Il mistero del Natale è troppo grande perché rimanga circoscritto, deve dilatarsi propagarsi, proprio come accade quando noi lanciamo un sasso nell’acqua e cominciano a formarsi tanti cerchi concentrici che dilatandosi arrivano ad occupare tutta la superficie. Se nel giorno di Natale contemplavamo l’annuncio ai pastori, gente ai margini, esclusi da quella che era la comunità ebraica del tempo, ma comunque israeliti, e il Signore ci sorprendeva per questa scelta, non meno oggi. Quello che avviene non è riservato ad un’elite, ad un piccolo gruppo, ma ha una dimensione universale. Così ci hanno annunciato le letture: La lettura del profeta Isaia che ci descrive questa grande convocazione universale, poi abbiamo pregato con il Salmo: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. Anche Paolo nella lettera agli Efesini ci dice che: le genti ( i pagani) sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.
Infine il Vangelo in cui incontriamo questi personaggi: alcuni Magi venuti dall’Oriente.
In loro ci viene detto che l’amore di Dio che si rivela all’ uomo non esclude nessuno e vi siamo rappresentati anche noi. Quella luce che si è accesa nella capanna di Betlemme nella notte di Natale è per ogni uomo e per tutti i popoli, nessuno escluso.
Ma se questo è vero, e lo è, occorre dire con chiarezza, in questo tempo in cui sembra che tutto vada bene, basta credere in qualcosa o in qualcuno perché ci sentiamo tutti fratelli, tutti buoni, passatemi il paragone sportivo: tutti atleti che corrono, giocano per la stessa squadra non è proprio così.
Le letture che abbiamo proclamato, che sono Parola di Dio e Parola del Signore e noi lo crediamo con chiarezza affermano:
• Cammineranno le genti alla tua luce… ( e la luce è Gesù, come dice l’ evangelista Giovanni nel suo prologo)
• che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.
• Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».
Tutto avviene attraverso l’accoglienza di Gesù, attraverso il credere e accettare il Vangelo. Il Vangelo di Cristo e nessun altro!
Allora anche noi come i Magi dobbiamo metterci in cammino non solo per l’Epifania, ma ogni giorno, perché ogni giorno abbia ad essere una Epifania per noi e per gli altri, cioè una manifestazione del Signore nella nostra vita. Camminare è la cosa più difficile, costa fatica, significa abbandonare, essere disposti a dare di noi, rimettere in discussione la nostra vita.
Vi è nell’ uomo un desiderio di ricerca della Verità, (quella con la V maiuscola). A volte non ne è consapevole o lo diventa solo quando non riesce a dare da solo delle risposte agli accadimenti che la vita ci riserva.
I Magi non sono persone che vanno alla ricerca di migliori condizioni di vita, non fuggono da nessuna situazione di pericolo, non sono indigenti, anzi dovevano stare bene economicamente si affrontano in quel tempo un viaggio simile. Sono istruiti, potremmo dire quasi degli scienziati di allora eppure questo non gli basta.
Questo dovrebbe fare riflettere coloro che assolutizzano la scienza come unica verità.
Vi è un messaggio anche per noi, che siamo così presi dalla ricerca delle cose più che della Verità su di noi, (chi siamo?), sulla vita e sulla morte, (verso cosa siamo incamminati? Qual’ è il senso ultimo dell’esistenza?
Qualcuno può risponderci? E Dio? C’è? Cosa c’ entra con la mia vita? ( Da dove veniamo e dove andremo a finire?)
I Magi, colti, senza problemi economici, investigatori dei fenomeni della natura sono consapevoli di non avere quelle risposte ultime, che noi uomini moderni nella nostra arroganza pretendiamo di avere e di imporre agli altri andando anche contro l’ordine naturale delle cose.
Sono dei pagani, ma nella loro umiltà cercano la Verità che risponde alle domande di senso della vita. Trovano la risposta in colui che è venuto a portare una grande luce nella nostra storia buia segnata dal peccato. Sono consapevoli che l’unico che può rispondere è Qualcuno altro da noi, che tanti negano facendosi Dio loro stessi: poveri piccoli uomini, fragili e vulnerabili.
La Gerusalemme che si turba alla domanda dei Magi è la Gerusalemme che rispecchia il nostro tempo, attualissima oggi.
Una Gerusalemme chiusa, che si rifiuta di interrogarsi con umiltà e sincerità, che rifiuta di vedere e di pensare, che rifiuta di credere, pur avendone tutti gli elementi: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Non c’è cammino, non c’è luce, non c’è stella! Non esce dal suo orgoglio, da quell’ orgoglio che allontana sempre di più Dio e
l’uomo. Quell’ orgoglio che porterà Erode a decretare la morte di tutti i bambini al di sotto dei due anni.
Quella persecuzione iniziata allora continua ancora oggi e vede coinvolti ancora tanti innocenti colpevoli solo di avere accolto “quella luce vera che illumina ogni uomo”.
Come i Magi anche noi prostriamoci in adorazione del Dio – Bambino riconosciamolo come luce vera per noi, chiediamogli quei doni che ci sono necessari per essere anche noi un po’ Epifania, cioè manifestazione dell’amore di Dio, ma nella Verità del vangelo che deve essere annunciato.
Voglio concludere con un pensiero, che non è mio, ma chi vi lascio a chiusura di questa meditazione:
“ Il racconto che ha come protagonisti i Magi è anche profezia di qualsiasi avventura cristiana. Loro hanno saputo decifrare un segno strale e si sono messi in cammino. Per noi si tratta piuttosto di interpretare un segnale interiore, un’inquietudine, un’insoddisfazione Comunque resta fondamentale il dovere di doversi muoversi!” (A. Pronzato)
Deo gratias, qydiacdon