Esce in italiano, proprio mentre Pechino e la Santa Sede annunciano un accordo provvisorio segreto per la nomina dei vescovi, un libro del cardinale Joseph Zen: “Per amore del mio popolo non tacerò”.
Un testo che dimostra il suo grande amore per la Chiesa; un testo drammatico. Drammatico perché mette in luce le profonde incomprensioni che stanno accompagnando il cammino della riconciliazione fra Chiesa Cattolica e governo comunista cinese. Un cammino che secondo il Cardinale Zen, cinese e profondo conoscitore della Cina, rischia di trasformarsi in un fallimento grazie ad un accordo imminente che sfavorirebbe enormemente la Chiesa Cattolica e punirebbe i membri della Chiesa clandestina, coloro che non hanno accettato di entrare nelle organizzazioni ufficiali e che hanno già pagato duramente la loro fedeltà alla Sede Apostolica.
In un momento in cui le persecuzioni religiose si intensificano, e si stringe sempre di più la morsa sulla libertà religiosa in Cina, ci si chiede se è ragionevole fare un accordo che non appare – per il poco che se ne sa, e anche questo non può che indurre alla diffidenza – veramente poco vantaggioso per le ragioni dell’evangelizzazione. Riflettendo sull’anniversario della Lettera ai cattolici cinesi di Benedetto XVI, il Cardinal Zen ci fa vedere la strategia verso la Cina della Chiesa Cattolica negli ultimi decenni, una strategia con momenti luminosi ma anche con non pochi fallimenti, denunciati con chiarezza da un testimone diretto degli eventi.
Riportiamo alcuni passaggi: <Quando Papa Benedetto mi fece Cardinale, ho capito che voleva che io lo aiutassi per la Chiesa in Cina, ma per avere una conferma di ciò, chiesi una breve udienza in settembre. Avuta tale conferma, credetti necessario di andare a informare il nuovo Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione. Appena mi vide, mi disse: “Non si agiti tanto, il Signore ha il suo tempo”. Io risposi: “Sì, il Signore ha il suo tempo, ma noi possiamo anche essere impazienti, sono già tanti anni…” Gli confidai che mi piaceva il Salmo 44[43] che noi preti recitiamo ogni due settimane nel Breviario, salmo che conclude: “Signore, svegliati! Non dormire più! Vuoi dimenticarci per sempre?” Egli mi disse: “Cardinal Zen, non dimentichi che anche i comunisti sono nostri fratelli; Nostro Signore morì anche per loro sulla croce”. Ed io: “Ma, Eminenza, pensa che io non creda a quello che Lei dice? Però, i comunisti sono miei fratelli, ma anche i Vescovi che loro mettono in prigione sono miei fratelli; da che parte devo stare?” Egli concluse la conversazione dicendo: “Ci sono tante cose che noi possiamo fare e Lei no.” Insomma, voleva che io stessi fuori. La mia risposta fu: “Sì, voi avete la possibilità di commettere molti errori, mentre noi no”>.
E questo brano riguarda la nomina di mons. Pietro Parolin a Segretario di Stato: <Anch’io sono stato tra quelli che hanno applaudito alla sua nomina. Ma con mia dolorosa sorpresa egli mi si rivelò presto arrogante e prepotente, stimando più il successo diplomatico (mondano) che il trionfo della fede.
La prima mia sorpresa è stata quando egli, in un discorso commemorativo del suo Maestro Casaroli, descrive gli eroi della fede: (il Cardinale Wyszynski, il Cardinale Mindszenty e il Cardinale Beran, pur senza nominarli) come dei “gladiatori, gente che si oppone sistematicamente al governo, gente che vuole mettersi in vista sul palcoscenico politico”!? Ma disprezzare questi eroi è disprezzare la fede!
L’altra sorpresa è stata quando ha fatto sparire la Commissione per la Chiesa in Cina alla chetichella, abbandonando la tradizione dell buone maniere diplomatiche della Santa Sede, anche quando fa le cose più malvagie. Ovviamente non aveva più pazienza di ascoltare la mia voce discordante.
Segue poi la maniera subdola di disfarsi della voce di Savio Hon, mandandolo via da Roma ma trattenendolo ancora al guinzaglio, facendone un dipendente della Segreteria di Stato.
Ma quel che mi preoccupa di più è la sua mancanza di rispetto per la verità. Intelligente come è, quei sofismi e mezze verità (citazioni a metà) non possono essere che bugie ad occhi aperti.
Sbarazzatosi di me e di Savio, il Cardinale Parolin ha tutto il campo aperto senza ostacoli. Spinge giù con forza Papa Francesco sul pendio del suo ottimismo. Ma Parolin ha conosciuto benissimo la faccia orribile del comunismo cinese!!! Perché nasconde la verità̀ al Papa?>.
Il Cardinale afferma verso la fine del libro:
<I signori del Vaticano non dicono che lo scopo di aver un accordo è di favorire l’evangelizzazione della grande nazione? Si ricordino che il potere comunista non è eterno! Se oggi vanno dietro il regime, domani la nostra Chiesa non sarà benvenuta per la ricostruzione della nuova Cina. In questo momento tutto il mondo vede un terribile peggioramento per la libertà religiosa in Cina. C’è da sperare qualche guadagno nel venire a patti con questo governo? Quando dico che è quasi come sperare che San Giuseppe possa ottenere qualcosa da un dialogo con Erode, non è una battuta. Allora cosa dobbiamo fare?
Tornare alla lettera di Papa Benedetto, all’inizio della quale egli prega il Signore perché ‘abbiate una piena conoscenza della sua volontà…rafforzandovi con ogni energia secondo la sua gloriosa potenza per poter essere forti e pazienti in tutto’ (Inizio lettera ai Colossesi)>.
Un testo che mostra un grande amore alla Chiesa e ai Papi, ma anche un grande bisogno per la verità. Se si vuole capire cosa succede fra Vaticano e Cina, non si può mancare di leggerlo.
Il Cardinale Joseph Zen (1932), salesiano, ha per molti anni insegnato nei seminari della Cina. Vescovo di Hong Kong dal 2002 al 2009. Nel 2006 Papa Benedetto XVI lo crea Cardinale. Egli è una delle voci più ascoltate e più autorevoli nel denunciare la situazione religiosa nella Cina comunista.
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Marco Tosatti Stilum Curiae