La Parola di Dio ci riporta a scoprire una realtà grande, oggi bistrattata, ma che riguarda la maggior parte di noi risalendo all’ inizio della creazione, come ci ricorda Gesù stesso nel Vangelo, che riguarda l’uomo e la donna.
L’ uomo non trova fra tutte le creature un aiuto che gli corrisponda, che sia a lui complementare, fino a quando Dio non conduce a lui la donna e lì sboccia il primo canto d’ amore dell’ umanità. Nell incontro fra l’ uomo e la donna, sua moglie, nasce la famiglia in cui ambedue sono chiamati, pur nella loro individualità a diventare un’unità, una carne sola, indivisibile, portando con se una benedizione di fecondità di vita.
( cfr. Gen 1)
La famiglia, per la Chiesa, non è prima di tutto un motivo di preoccupazione, ma la felice conferma della benedizione di Dio al capolavoro della creazione, ha detto Papa Francesco.
Vista la ricchezza della parola che ci viene proposta oggi mi limito a qualche sottolineatura.
La famiglia,
fondata sull’ amore sponsale fra l’ uomo e la donna è una realtà primordiale che ha la sua origine nell’ amore creativo di Dio. L’amore che la anima, la fa crescere è tale solo nella misura in cui resta aperto all’ amore di Dio e alla relazione con Lui. Quando questo non accade l’ amore non è disinteressato, ma diventa egoismo, desiderio di possesso e di potere sull’ altro ricercato non per se, ma per quanto può appagarci. Assistiamo, allora, a quei mutismi rabbiosi o rassegnati che riducono la famiglia ad un insieme di solitudini.
Occorre aprirci a Gesù, al suo mistero, di vita donata per la salvezza, alla sua presenza nell’ Eucaristia per riscoprire la capacità di donarsi nuovamente.
La donna,
la cui creazione non ha spettatori. Pur essendo “ carne della mia carne, osso delle mie ossa” non è un possesso dell’ uomo, pur sentendola profondamente intima a se il mistero circonda il suo momento creativo.
Questo dovrebbe farci riflettere che il mistero d’ amore che lega l’ uomo e la donna non può essere solamente una realtà umana, come ricorda Gesù nel Vangelo: “ Dunque l’ uomo non divida ciò che Dio ha congiunto”. Rimandando al progetto originale quando il cuore dell’ uomo non era ancora inquinato dal peccato, non si era ancora indurito … “ Per la durezza del vostro cuore …”
La sklerokardia,
già la durezza del cuore… questo mistero che accompagna la storia dell’ uomo e che toccandolo dal di dentro lo coinvolge totalmente. Il cuore indurito non sa lasciarsi commuovere dall’ amore appassionato di Dio, non segue le sue vie, non ascolta la sua voce, non si muove a compassione, non osserva i suoi comandi e le sue eleggi, anzi si innalza contro Dio, giustificando se stesso anche quando compie il peccato e il male. Il cuore indurito è crudele e ferisce, ferendo Dio non ha paura di ferire anche l’ altro che il Signore ci ha posto accanto, di umiliarlo, di essere arrogante, violento.
Esso non teme di essere indifferente verso il grido di aiuto e di dolore dell’ altro, non palpita più per l’ altro, ma solo per se, per ciò che lo gratifica e lo appaga,
se l’ altro non mi appaga più posso anche sostituirlo.
La medicina verso il cuore indurito è la conversione, mettersi alla scuola di Gesù perché il “cuore di pietra si trasformi in un cuore di carne” . Mettersi alla “scuola di Gesù” significa fare una viva esperienza di relazione, di dialogo, con Lui nell’ ascolto della Parola, nella preghiera, nei sacramenti, nel mettersi davanti a Lui, presente nel tabernacolo, con fede, con cuore sincero, aperto, disponibile affinché possa operare in noi quel cambiamento che soli non siamo capaci di fare.
Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite … chi non accoglie il Regno come loro …
Attraverso la piccolezza e la semplicità, dei bambini accolti da Gesù ci viene indicata la tenerezza di Dio verso quelli che apparentemente non contano!
Ai tempi di Gesù, l’ho già detto altre volte i bambini non contano, non hanno infatti nessuna rilevanza sociale. I discepoli cercano di allontanarli da Gesù.
Mi veniva da pensare se noi, tante volte, non ci comportiamo come i discepoli di Gesù e anziché condurli a Lui, che dovrebbe essere il primo impegno per i genitori, i nonni, gli educatori cristiani li allontaniamo da Lui. Diventiamo scandalo, inciampo, persone che si mettono di traverso attraverso la nostra incoerenza, attraverso i nostri comportamenti, attraverso le nostre parole.
Siamo così attenti alle loro esigenze materiali, necessarie, ma a quelle spirituali? È ovvio che i nostri figli devono assimilare certe competenze: saper leggere, nuotare, usare il computer… devono prepararsi a vivere.
Ma se non offriamo loro nient’altro, se neghiamo l’aspetto spirituale, non facciamo che occuparci dei dettagli dell’esistenza, come se essa non avesse un centro: questo centro per noi è la persona di Gesù. Per il cristiano non ve ne è un altro. Tutto il resto acquista valore e importanza quando è illuminata da Cristi, dal Vangelo.
È un problema serissimo, oggi, anche se quasi nessuno ne parla. Quando andranno al Catechismo udranno cose che se ci fermiamo un attimo a riflettere dire grandi, bellissime straordinarie non rende l’ idea di ciò che vogliono esprimere- Parole come Dio, Padre, Gesù, Amore, Perdono, Attesa, Spezzare il pane, Sacrificio, Dono, Risurrezione, Dono, Speranza, Vita Eterna, ma queste parole rimarranno come scatole vuote, parole che hanno subito e che per loro non hanno significato perché sostituite da altre come: competizione, farsi una posizione, denaro, benessere, fare sesso, anziché Amore con la A maiuscola, vincere! Ne incontreranno, però, anche altre pericolose, come Droga, Alcol … insomma tutto quelle che si incontra nelle cronache quotidiane.
Troppi si sono dimenticati che tocca alla famiglia “riempire” di significato le grandi parole “religiose”.
La famiglia è la culla, la matrice della vita spirituale! Sentiamo che papa Francesco parla sempre di “ accompagnare” e tutti annuiscono in segno di approvazione, ma a chi tocca accompagnare i ragazzi se non ai loro genitori. Anche se riguardo la fede hai dei dubbi, se non ci credi in fondo mica tanto, se vivi una situazione che dal punto di vista familiare è in disordine devi accompagnare tuo figlio, spetta a Te, non puoi delegare, puoi farti aiutare, certamente, ma alla fine sei tu.
Credo di dire un ovvietà, ma si trasmette ciò che si vive.
L’Educazione Spirituale nasce nella e dalla vita quotidiana: condividendo, con i nostri figli, l’amore per la natura, le semplici gioie della vita famigliare, la nostra lealtà e l’Amore incondizionato, noi mostriamo loro il Volto di Dio.(B. Ferrero) Ciò significa educare a Cristo, alla sua presenza reale nell’ Eucaristia, ai Sacramenti.
È questo l’ augurio che faccio ad ogni genitore ricordando che Gesù i addita i bambini ad esempio per entrare nel regno dei cieli. Questo perché il bambino ha fiducia nel genitore, e anche noi dobbiamo fidarci di Gesù. Dal genitore si sente amato e noi siamo mati da Dio, che dona il suo Figlio per noi.
Il bambino non ha privilegi o posizione precostituite da difendere e non sente il genitore come un antagonista. Noi siamo debitori di tutto a Dio che non è in concorrenza con noi, anzi “ fa il tifo per noi”.
Impariamo allora per poter accogliere il regno di Dio come dono d’amore!
Soli Deo gloria, qydiacdon.