Ne avevamo parlato a fine settembre. Il preside Juan Carlos Corvera del collegio “Giovanni Paolo II” ad Alcorcón, nella comunità autonoma di Madrid, scrisse una lettera ai genitori degli studenti lamentandosi che i politici si occupavano poco della famiglia e molto più della teoria del gender. Il rimando era alla legge Cifuentes, dal nome della sua prima firmataria, la quale tutela in più modi le rivendicazioni della comunità LGBT. Inoltre il preside aggiunse nella missiva indirizzata alle famiglie che “tanto lo jihadismo quanto il gender sono macchinazioni ideologiche che pretendono di costruire un altro tipo di uomo, ma che sono destinate alla dissoluzione e al fallimento”.
Tanto gli bastò per meritarsi un esposto in procura. Cristina Cifuentes, governatrice dell’Assemblea di Madrid e madrina della legge di cui sopra, così commentò le parole del preside: “Bisogna vedere fin dove arriva la libertà di espressione di questa persona. Libertà che senza dubbio ha, tuttavia bisogna anche considerare se tra i compiti di un direttore di un collegio rientri anche quello di fare pressioni sugli alunni e sui genitori”.
Ora si apprende che la scuola è stata condannata ad una multa di mille euro. Forse cifra insignificante sul versante economico, ma assai significativa su quello simbolico-culturale. Il preside ha fatto sapere che non intende pagare la multa. “Faremo appello – ha dichiarato Corvera nel programma TV “Il gatto e l’acqua” – crediamo che sia importante a motivo dell’affronto alla libertà di espressione da noi subito”. Poi ha aggiunto: “Non siamo di fronte ad un problema di discriminazione collettiva nei confronti delle persone LGBTI, siamo di fronte ad un problema di negazione del diritto alla libertà di espressione, di pensare diversamente e di criticare una legge con cui non siamo d’accordo. E’ una legge che mette la museruola alle persone che la pensano in modo diverso, che hanno una differente concezione della sessualità umana”.
L’attacco subito dall’istituto Giovanni Paolo II ha provocato la reazione di decine di associazioni le quali si sono riunite in una piattaforma a sostegno della battaglia legale intrapresa dal collegio denominata Piattaforma per le Libertà. La piattaforma in un comunicato stampa ha parlato di “flagrante violazione della libertà di espressione” e ha ricordato che la multa è stata applicata “nonostante il parere contrario delle autorità fiscali ed educative della Comunità di Madrid”.
Ciò che accade a Madrid non è un caso isolato in Spagna. Recentemente il Ministro dell’Istruzione per la comunità di Valencia ha disciplinato una serie di direttive per imporre la teoria del gender nelle scuole. Nel blog GWN giusto ieri davamo notizia che le direttive ministeriali prevedono “l’acquisizione di materiale didattico a favore della teoria del gender, il cambiamento della modulistica amministrativa (se lui si sente “lei” ad esempio anche le pagelle dovranno registrare questa diversa percezione dello studente), la facoltà di accedere alle toilette e spogliatoi maschili o femminili secondo il proprio piacere, l’uso di un linguaggio inclusivo da parte dei docenti, la spiegazione che esiste anche il sesso anale. Se poi la famiglia dello studente non accetta che il figlio voglia diventare un transgender è prevista anche una sorta di unità di cura che si recherà dalla famiglia stessa per farle cambiare idea. Se i genitori rimangono sulle loro posizioni possono essere anche querelati per abuso su minori”.
La morale gender è sempre quella: o ti adegui o ti adegui.
Osservatorio Gender , FONTE: La Nuova Bussola Quotidiana.