Possibili domande da rivolgere ai bimbi
• Vi piace questo Padre della Parabola? Perché?
• Quali sono le qualità di questo Padre?
• Come rimane, secondo voi, di fronte alle richieste del figlio che pretende la sua parte?
• Com’è, invece quando il Figlio torna?
• Il figlio maggiore si comporta bene?
• Come sarà stato il cuore del Padre di fronte al comportamento del figlio maggiore?
MEDITAZIONE
Per capire a chi si rivolge il Signore bisogna che facciamo attenzione all’ inizio, così capiamo anche chi sono i due figli. Le persone che ascoltano sono da una parte pubblicani e peccatori, dall’ altra i farisei e gli scribi, osservanti della legge, gente che si ritiene a posto di fronte a Dio, che si scandalizzano perché Gesù accoglie i peccatori.
Ma queste persone non assomigliano un po’ al figlio minore che va via di casa, che pensa di potere fare a meno del Padre? Facciamo così anche noi quando pecchiamo e rompiamo il nostro rapporto con Dio. Farisei e scribi assomigliano al figlio maggiore che si scandalizza perché il Padre riprende in casa l’ altro figlio che era andato via e aveva speso tutto con pubblicani e prostitute, così come facciamo tante volte noi nei confronti di chi sbaglia? Ma guarda quello lì … che ha fatto questo o quest’altro e lo aiutano anche? Delle volte mi è capitato di sentirlo anche fra i miei studenti a scuola.
Quando i discepoli chiedono a Gesù di insegnarli a pregare Gesù risponde: “Quando pregate, dite: Padre, …” … Quando noi leggiamo questa parabola la nostra attenzione spesso si rivolge ai due figli …ma al centro vi è proprio il Padre, allora scopriamo questo Padre.
•Vi piace questo Padre della Parabola? Perché?
A me piace molto perché è un papà che di fronte ai figli non grida, non alza la voce, non minaccia, rispetta la libertà dei figli, anche se gli costa sofferenza, possiamo aggiungere è buono, è mite, è paziente, è umile, così abbiamo detto anche alcune delle qualità di questo Padre, ma stiamo attenti a non confondere tutto questo con il credere che non sia un Padre forte. Occorre molta, molta forza per non cedere alla rabbia, e alla voglia di dire no io non ti do proprio nulla, adesso. Abbiamo scoperto tante qualità di questo Padre.Ve ne sono due, però, che mi colpiscono più di tutte: è MISERICORDIOSO e AMA sempre, comunque tutti e due i figli.
A proposito sapete qual’è il significato della parola MISERICORDIA. Che quest’anno sentiamo nominare più del solito? Questa parola significa avere un cuore pietoso, che ha compassione, che sa commuoversi, perdonare. Il Padre ha queste qualità!
*Come rimane questo Padre, secondo voi, di fronte alle richieste del figlio che pretende la sua parte?
Dammi …è mio, quante volte noi diciamo così … così fa il figlio minore, così facciamo anche noi. Vale di più la persona o il denaro? Noi diciamo subito che vale di più la persona, ma è proprio vero? Quel figlio si è dimenticato che dal Padre ha ricevuto il dono della vita, si è scordato dell’ amore del Padre e vede solo le cose. Succede così quando noi ci dimentichiamo che tutto comunque è un regalo che ci viene dato e di cui dobbiamo ringraziare. Di fronte alla richiesta del figlio il Padre, che ha solo la forza dell’ amore e della bontà, non lo ferma, anzi, con sofferenza, in silenzio gli da’ quello che vuole.
Quando prevale l’ egoismo noi ci allontaniamo dalle persone che amiamo. Quello che fa questo figlio, ma l’ egoismo porta anche al fallimento, a sbagliare tutto nel credere di poter trovare la felicità. Se volete essere contenti di voi stessi cancellate l’ egoismo . Infatti dopo non molti giorni … disastro completo! Altro che libertà, felicità … tutto consumato: occorre tornare indietro, ma non è più come prima … il figlio sa che qualcosa si è rotto.
•Com’è, invece quando il Figlio torna?
“Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Prima aveva detto : “ Dammi”, adesso dice: “ Ho peccato”, cioè ho sbagliato, ho capito, me ne dispiace, sono pentito. ( voi siete capaci di dire così ?) Però vorrebbe ancora insegnare al Padre: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.
Noi forse avremmo detto, se fossimo stati al posto di quel Padre: Che cosa vieni a cercare ancora? Hai già avuto quello che ti aspettava, qui per te non c’è più posto, ma non succede così.
“Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.” Non vi è da dire molto, in quel bacio e in quell’ abbraccio vi è già tutto: perdono, gioia che deve essere condivisa: ecco la festa! La veste e l’ anello, i calzari sono il segno che il figlio è di nuovo figlio a pieno titolo …
È una risurrezione: “questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” .
E il figlio maggiore?
Non ci sta! Non approva il Padre, e non approva l’ amore che il Padre ha nei confronti del fratello. Anche se si è comportato sempre da figlio bravo, forse, nel suo cuore non lo è mai stato fino in fondo, ma il Padre lo ama dello stesso amore con cui ama l’ altro. Esce, lo invita ad entrare a condividere la gioia, a partecipare alla festa e gli dice anche il motivo: “bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
Ma qui finisce la parabola … e abbiamo capito che Gesù ci parla del Padre che è Dio e del suo cuore pieno di amore e di misericordia.
Qualcuno ha scritto:
“Il Padre si trova ancora là sulla strada, davanti al figlio ostinato e ingrato, che continua a coltivare la propria rabbia e a rifiutare quella gioia preparata anche per lui.
Questo racconto è ancora vivo e sempre si ferma qui, perché possa continuare nella gioia di qualcuno che accetti di entrare e di chiamarsi fratello di un peccatore pentito e ritornato”
Saremo noi questo fratello? La porta del confessionale è aperta e ci aspetta!
Deo gratias, qydiacdon