Nel Vangelo leggiamo: “ Dov’è il tuo tesoro là è anche il tuo cuore”. Noi ci ritroviamo qui , davanti al Signore, siamo qui fisicamente, ma il nostro cuore è qui? Perché può darsi che noi ci ritroviamo qui spinti dall’ abitudine … dalla tradizione …Anche i giudei, abbiamo sentito nel Vangelo, facevano molte cose legate alla tradizione. Oggi è come se Gesù ci facesse una grande domanda, che scende in profondità. Siamo invitati ad esaminarci se ciò che facciamo, se i gesti, le parole che pronunciamo, quello che insomma va “al di fuori di noi” è espressione vera e autentica di ciò che siamo dentro. Questo non riguarda solo la nostra vita pratica, ma anche il nostro rapporto con Gesù.
Gesù riprende un modo inquinato di intendere il rapporto con Dio basandolo solo sulla dimensione esteriore.
Oggi si parla molto di ecologia, dell’ inquinamento dell’ atmosfera. È giusto, è importante. Dio ha affidato all’ uomo il creato e noi avremmo dovuto custodirlo, facendo sì che esplodesse ancora maggiormente nella sua bellezza! Invece lo abbiamo ridotto come tutti sappiamo e conosciamo.
Vi è però anche un altro tipo di ecologia: quella interiore, quella del cuore, perché vi è un inquinamento che sta avanzando e insinuando nei cuori e nella vita delle persone, attraverso l’ opera dei mezzi di comunicazione sociale; un opera sottile e martellante che fa da cassa di risonanza a ideologie pericolose, a proposte che vanno a toccare, attraverso informazioni distorte, una sana visione della sessualità, mi riferisco all’ ideologia gender e a tutte quelle forme di manipolazione e fecondazione artificiale che inquinano le sorgenti della vita stessa. E ancora, mi riferisco, ad una visione di famiglia che non è basata sulla naturalità del rapporto uomo-donna all’ interno di un progetto di vita stabile come quello del matrimonio e della famiglia. E che dire della famiglia fondata cristiana fondata sul Sacramento del matrimonio attaccato da tutte le parti.
Gesù non dice che non bisogna osservare le tradizioni, ma riporta la questione alla radice. I nostri gesti, attraverso i quali esprimiamo il nostro rapporto con il Signore devono essere l’ espressione di un cuore che deve essere mantenuto puro, pulito e che esprima un sincero rapporto con Dio.
Qualcuno ha scritto che: “ Nel vangelo Gesù lancia il programma di questa ecologia del cuore. Dobbiamo quindi diventare tutti un po’ “operatori ecologici”. Metterci all’ opera e fare pulizia. Proprio come quando in certi momenti nelle nostre case apriamo le finestre, per fare entrare aria nuova, pulita, togliamo polvere e ragnatele, puliamo i vetri perché tutto sia più luminoso.
Gesù elenca in modo dettagliato di germi patogeni che inquinano il cuore dell’ uomo: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Un elenco significativo, ma non esaustivo.
E non pensiamo sempre agli altri, ma al nostro cuore.
Allora come si fa ad avere un cuore pulito, puro?
TRE ASPETTI.
1) Una frase semplice:
Castità degli occhi e castità del cuore, raccomandata da S. Agostino. Gesù nel Vangelo dice: “ La lampada del corpo è l’ occhio; perciò se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso, ma se il tuo occhio è cattivo tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto sarà la tenebra”. Già attraverso lo sguardo comunichiamo, attraverso le immagini riceviamo e introiettiamo. Educhiamoci a vedere ciò che è bello, buono, puro, sano evitando altro. Forse gran parte degli attuali programmi televisivi, o film in circolazione salterebbero, ma non sarebbe un male. Interroghiamoci come adulti, genitori quali immagini guardano i nostri giovani, i nostri figli e noi?
2) Altro mezzo che la misericordia del Signore ci mette a disposizione è quel meraviglioso Sacramento che è la confessione. Lì il perdono assieme al dolore per quanto si è commesso e ad un sincero pentimento davvero rinnova ogni grigiore dal nostro cuore rendendolo nuovo e luminoso.
3) Vi è poi un ambiente dove di solito stanno più cuori che occorre tenere ben lindo e arieggiato, che è quello delle nostre famiglie. Come si fa? Attraverso quell’ esercizio della carità di cui parla Paolo scrivendo ai Corinti. Quella carità: “ che tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”, anche quando occorre esercitare il difficile compito della correzione fraterna. Magari riprendendo quella parole che ha richiamato anche Papa Francesco: SCUSA. Saper chiedere scusa, reciprocamente di cuore e non solo in modo informale
Vorrei concludere con le parole di Gesù, quella beatitudine che assieme alle altre ha lasciato ai suoi discepoli nel discorso del monte:
“ Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”
Soli Deo gloria, qydiacdon