non ci può abbandonare, perché continua ad amarci giorno dopo giorno.
Egli ci ha amato al punto di mandare il suo Figlio in mezzo a noi perché noi potessimo conoscere il suo amore, perché la nostra vita acquistasse un senso vero e autentico e perché noi fossimo capaci di amare come siamo amati da Lui in modo gratuito, senza doppiezze e falsità.
Credere in Lui è essere consapevoli che la nostra vita è una vita illuminata dallo Spirito santo, lo Spirito mandatoci dal Signore Gesù risorto che, guidandoci, ci aiuta a distinguere il bene dal male, ad unire e non di dividere, ad essere veri “costruttori di pace”, che è dono di Gesù risorto.
Questo qualcuno, a Cui affidiamo la vita, ci dice: guarda che la vita e l’ amore che ho per te vince la morte e quello che ti attende, se ti lasci prendere per mano da me, e guidare è la vita eterna.
Ecco quello che dice un grande scrittore/ poeta:
“Per credere basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare. Per non credere bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Prendersi a rovescio, mettersi a rovescio, andare all’inverso. (…)Per non credere, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie. Per non vedere, per non credere.(…) La Fede vede ciò che è. Nel Tempo e nell’Eternità.” (Charles Peguy)
Il Signore poi ci dice che la fede ha una forza straordinaria e inimmaginabile attraverso l’immagine del Gelso che si sradica a va a piantarsi nel mare. Pensiamo ad Abramo che “Per fede, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio” (Lettera agli Ebrei).
Per fede tanti santi martiri hanno avuto e continuano ad avere la forza di dare la vita per il Signore. Dalle statistiche il numero dei cristiani uccisi nel mondo per la loro fede sono ogni anno sono 105.000, significano fra 287 e 288 morti al giorno e dodici all’ora, cioè uno ogni cinque minuti. E questo avviene nell’ indifferenza dei potenti del mondo impegnati più per l’ economia, importante certamente, ma mai più anche di una sola vita.
Fede è continuare a credere anche quando ci troviamo in una situazione simile a quella del profeta della prima lettura, che grida: “ fino a quando Signore implorerò aiuto e non ascolti … Perché mi fai vedere l’ iniquità e resti spettatore dell’ oppressione?” Un quadro attuale anche oggi!
Chiediamo anche noi con fiducia: “Signore aumenta la nostra fede, perché i tempi sono difficili e non sappiamo dove volgerci, intorno a noi solo parole vuote perché lontane da Te che sei la Parola vivente!”
Vi è però ancora un’ aspetto sul quale noi dobbiamo riflettere. Il cardinal Biffi scrive: “Ci sono quelli che, se vengono a messa la Domenica credono di avere fatto un piacere al Signore” È vero, spesso noi siamo tentati di impossessarci di Dio. Addirittura vorremmo essere padroni di Dio, in realtà noi siamo davvero e solamente “servi”, di quanto Dio ci ha messo e mette a nostra disposizione, a cominciare dalla vita stessa, ma se noi pensiamo di non avere bisogno di Dio ci illudiamo e siamo meno uomini. Tutti hanno bisogno di Dio, un tremendo bisogno di Dio, ma non abbandonandosi non riescono a trovarlo e brancolando come ciechi mettono altro al suo posto.
Avere fede è anche questo: essere consapevoli della nostra finitezza, della nostra piccolezza di fronte a Dio consapevoli che se saremo fedeli al suo ritorno e ci troverà “ ancora sveglisi stringerà le vesti ai fianchi, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci.”
Saremo, così, beati per sempre!
Deo gratias, qydiacdon