Una volta, per giustificare ciò che è ingiustificabile ovvero l’eutanasia, si citava il caso umano, il malato terminale, chi proprio non ce la fa più. Oggi le lobby mortifere si son fatte più sfacciate, giocano a carte scoperte, evidentemente convinte che l’immaginario collettivo consenta già di non dover più ricorrere a trucchi da illusionista. Così nei Paesi Bassi la legge potrebbe presto consentire il suicidio assistito anche per chi, pur godendo di ottima salute, semplicemente decidesse per i fatti propri di aver «completato la sua esistenza», di aver vissuto quanto vi fosse da vivere, quindi di poterla fare finita – paradossalmente – in modo «dignitoso», affondando così a piene mani nel vocabolario dell’antilingua. Siamo ad un grado tale del delirio di onnipotenza, da non considerare più la vita per ciò che è ovvero un dono, bensì come un proprio, totale possesso.
Lo scorso 12 ottobre il ministro per la Salute dei Paesi Bassi, Edith Schippers, e il ministro di Giustizia, Ard van der Steur, hanno interpellato il Parlamento, chiedendo di por mano alla questione, trasformandola al più presto in un’opportunità. Ciò, contro la relazione di 243 pagine messa a punto da una speciale commissione, pure olandese, relazione che confermò costituire, tale prospettiva, un illecito penale. E’ convinzione dei due ministri, invece, che si possa procedere ad un riesame della questione, ritenendo questo un diritto per chi giudicasse la propria esistenza ormai priva di significato, indipendentemente dall’età, senza alcun limite in tal senso, sia che a richiederla sia un anziano, sia che si tratti di un fanciullo. Ne sarebbero escluse soltanto «le persone sole o depresse», i cui problemi «possano esser risolti per altra via», una sorta di “discriminazione” inspiegabile, stanti le premesse della proposta, forse inserita solo per rendere il testo, per quanto possibile, più “digeribile” in prima battuta, salvo poi modificarlo – o, per meglio dire, peggiorarlo – in corso d’opera, nel tempo o in un’aula giudiziaria.
In ogni caso, secondo i promotori dell’iniziativa, in conseguenza di tale norma si dovrebbe introdurre anche una nuova figura “professionale”, quella del «consulente di morte», incaricato di verificare se, di volta in volta, il richiedente soddisfi o meno i requisiti di legge per accedere al “servizio”. In caso positivo, gli si lascerebbe ancora un periodo di tempo, per riflettere nuovamente sulla propria decisione. Infine, un esperto «indipendente» dovrebbe riconsiderare la scelta ed eventualmente “concedere” il via libera definitivo.
Il dibattito politico in merito è già acceso: a favore della proposta vi sarebbero le Sinistre ed i liberali, contro le Destre, i socialisti ed i partiti di ispirazione cristiana.
L’Olanda fu il primo Paese a legalizzare l’eutanasia già 14 anni fa. Da allora non ha perso occasione per dar di sé l’immagine di “necroforo” d’Europa.
(M. F. in Corrispondenza Romana)