Che a cento anni dalle apparizioni di Fatima, in una chiesa cattolica, quella del Redentore a Modena, non si trovi di meglio che festeggiare il quinto centenario della riforma luterana con un ciclo di cinque concerti, promossi dal locale Consiglio delle chiese cristiane, è veramente sconcertante.
Ma ancor più sconcertante è la modalità, con cui si è cercato di giustificare tale scelta. In un’intervista al settimanale diocesano Nostro Tempo, l’Arcivescovo, mons. Erio Castellucci (oggi dato come outsider per la Presidenza della Cei, benché semplice parroco a Forlì sino a due anni fa), ha parlato, tra l’altro, della «possibilità di utilizzare le chiese per iniziative non legate al culto», dicendola «regolata da norme e da prassi ormai collaudate». Esatto. Norme e prassi, che tuttavia dicono altro.
Il can. 1210 del Codice di Diritto Canonico sancisce: «Nel luogo sacro sia consentito solo quanto serve all’esercizio ed alla promozione del culto, della pietà, della religione e vietata qualunque cosa sia aliena dalla santità del luogo. L’Ordinario, però, per modo d’atto può permettere altri usi, purché non contrari alla santità del luogo».
Precisazione, questa, molto importante: rientrano in essa iniziative pensate espressamente per celebrare il compleanno di uno scisma voluto da uno scomunicato? Stando alla Lettera della Congregazione per il Culto Divino, Concerti nelle chiese, del 5 novembre 1987, parrebbe proprio di no: la chiesa, infatti, «rimane luogo sacro, anche quando non vi sia una celebrazione liturgica» (art. 5); quindi, utilizzarla «per altri fini diversi dal proprio», ne «mette in pericolo la caratteristica di segno del mistero cristiano». Chiarissimo.
Persino la Costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium definisce «il fine della musica sacra» essere «la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli» (n. 112) e non altro, raccomandando che «i testi destinati al canto sacro siano conformi alla Dottrina cattolica» (n. 121). Il che non è proprio il caso di un evento pensato esplicitamente per commemorare la Riforma protestante, proponendo autori protestanti, commentati da pastori protestanti.
Vi è poi anche un dato tecnico, da tener presente. La Congregazione per il Culto Divino, nella sua Lettera del 1987 sui Concerti nelle chiese, ha specificato come le concessioni l’Ordinario le possa accordare «per modum actus» solo «relativamente a concerti occasionali. Si esclude pertanto una concessione cumulativa, per esempio, nel quadro di un festival o di un ciclo di concerti» (art. 10). Qual è, invece, quello di Modena, che cozza, dunque, per forma e per sostanza, proprio contro le disposizioni in materia.
Mauro Faverzani in Corrispondenza Romana