Tra le mode correnti che stanno provando a ribaltare la capacità della famiglia di tenere la barra diritta nei marosi contemporanei, c’è quella che indica come nuova frontiera di progresso l’orrore dell’Eutanasia infantile. L’avamposto di questa procedura, che non si può definire con altro aggettivo se non nazista a cui qualsiasi persona di sinistra dovrebbe opporsi con tutta la propria veemenza è collocato nelle Fiandre. Belgio e Olanda hanno sdoganato la possibilità per i medici di sopprimere i bambini che a loro insindacabile giudizio non possono avere “una qualità di vita” accettabile e sono esposti a grandi sofferenze.
Questa orrenda pratica, a quanto pare abitualmente adottata dai medici olandesi, ottiene un sigillo di autorevolezza scientifica a partire dal 10 Marzo 2005 quando Eduard Verhagen, riesce a far pubblicare da New England Journal un articolo in cui racconta che ogni 200mila bambini nati in un anno in Olanda, mille muoiono entro il primo anno di vita e per seicento di loro “la morte è preceduta da una decisione medica sul fine vita”.
In sostanza Verhagen certifica che in Olanda l’ eutanasia pediatrica è già praticata di fatto su seicento bambini l’ anno, a cui non vengono garantite le cure per la sopravvivenza in base all’ appartenenza a due gruppi specifici: il primo è quello in cui “ deve essere chiaro che il bambino morirà entro pochi giorni o mesi dopo la nascita” ed in questi è da considerarsi “parte delle normali procedure mediche” non iniziare o sospendere qualsiasi trattamento che prolunghi l’ esistenza; il secondo gruppo è quello di bambini che “ grazie alle cure” possono avere una limitata possibilità di sopravvivenza, ma che le loro condizioni di salute durante la vita seguente possono essere estremamente scadenti. Questo documento noto come Protocollo di Groningen, certifica il tentativo di ottenere tutela legale per i medici che praticano, di fatto, l’ infanticidio.
E in Olanda il colpo di mano riesce, anche in Belgio l’ eutanasia infantile diventa legge nel corso del 2014 dopo un dibattito parlamentare neanche troppo drammatizzato, ad esito scontato, dalla soppressione dei bimbi malformati a Sparta alle analoghe teorie naziste, diventa moda corrente: poveri bambini soffrono, accorciamo la loro sofferenza. E’ il nostro fastidio nel dover dare loro assistenza. Uccidiamoli. È un atto di pietà , un luogo avamposto di umano progresso.
Mamme dove siete? Perché non urlate in modo assordante il vostro sdegno? Ho visto con i miei occhi genitori addolorati fino allo sfinimento accompagnare i loro bambini estremamente sofferenti alla ricerca della cura palliativa, del momento di sollievo, anche solo di una parola di conforto. Senza speranza di effettiva guarigione, molti bambini soffrono, sì. Questi bambini malati devono essere consegnati all’ uccisione sacrificale perché la loro esistenza disturba? Che follia, che procedura turpe, ma quale pietà, questa è la totale assenza di pietà. (…)
Quella piccola vita non è degna di essere vissuta? In base a quale parametro? Perché i dolori sono insopportabili? Le terapie del dolore fanno passi da gigante di anno in anno. Investiamo su quelle. Ma non neghiamo la forza della vita di un bambino che soffre, del più debole tra tutti noi. Il suo diritto a esistere, a non essere considerato scarto da sopprimere, deve essere infinitamente più forte del nostro disagio a guardare in faccia quel dolore. I bambini non si toccano.
Tratto da:Voglio la mamma 2015, di Mario Adinolfi, edizioni youcanprint pag. 44/47