Dall’8 luglio scorso è on line il Portale Nazionale LGBT, sito che fa capo al Dipartimento pari opportunità. Nel “Chi siamo” si può leggere che “Il Portale Nazionale LGBT è uno strumento previsto dalla Strategia Nazionale LGBT, in attuazione della Raccomandazione del Comitato dei Ministri CM/REC (2010)5 e vuole promuovere una maggiore conoscenza della dimensione LGBT per contrastare ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”
Ci sono i promotori di questo portale? “Questo Portale è un’iniziativa del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, in collaborazione con la Città di Torino, Servizio LGBT, in qualità di Segreteria Nazionale della Rete RE.A.DY ”
La rete READY significa Rete Nazionale delle Pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Come si legge nel sito ufficiale “in questi ultimi anni diverse amministrazioni locali e regionali hanno avviato politiche per favorire l’inclusione sociale delle persone omosessuali e transessuali, sviluppando buone prassi e promuovendo atti e provvedimenti amministrativi che tutelano dalle discriminazioni”.
C’è da notare che, nonostante si dica che “il Portale non si fa portavoce di un orientamento culturale di settore né di una scelta politica o istituzionale predeterminata” ma ”vuole invece essere e rimanere uno strumento plurale e pluralistico”, le realtà associative coinvolte nel portale ruotano tutte attorno al mondo Lgbt.
Nel comitato scientifico del portale possiamo trovare i soli noti: Marilisa D’Amico, Vito Mancuso, Umberto Veronesi, Michela Marzano, Stefano Rodotà ed altri.
Il portale è suddiviso in aree tematiche: identità, lavoro, movimenti e rappresentanze, omofobia e transfobia, relazioni familiari e affettività, salute e benessere, welfare. Nell’area dedicata all’omofobia e transfobia le perle sono molte come la seguente: “La paura e l’avversione nei confronti delle persone LGBT, dunque, sono il frutto di una concezione negativa dell’omosessualità e della transessualità che nasce da una cultura e una società eteronormative che fanno fatica ad accogliere le differenze”.
Per capire cosa voglia dire la parola “eteronormative” c’è anche un glossario. A tale lemma corrisponde questa definizione: “Un sinonimo che pone l’accento sulla dimensione normativa e prescrittiva della visione eterosessista è ‘eteronormatività’, definita come l’insieme di pratiche e istituzioni che legittimano e privilegiano una particolare forma di eterosessualità caratterizzata da monogamia, convivenza tesa al matrimonio, riproduzione come finalità del legame, struttura familiare nucleare, perfetta sovrapposizione tra le componenti dell’identità sessuale”.
Nel capitolo dedicato alla famiglia si parla di “pluralità dei modi di fare ed intendere la famiglia. […] Convivenze e procreazione senza matrimonio, nuove nozze che non seguono a vedovanza ma a divorzi, famiglie ricomposte attraversate da confini mobili e in parte diversi per i vari componenti, filiazione che avviene per adozione o tramite fecondazione assistita con donatore o donatrice, oltre che le famiglie costituite da coppie dallo stesso sesso sono esempi di questa diversificazione. […] Si è modificata appunto la percezione di ciò che è socialmente accettabile ed anche perché più soggetti sono entrati nella negoziazione e definizione di ciò che fa una famiglia, riducendo il potere monopolistico dello stato e delle chiese in questo campo. Se lo stato rimane l’ambito di produzione finale della norma, questa deve fare sempre più i conti con ciò che gli individui hanno da dire su di sé e le proprie relazioni”.
Insomma non ci pare proprio che questo portale sia espressione pluralistica del dibattito sull’omosessualità, ma ci sembra un portale a senso unico per la promozione della teoria gender.
Da: L’Osservatorio sul Gender de LaNuovaBQ