La casa di Zaccheo e il Cenacolo
Riprendiamo il nostro discorso, sulla famiglia Chiesa domestica. La volta scorsa abbiamo ricordato la dimensione profetica, regale e sacerdotale della famiglia, che trae la sua origine dal nostro Battesimo. Questa dimensione in un discorso di comunione familiare dovrebbe dilatarsi e crescere in ciascuno dei suoi componenti per poi dilatarsi all’ interno della comunità familiare, e, all’ esterno, nei vari ambiti della nostra vita!
Vi sono tante case nella Bibbia, io oggi ve ne propongo, fra le tante due: una è la casa di Zaccheo e l’ altra è il cenacolo.
Voi dove e come trascorrerete la Pasqua? Sapete che
vi è quel vecchio adagio che recita: Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi. La Pasqua ebraica si svolge in famiglia in una cena rituale. Non è una cena come le altre, ma è un vero e proprio rito in cui si fa memoria delle grandi opere che Dio ha compiuto in favore del suo popolo e in modo particolare della liberazione dalla schiavitù degli Egiziani, degli eventi dell’ Esodo, ma anche dell’ annuncio del Messia.
“Entrando in questa esperienza e assorbendone gli insegnamenti, l’ebreo prepara il mondo per la venuta del Messia, aspettando l’ultima manifestazione della gloria di Dio e la liberazione definitiva del suo popolo e dell’umanità.
Come avviene questo? Quando giunge questa notte gli ebrei si siedono, famiglia per famiglia, comunità per comunità, come fecero i loro padri, attorno a una mensa addobbata con i segni della redenzione e proclamano le meraviglie che Dio ha operato per loro; poi mangiano e bevono (consumando si partecipa) i segni della loro salvezza, la loro stessa liberazione. Il Seder pasquale è quindi un dono di Dio, un’opportunità che Dio offre per rivivere e non soltanto per ricordare l’esodo dall’Egitto.”(Tratto dal saggio introduttivo di Daniel Lifschitz dal volume: Sholem Aleichem, Mendele Mokher Sforim, Yitzchaq Leib Peretz, Le feste ebraiche – 3. Pessach – Pasqua, Ed. Paoline, 2001)
Questa festa ha tutta una particolare preparazione!
“Tutta la vita dell’uomo è preparazione. La storia prepara l’umanità per il regno di Dio, per la venuta del Messia e per la risurrezione dai morti. La vita di ogni singolo individuo lo prepara per la vita eterna. Anche nella vita quotidiana dell’uomo, ogni passo importante, ogni decisione che inciderà sul futuro devono essere preparati.” (Tratto dal saggio introduttivo di Daniel Lifschitz dal volume: Sholem Aleichem, Mendele Mokher Sforim, Yitzchaq Leib Peretz, Le feste ebraiche – 3. Pessach – Pasqua, Ed. Paoline, 2001)
Anche per noi cristiani la Pasqua, la festa più importante dei cristiani, dovrebbe avere una preparazione particolare. Il periodo quaresimale ci aiuta in questa preparazione
La prima casa: quella di Zaccheo.
Conoscete certamente tutti l’ episodio raccontato da Lc al cap. 19 del suo Vangelo dell’ incontro di Gesù con Zaccheo:
Gesù e Zaccheo
1 Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»
Perché proprio la casa di Zaccheo? Perché nella casa di Zaccheo avviene una cosa grande, una grande guarigione, che è quella più difficile perché non vi è nessuna cattedra di chirurgia che abiliti a questo tipo di intervento, avviene la “ guarigione del cuore” non del muscolo cardiaco, ma del cuore come persona nella sua intimità, nella sua profondità, nella sua interezza. Quella “ conversione” di cui tanto parliamo nelle nostre prediche, che fa così fatica a farsi strade nel cuore delle persone e nella storia. In questo mondo, non in un mondo ideale e il mondo è ostile a Cristo e al Vangelo. Siccome noi che siamo impregnati di mondo, purtroppo, assorbiamo come una spugne modi di pensare e atteggiamenti che facciamo fatica a vincere; così succede che “ facciamo fatica a rendere testimonianza della speranza che è in noi e della nostra fede; fra le case dei cristiani e dei non cristiani non vi è più nessuna differenza.
Faccio un esempio, che prendo dall’ esperienza bellissima che vivo ogni anno della benedizione alle famiglie in preparazione alla Pasqua. Si entra e vi è la televisione accesa, si saluta e la televisione è accesa, si invita alla preghiera e la televisione è accesa … si pregherebbe anche con la televisione accesa … questo per dire che abbiamo perso il senso della sacralità della preghiera, se ci crediamo è ovvio. Vi è anche da dire che questo non accade sempre e dappertutto!
Sull’ ostilità del “mondo”, ultimo episodio che è apparso sulle cronache dei giornali e che guarda caso riguarda proprio la benedizione pasquale, proposta e approvata dal Consigli di Istituto in una scuola di Bologna, accettata dalla maggioranza dei genitori e dei docenti, me che ha visto il ricorso al TAR da parte della minoranza, 11 docenti e 7 genitori! Quando poi per rispetto ad altre confessioni non si parla più della festa di Pasqua che viene trasformata in festa della Primavera, con tanto di consenso di bravi cristiani.
La “sclerocardia”, cioè l’ indurimento del cuore nei confronti della fede è una malattia misteriosa, la cui cura avviene solo in un’ esperienza di incontro con Gesù, e così succede per Zaccheo.
Funzionario dell’ Agenzia delle entrate di allora per conto dell’ impero romano, potente e per questo temuto, ma nello stesso tempo odiato dai suoi concittadini, ricco e perciò odiato. Uno che magari con la religione, la legge i comandamenti non ha molti scrupoli. È incuriosito da Gesù, forse ne avrà sentito parlare , lo vuole vedere, ma…
Ma è piccolo e la folla, bè non lo lascia passare. ( Forse una piccola vendetta? ). Finalmente caro Zaccheo qualcosa che non riesci a fare, ma Zaccheo/ Giusto, questo è il significato del nome, ironia della sorte, non si lascia smontare, vuole assolutamente vederlo e sale su un albero …
E succede l’ imprevisto! Quello che voleva vedere viene visto! Due sguardi che si incontrano e l’ incontro di due desideri, quello di Zaccheo per vedere Gesù, che passa, quello di Gesù che posa il suo sguardo su un peccatore noto, pubblico, riconosciuto da tutti.
Mi veniva da pensare che bello se noi cristiani avessimo tutti il desiderio di Zaccheo, di vedere Gesù, di incontrare Gesù che passa nella nostra vita, accanto a me … questo desiderio è il terreno favorevole che dispone all’ incontro con Gesù, questo è il primo passo.
… oggi devo fermarmi in casa tua …
Devo fermarmi, Gesù non vuole solo passare, ma vuole fermarsi e fermarsi in casa, la mia , la vostra, in quella casa vissuta che esprime e dice della nostra vita con le sue preoccupazioni, le sue gioie, le sue fatiche …. È necessario che Gesù si fermi ed è necessario per noi accoglierlo … anche se possiamo chiudergli la porta in faccia, come succede a noi che andando a visitare le famiglie riceviamo dei no e non sempre no, grazie.
Ma perché è necessario: La risposta e nel Vangelo stesso nella frase di Gesù: “ Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch ’egli è figlio di Abramo, il Figlio dell’ uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.
Alla faccia dei benpensanti che si sono scandalizzati perché Gesù è andato in casa di un peccatore!
Gesù è andato alla ricerca di Zaccheo, e gli ha sconvolto la vita. Quell’ incontro lo ha trasformato … restituirà quattro volte quanto ha rubato … ecco cosa provoca l’ incontro con Gesù …
“Se Gesù avesse detto: “Zaccheo, so che sei un ladro: se restituisci ciò che hai rubato quattro volte tanto, vengo a casa tua”, credetemi, Zaccheo sarebbe rimasto sull’albero. Dio precede la nostra conversione, la suscita, ci perdona prima del pentimento, e il suo perdono ci converte: è talmente inaudita e inattesa la salvezza, che ci porta a conversione.” ( Curtaz )
Anche a noi, Gesù chiede di entrare, ma forse abbiamo un po’ di timore ad aprire, perché l’ incontro con Lui può essere “pericoloso”, vediamo cosa ha combinato al povero Zaccheo. Quaresima, tempo di preparazione alla Pasqua, tempo di aprire porte e finestre per fare entrare aria buona, per fare “ le pulizie di Pasqua”, come facevano le massaie tempo fa, ma mica nella preistoria. Tempo di buttare il superfluo e tenere il vero, l’ essenziale. Tempo per rivedere e ripensare anche a come in famiglia viviamo i nostri rapporti, le relazioni, per ricucire, per chiedersi scusa, “ per restituire quattro volte tanto”, tutto nell’ accoglienza di Gesù, che oggi nel Vangelo di questa Domenica della “Cacciata dei venditori dal tempio” ci fa fare un serio e severo esame di coscienza sulla verità del nostro rapporto con Lui. Se è nell’ ottica io ti do e tu mi dai o se è nella autenticità di una volontà sincera di pormi in ascolto, di Lui, della sua parola.
La casa di Zaccheo ci rammenta la nostra disponibilità all’ incontro vero con Gesù e alla conversione che la Quaresima ci propone ogni anno!
Siamo a Gerico, lì abita Zaccheo, che è distante circa trenta chilometri da Gerusalemme, dove Gesù donerà la sua vita per noi sulla croce, dopo l’ ultima cena, la cena pasquale con i suoi. Andiamo allora nella seconda “casa” di oggi: il cenacolo!
Il testo è quello di Luca 22,7-13 e Gv 13,1-17
Quelli che vi propongo sono alcuni spunti di riflessione.
- Il cenacolo è quella che noi potremmo definire una sala da pranzo, scelta da Gesù con cura. In essa fu istituito il Sacramento dell’ Eucaristia, quello a cui si accosteranno quest’anno i vostri bimbi, il Sacerdozio, ma anche in cui, come dice l’ evangelista Giovanni, Gesù compie il gesto della lavanda dei piedi, consegna del vivere l’ amore che diventa servizio. Pensate che tutto questo non avviene in un luogo speciale, ma in una casa. Non poteva Gesù scegliere il tempio, o la sinagoga, invece dice ai suoi di rivolgersi a qualcuno, forse che conosceva o più semplicemente aveva sentito parlare di Lui chiedendo di mettere a disposizione la casa. Anche a noi chiede di mettere a disposizione la nostra casa perché possa essere luogo di incontro con Gesù, non solo per i nostri figli, ma per noi stessi.
- Già, perché siamo noi adulti che facciamo, disponiamo, proponiamo, e che dovremmo condurre stabilendo, così l’ economia della casa stessa. Se questo avviene per le esigenze materiali, formative, ad esempio il cibo, l’educazione, dovrebbe avvenire anche per “ il nutrimento spirituale”
- Qualcuno dice che: “ Per una famiglia è importante stabilire come “mini regola” familiare delle tappe, non è bene lasciare le cose fondamentali alla memoria occasionale o alla buona volontà( … ) è importante saper creare assieme questi appuntamenti ( come la festa di Pasqua), proprio come facciamo per altre situazioni che viviamo ogni giorno…
Se si vuole non deve essere così difficile e complicato individuare modi che ci aiutino e richiamino all’ interno della nostra famiglia il nostro rapporto con il Signore. Non è necessario che trasformiamo il salotto in una cella di un monastero! “ Un televisore e un’ icona con dei fiori accanto, o un leggio con la Bibbia aperta al Vangelo del giorno non sono in conflitto, non si ostacolano a vicenda se ciascuno ha un tempo di utilizzo proprio e pertinente. Vi sono poi tante ricorrenze ed usanze che posso essere arricchite per rinsaldare non solo il legame e la relazione fra noi, ma anche con il Signore, anniversari, onomastici, compleanni.
Ma anche il ricordo dei nostri cari defunti, certo secondo i modi propri e opportuni tenendo conto dell’ età, della sensibilità dei nostri bimbi, e questo tocca a voi valutare, magari con la visita al cimitero, con una particolare preghiera.
È quella “pedagogia dei segni”, così importante e incisiva che va oltre la comunicazione verbale.
Quante occasioni la vita di famiglia ci offre, sta a noi viverle non solo in una prospettiva consumistica, mondana, ma con una stile cristiano che li valorizza pienamente!
Il gesto della Lavanda dei piedi, riportato da Giovanni, ci rammenta l’ amore che diventa servizio, donazione, gratuità esattamente coma ha fatto Gesù. E qui è richiesto un cambiamento continuo dalla mentalità dell’ essere servito, a servire. Dallo stare in “alto” a scendere “in basso”, così difficile da acquisire che quando Gesù arriva da Pietro, egli non vuole farsi lavare i piedi. Perbacco, che Messia è questo, e io gli sono andato dietro … se è così dopo cosa mi succederà… ma per aver parte con il Signore occorre farsi lavare i piedi da Lui, accettarlo così ed essere disposti a “lavarsi i piedi gli uni gli altri” . Ma non solo all’interno della famiglia, già complicato, ma come famiglia che si rende disponibile in questo prospettiva, diventando un po’ la famiglia modello “buon Samaritano” …. Allora capiamo che qui ci vuole davvero una luce e una forza speciale che è quella della Pasqua, quella dello Spirito Santo.
( tratto da La nostra casa- Comunità di Caresto; ed. Gribaudi )
(dqy)
Preghiera conclusiva
Signore Gesù,
come nel giorno del loro Battesimo,
ti presentiamo i nostri figli,
che per la prima volta ti riceveranno nell’ Eucaristia.
Tu, che sei parola e pane di vita,
guidali e sostienili nel cammino.
Donagli la forza del tuo Spirito,
perché la gioia di questo incontro con Te
li maturi e li faccia crescere nella loro vita cristiana.
AMEN