Un anno che trascorre e uno nuovo che si apre davanti a noi inevitabilmente ci spingono a pensare al tempo che passa e su cui l’uomo non ha alcun potere.
Vi è, però differenza pensare al tempo che passa e che viene da credente o da non credente, non è la stessa visione. Per chi non crede l’avvicendarsi del tempo, con i suoi avvenimenti, piacevoli e non piacevoli, sereni o burrascosi viene vissuto nella prospettiva e nella paura del perdere di occasioni, incontri, affetti che inevitabilmente sono destinati all’ annientamento, alla dissoluzione. Saranno perduti per sempre. E allora si cerca di esorcizzare il tempo con tutti quei riti paganeggianti a cui assistiamo sempre al termine e all’inizio di ogni anno. Stordimenti e riti scaramantici vari, che la società del consumo ha trasformato in occasioni di grande profitto.
Per il credente non è così.
Il tempo è sotto l’azione di Dio. E anche il tempo nuovo, che sta davanti a noi con le sue incognite, con le attese, le speranze, con le gioie e con le prove che
l’accompagneranno non è un tempo vuoto e inutile, ma è nella speranza dell’agire di Dio. Sì perché se Dio è venuto nella storia umana non è venuto da estraneo ed è in questa storia che agisce e opera, anche se a volte attraverso vie che a noi sono indecifrabili.
Per questo noi guardiamo al tempo nuovo che ci viene incontro con fiducia, perché il Signore è fedele e noi siamo sotto la sua benedizione, come ci ricordava la prima lettura: “Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
E quale migliore augurio di questo, più di un semplice: “Buon anno”. E, siccome ogni giorno che ci viene dato è un dono della misericordia di Dio, è in questo modo che anche noi vogliamo accogliere il nuovo anno come dono, ma come dono per crescere nella fede e nell’ amicizia con il Signore, nell’ amore manifestato nel saperci riaccoglierci e perdonarci, nel vivere la Carità operosa nelle opere di misericordia corporali e spirituali, nella testimonianza della verità del Vangelo di Gesù, unica buona notizia di salvezza per tutti gli uomini.
Questo dipenderà poi da ciascuno di noi. Spesso sento dire: “Che cosa attende i nostri figli, i nostri giovani”. Che cosa li attende dipende da noi. Quello che è il futuro noi lo stiamo già preparando oggi. Se noi trasmetteremo loro un futuro da credenti, ma non da credenti qualsiasi che vanno dietro ai vari guru che vagano in giro per il mondo, spesso lupi mascherati da agnelli, da credenti in Cristo allora il futuro sarà illuminato dalla speranza e dalla verità. Nella speranza e nella verità evangelica si troverà la forza per vivere e migliorare, se no sarà cupo, pieno di timore e di disperazione.
Il Vangelo che abbiamo proclamato ci ha riportato al Natale e abbiamo sentito che : “Maria , da parte sua , custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Un’antica preghiera recita:
“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova , e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.”
Allora vogliamo affidarci all’ intercessione della Vergine Madre e mettere sotto la sua protezione il tempo nuovo che si apre davanti a noi, tempo propizio e di pace per ogni cuore e ogni famiglia. Tempo che è anche il tempo in cui la Chiesa deve continuare la missione che il Signore Gesù le ha affidato.
Una Chiesa che oggi è agitata fra le tormentate acque del mondo all’ esterno, ma in cui anche al suo interno vi è bisogno di chiarezza e i fedeli hanno bisogno di essere confermati nella fede e nella sana dottrina. Dove nessuno ceda alla tentazione della mondanità e al pensare che il Signore chieda cose troppo grandi non dandoci poi la forza per poterle realizzare, oppure vengano creati smarrimenti e confusione cambiando a proprio piacimento parti della Messa, come è avvenuto in questo Natale.
Affidiamoci a Maria affinché interceda per noi la benedizione del Signore sul nuovo anno, in particolare su tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, sulle famiglie, sui bambini e sui giovani, su chi è in cerca di lavoro o lo ha perso; sui quasi sei milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà, sugli anziani soli, per chi si dove confrontare con il dramma della guerra, ma un ricordo particolare vorrei farlo per i cristiani che vivono la persecuzione per la loro fede che dovrebbe essere gridata, ma che non di rado passa sotto un silenzio sempre più colpevole.
Noi sappiamo che il tempo che passa è un andare incontro al Signore che è venuto, che viene, che verrà, e allora sarà gioia piena e perfetta.
Deo gratias, qydiacdon