C’è un’immagine che ci viene proposta oggi dalle letture che abbiamo ascoltato ed è quella della strada? Non so se usa ancora oggi, ma quando io ero giovane mi sono sentito dire spesso: “devi cercare la tua strada … fatti la tua strada”.
Non tutte le strade che noi percorriamo, ma neanche la strada che noi costruiamo per percorrervi la nostra vita sono uguali o portano a una meta a un traguardo.
Vi è un bel racconto, una favola, e adesso voi grandi non mettevi a ridere, perché le favole, quelle vere, quelle sane hanno un insegnamento che occorre scoprire e che serve per noi, per la nostra vita.
All’uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto. Martino lo sapeva perché lo aveva chiesto un po’ a tutti e da tutti aveva ricevuto la stessa risposta: “Quella strada lì? Non va in nessun posto. E’ inutile camminarci”. “E fin dove arriva?”. “Non arriva da nessuna parte”. “Ma allora perché l’hanno fatta?”. “Non l’ha fatta nessuno, è sempre stata lì”. “Ma nessuno è mai andato a vedere?”. “Sei una bella testa dura: se ti diciamo che non c’è niente da vedere…”. “Non potete saperlo se non ci siete mai stati”. Era così ostinato che cominciarono a chiamarlo Martino-Testadura, ma lui non se la prendeva e continuava a pensare alla strada che non andava in nessun posto. Quando fu abbastanza grande, una mattina si alzò per tempo, uscì dal paese e senza esitare imboccò la strada misteriosa e andò sempre avanti. Il fondo era pieno di buche e di erbacce e ben presto cominciarono i boschi. Cammina cammina la strada non finiva mai, a Martino dolevano i piedi e già cominciava a pensare che avrebbe fatto bene a tornarsene indietro quando vide un cane. Il cane gli corse incontro scodinzolando e gli leccò le mani, poi si avviò lungo la strada e ad ogni passo si voltava per controllare se Martino lo seguiva ancora. Finalmente il bosco cominciò a diradarsi e la strada terminò sulla soglia di un grande cancello di ferro. Attraverso le sbarre Martino vide un castello e a un balcone una bellissima signora che salutava con la mano. Spinse il cancello, attraversò il parco e sulla porta trovò la bellissima signora. Era bella, vestita come una principessa e in più era allegra e rideva: “Allora non ci hai creduto”. “A che cosa?”. “Alla storia della strada che non andava da nessuna parte”. “Era troppo stupida e secondo me ci sono più posti che strade”. “Certo, basta aver voglia di muoversi. Ora vieni ti farò vedere il castello”. C’erano più di cento saloni zeppi di tesori. C’erano diamanti, pietre preziose, oro, argento e ad ogni momento la bella signora diceva: “Prendi, prendi quello che vuoi… Ti presterò un carretto per portare il peso”. Martino non si fece pregare e ripartì col carretto pieno. In paese, dove l’avevano già dato per morto, Martino fu accolto con grande sorpresa. Scaricato il tesoro il carro ripartì. Martino fece tanti regali a tutti e dovette raccontare cento volte la sua storia. Ogni volta che finiva, qualcuno correva a casa a prendere cavallo e carretto e si precipitava giù per la strada che non andava da nessuna parte. Ma quella sera stessa tornarono uno dopo l’altro, con la faccia lunga per il dispetto: la strada per loro finiva in mezzo al bosco in un mare di spine. Non c’era né cancello, né castello, né bella signora. Perché certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova.
(Gianni Rodari- La strada che non portava in nessun posto)
“il Signore Dio viene …” Questo è l’annuncio che ci viene fatto oggi, che abbiamo sentito nella prima lettura, nel Vangelo, quando Giovanni Battista parla “ del più forte”, ma per incontrarlo bisogna preparare una strada.
Magari a qualcuno non potrà interessare, potrà anche dare fastidio, ma con la realtà della venuta del Signore tutti devono fare i conti. E ancora dopo tanti secoli, pensate a tutte le polemiche che divampano puntualmente in occasione del Natale. Canzoni di Natale sì o no? Tradizionali o storpiate per questa paura insensata di offendere chi non è cristiano. Si può pronunciare la parola Natale o parliamo di festa d’ inverno? Da qualche parte qualche sindaco ha vietato di fare il presepe. Anche i mercatini di Natale cambiano nome: mercatini d’ inverno. Poi se si rimane aggiornati tutti i giorni ne salta fuori una.
Questo accade perché vi è una strada da percorrere, una strada da preparare ce lo ricordano la prima lettura e il Vangelo. La strada di Dio verso noi, ma anche la strada che noi dobbiamo percorrere verso il Signore che viene.
Una strada che non è facile perché è la strada della conversione, del cambiamento. Una strada che parte del cuore, ma che si allarga, trabocca fuori di noi e che ci viene offerta dal Signore stesso. Il primo passo su questa strada è proprio quello dell’attesa, di “un più forte” talmente forte che è l’unico che può cambiare il cuore. Guardiamoci attorno.
Il mondo sembra occupato dalla confusione, dal denaro e dall’ affarismo, dalla prepotenza, dalla volgarità, dal sudiciume morale unito ad orgoglio ed indifferenza, ma tutto questo nasce da un cuore inquinato dal peccato, dal maligno. Un cuore che noi vorremmo migliore, ma che non siamo così capaci di cambiare.
Ci guardiamo intorno e pensiamo che siano gli altri a dover cambiare e siamo anche pronti a dare indicazioni … e non pensiamo che vi è uno spazio precedente sul quale siamo chiamati a costruire questa strada dell’incontro.
Qualcuno, forte, che venga ad aiutarci, qualcuno che attendiamo e che già si è mosso. Questo spazio è dentro di me, dentro di noi, perché se è vero che il Signore viene e viene per tutti è anche vero che viene a cercare ciascuno di noi singolarmente.
Da qui comincia la costruzione della Strada, facendo pulizia, buttando via il ciarpame e lo sporco che c’è.
Ma noi abbiamo poi questa voglia di “preparare la Strada?” Abbiamo, ed ho la voglia di aprire la porta, la mente, il cuore, la vita. Perché posso farlo solo io, nessun altro può farlo.
La figura del Battista che: “era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico …” viene a mettere in crisi certi stili di vita fondati sull’ apparenza, sul superfluo, sull’ ostentazione del possedere e non sulla ricerca dell’essenziale e del sapersi accontentare di ciò che è necessario.
E ciò che è essenziale è solo “il Signore che viene” per incontrarci e per fare delle nostre vite “un capolavoro”, come ricordava S. Giovanni Paolo II ai giovani. Un capolavoro di bellezza, intesa come la intende Gesù.
Se il Signore viene – e viene- e noi l’accogliamo tutto cambia … anche un deserto può diventare un giardino; i cuori possono cambiare dall’ egoismo alla generosità, dall’ indifferenza all’ attenzione, dal non porgere la mano all’ altro al servizio, dall’ odio all’ amore.
Sì, perché è proprio questa la strada dell’incontro con colui che viene,
l’atteso. Solo attraverso questa via si realizza l’incontro con il Signore.
Un santo ha scritto: “Né Dio poteva venire verso di noi, né noi possiamo andare a lui, se non per mezzo dell’amore”
Allora se da una parte siamo mandati ad annunciare questa bella notizia, di gioia e di consolazione camminiamo e prepariamo la strada al Signore che viene. A lui chiediamo che ci insegni a conoscere le sue vie e a camminare sui suoi sentieri.
Deo gratias, qydiacdon