“ Quando i giorni diventano via via più corti, quando nel corso di un inverno normale, cadono i primi fiocchi di neve, timidi e sommessi si fanno strada i primi pensieri del Natale. Questa semplice parola emana un fascino misterioso, cui ben difficilmente un cuore può sottrarsi. Anche coloro che professano un’ altra fede e i non credenti, cui l’ antico racconto del Bambino di Betlemme non dice alcunché, preparano la festa e cercano di irradiare qua e là un raggio di gioia.
Già settimane e mesi prima un caldo flusso d’amore inonda tutta la terra. Una festa dell’amore e della gioia, questa è la stella verso cui tutti accorrono nei primi mesi invernali.
Ma per il cristiano e in particolare il cristiano cattolico essa è anche qualcos’altro. La stella guida alla mangiatoia col Bambinello, che porta la pace in terra. L’arte cristiana ce lo pone davanti agli occhi in innumerevoli e graziose immagini, mentre antiche melodie, da cui risuona tutto l’ incantesimo dell’ infanzia, lo cantano! (…)
Sì, quando la sera gli alberi di Natale luccicano e ci scambiamo i doni, una nostalgia inappagata continua a tormentarci e a spingerci verso un’ altra luce splendente, fintanto che le campane della Messa di Mezzanotte suonano e il miracolo della notte santa si rinnova su altari inondati di luci e di fiori. Allora è il momento in cui la nostra speranza si sente beatamente appagata.” ( Edith Stein o Teresa Benedetta della Croce)
Così scriveva Edith Stein o Teresa Benedetta della Croce, filosofa ebrea, dapprima atea convinta, convertita, religiosa e martire ad Auschwitz con la sorella Rosa dove muore con il suo popolo e per il suo popolo, parlando dell’ Avvento e del Natale rimandandoci il sapore di cose dimenticate che scaldano il cuore e lo riempiono di nostalgia(dqy)
Da il mistero del Natale Queriniana