Religioni diverse ma con un elemento in comune: la violenza, messa letteralmente “nero su bianco” “ nei loro libri sacri. Questo diffuso luogo comune è stato splendidamente smontato da Billy Warner, studioso americano esperto in calcoli matematici, fondatore del Center for the Study of Political Islam.
Esaminando “matematicamente” il Corano, la Sira (il libro musulmano sulla vita di Maometto) e gli Hadith (aneddoti della vita di Maometto, utilizzati per comprendere il Corano), Warner ha contato la bellezza ( si fa per dire!) di 328.000 parole inerenti ad atti di violenza “politica”, destinata – e predicata – contro gli infedeli, i seguaci di altri religioni, mentre nell’ Antico Testamento ( libro sacro per Ebrei e Cristiani) le stesse sono molto meno ( 34.000) e riguardano l’ avversione degli ebrei nei confronti dei gentili).
Ma – udite, udite – nessuna parola dello stesso genere si trova nel Nuovo Testamento, libro sacro solo per i cristiani.
“Dunque il tasso di violenza nei confronti degli infedeli nel Corano e negli altri libri dell Islam è enormemente superiore a quello che appare nei testi delle altre religioni” commenta il giornalista Fausto Carioti, in un articolo scritto sul quotidiano Libero del 3 giugno scorso, dal quale ricaviamo questi dati.
Anche riguardo la figura e il ruolo della donna, i testi islamici rivelano dati interessanti: nel Corano si parla del gentil sesso in 151 versetti. Ebbene, nel 7,3% dei casi per attribuire alla donna uno status positivo, nel 25,2% per porla su un livello uguale a quello dell’ uomo e per il 67,5% per qualificarla come essere inferiore al maschio.
Giampaolo Barra in Pillole di Apologetica ne: Il Timone
Con buona pace di tutti quelli che sostengono che l’Islam non ha in se una matrice violenta, che è una religione di pace e che pensa di accostare il Corano alla Bibbia e in modo particolare al Vangelo!
dqy