Sapete che cos’è e come si manifesta la “santità angelica”?

Essi sono chiamati a vedere Dio faccia a faccia nella visione beatifica, fine talmente sublime che nessuno spirito, per eccellente che sia, è capace senza infusione di grazia

Gli Angeli sono perfetti in ogni modo. Per noi, cristiani, la loro santità è cosa evidente e la nostra teologia offre un potente soccorso a questa intuizione; basandosi su alcuni principi nettamente stabiliti, essa ci ha rivelato le cose più belle sulla purezza degli Angeli e sul grado eminente della loro santità.

Quello che noi sappiamo della natura di uno spirito, e che noi sappiamo della grazia, ci è molto profittevole quando noi giungiamo a studiare la vita dei nostri fratelli celesti. Come spiriti, essi non possono mai fare le cose in maniera incompleta, non possono essere imperfetti, non possono agire con negligenza, l’energia della loro intelligenza e della loro volontà è applicata tutta intera ad ognuno dei loro movimenti di ordine morale, se questo termine è permesso a proposito degli spiriti. Il peccato veniale è inconcepibile nella moralità angelica. Ci è più facile comprendere uno sprofondamento totale della volontà angelica che di comprendere una mancanza parziale; uno spirito può scegliere un fine sbagliato, ma se lo sceglie, è con l’intera impetuosità della sua natura.

Nessuna tentazione
I nostri migliori teologi, sapendo l’eccellenza della natura spirituale, hanno sostenuto che nella sua sfera naturale, sul suo proprio piano per così dire, un essere puramente spirituale non può fallire né con l’intelligenza, né con la volontà; ma che può fallire in rapporto alle cose che gli sono superiori; in altri termini in rapporto al soprannaturale. Noi svilupperemo questo punto maggiormente trattando del peccato angelico; accontentiamoci, per il momento, di rallegraci al pensiero che gli Angeli non hanno in se stessi nessuna debolezza, nessuna tentazione, nessuna divisione tra motivi più o meno elevati come li vediamo in noi. In essi, nessun conflitto di concupiscenza di nessuna specie, nessuna incertezza, nessun pericolo di giudizi troppo precipitosi; e tutto questo in virtù dei principi stessi della loro natura.

La visione di Dio
Ma è un punto di fede che gli spiriti siano stati elevati all’ordine soprannaturale e dotati della grazia, ch’essi possiedono la grazia santificante ed i doni dello Spirito Santo come ogni cristiano di quaggiù. In essi, non vi è divisione tra carne e spirito, tra natura superiore ed inferiore, ma ben tra natura e soprannatura. Essi sono stati elevati al di sopra di se stessi per un destino che sorpassa quella di uno spirito; essi sono chiamati a vedere Dio faccia a faccia nella visione beatifica, fine talmente sublime che nessuno spirito, per eccellente che sia, è capace senza infusione del tutto gratuita di quella qualità superiore che si chiama la grazia.

Per gli Angeli, la grazia non saprebbe essere un rimedio applicato alle ferite di una caduta, come essa lo è in sì gran parte per l’uomo; essa non saprebbe essere inoltre un soccorso accordato a delle forze che, in sé, mancherebbero di vigore, sarebbero anemiche, poiché gli spiriti non conoscono in essi né ferita, né debolezza. Ma la grazia, per gli Angeli, è essenzialmente l’elevazione da un essere perfetto ad un piano ancor più elevato, l’iniziazione di un’intelligenza creata ai segreti dell’intelligenza increata.

Uomini e spiriti
Senza la grazia, anche il più elevato degli spiriti sarebbe incapace di quella comunione con Dio che costituisce la vita di carità col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ci occorre dunque ammettere di colpo che, in rapporto all’unione finale e soprannaturale con Dio, gli spiriti sono nella stessa situazione degli uomini. Si può dire che gli spiriti, che siano o no uniti ad una carne, sono ugualmente distanti dallo scopo finale, dalla visione beatifica, e che, non più di noi, gli Angeli non saprebbero, senza la grazia di Dio, giungere alla comunione con Lui. E questa è la ragione per la quale vi è una vera comunità di condizione tra l’uomo e gli spiriti, comunità realizzata d’un solo colpo, grazie al soprannaturale.

Le differenze d’intelligenza e di volontà che esistono tra l’uomo e gli spiriti, e tra gli spiriti stessi, per sì profonde che siano, scompaiono tutte, e si riducono a niente davanti a quel vero infinito che è la visione di Dio. accade lo stesso in astronomia: non vi sono reali differenze quando si tratta di distanze dette infinite; così, per noi che vi abitiamo, la superficie della terra può sembrare estremamente ineguale: vi vediamo, in effetti, le alte montagne e le vallate profonde; ma, viste dalle stelle, queste ineguaglianze sono come inesistenti.

Il dono più grande
Benché vi sia una differenza radicale tra l’ordine naturale e soprannaturale, anche presso gli spiriti, l’opinione più comune è che tutti gli spiriti sono stati creati in possesso del dono della grazia; questo ritorna a dire che tra la creazione o produzione della natura e l’infusione della grazia, non si è avuto intervallo; comunque la profonda ed essenziale differenza tra i due elementi natura e grazia, rimane sempre, gli spiriti non furono creati con il godimento della chiara visione di Dio; questo era il fine verso il quale essi dovevano tendere, la ricompensa della loro fedeltà; essi furono creati in stato di grazia, ma senza la visione di Dio, ed invitati a salire fino alla suprema visione.

Essi furono creati, dice San Tommaso, non già nel cielo della Santa Trinità, ma nel cielo empireo; dall’uno essi erano chiamati ad elevarsi all’altro. Il cælum Sanctæ Trinitatis – cielo della Santa Trinità – (Summa teologiæ 1°, q. 61, art. 4, ad 3) è il cielo della chiara visione di Dio contemplato faccia a faccia.

Non è in quel cielo che gli Angeli si sono trovati fin dall’inizio; essi si sono trovati in un altro cielo che può essere chiamato il luogo supremo del mondo naturale, allorché il cielo della visione è quel glorioso regno che è stato preparato specialmente per gli eletti, fin dall’inizio del mondo: Allora il Re dirà a quelli che sono alla sua destra: “Venite benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno che è stato preparato fin dall’origine del mondo” (Matteo 25, 34).

Noi diciamo dunque che gli Angeli hanno meritato la vita gloriosa, tutto come gli uomini la meritano, con la corrispondenza alla grazia soprannaturale che era in essi, poiché, altrettanto bene come per gli uomini, gli spiriti ebbero il loro giorno di prova, essi erano viatori tra la loro terra ed il loro cielo, tra il cielo empireo ed il cielo della santa trinità. Questi principi sono assolutamente certi. Quale durata ebbe il loro tempo di prova? Diffidiamo qui della nostra immaginazione. E’ certo che, quale che sia stato l’elemento di durata in quel periodo in cui gli Angeli furono viatori, esso raggiunse in valore ed in intensità spirituale la più lunga delle vite umane.

don Marcello Stanzione in Aleteia

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