E poi c’è chi vuol far credere che siano tutte fantasie della Destra, magari estrema, di Salvini e dei soliti sovranisti… Tutt’altro! A parlare di «sostituzione di massa» è un rapporto dell’Onu intitolato «Replacement Migration», recentemente diffuso. Ciò che vi si legge, è molto chiaro: «Le proiezioni delle Nazioni Unite – è scritto – indicano che, nei prossimi cinquant’anni, le popolazioni di quasi tutti i Paesi europei e del Giappone dovranno affrontare l’invecchiamento della popolazione ed il declino demografico», fenomeni che lo stesso studio definisce ormai «impressionanti e critici».
«Queste nuove sfide – aggiunge – richiederanno una revisione globale di molte delle politiche e dei programmi esistenti, compresi quelli sulle migrazioni internazionali».
Perciò la relazione prende in considerazione «l’immigrazione di sostituzione» o «Grande sostituzione» o «sostituzione etnica», comunque la si voglia chiamare, come risposta a tale emergenza «per otto Paesi a bassa fertilità (Francia, Germania, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Federazione russa, Regno Unito e Stati Uniti)», nonché, più in generale, per l’ambito europeo. L’idea è vecchia: in pratica si propone di risolvere i problemi generati dai «bassi tassi di fertilità e di mortalità» non, come vorrebbe il buon senso, dando il massimo sostegno a nuove politiche familiari, che incentivino la natalità, bensì ricorrendo agli stranieri ed “importando” in massa immigrati, senza tener conto dei costi sociali e del caos culturale intrinseco ad un simile azzardo. Tale processo viene anzi definito come «l’unica opzione a breve-medio termine», per dar apparente soluzione ad un problema che le stesse Nazioni Unite hanno contribuito a provocare, sostenendo per decenni ed ancora oggi favorendo sterili campagne abortiste ed eutanasiche, tutte protese ad una progressiva ed inarrestabile desertificazione demografica del mondo.
Non occorre tornare troppo indietro nel tempo, per trovarne conferma. Agli inizi dello scorso mese di giugno Kate Gilmore, vice-Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha paragonato le leggi statunitensi – come quelle della Louisiana, dell’Alabama, del Missouri, del Mississippi e dell’Ohio -, che hanno provvidenzialmente limitato l’accesso all’aborto, ad una forma di «tortura» e di «violenza di genere», in quanto “costringerebbero” le donne, specie quelle povere, ad optare per l’intervento clandestino.
Da notarsi come, non più tardi del marzo dell’anno scorso, lo stesso Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite abbia cercato di eliminare il «diritto alla vita» dall’art. 5 della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Non solo: in quello stesso periodo le stesse Nazioni Unite, per due volte nel giro di pochi mesi, tentarono anche di modificare l’art. 6 della Convenzione internazionale sui Diritti Civili e politici, pretendendo d’includere – incredibile a dirsi! – nel «diritto intrinseco alla vita» anche aborto, suicidio assistito ed eutanasia, offendendo il buon senso e negando qualsiasi tutela all’individuo prima della nascita, specie nel caso presentasse disabilità. Tra le indicazioni figura anche un accesso pressoché illimitato per gli adolescenti all’utilizzo di metodi contraccettivi.
Del resto, l’on. Souad Sbai, giornalista, originaria del Marocco ma da 38 anni cittadina italiana, in un’intervista al mensile Radici Cristiane, tempo fa aveva già chiaramente messo in guardia da un’accoglienza indiscriminata ed incondizionata delle masse di immigrati: «È una strategia suicida – ha dichiarato –. Le masse, che arrivano, sono troppo numerose. Non ci sarà alcuna possibilità di inserirle all’interno delle nostre società in maniera indolore. Poi c’è la totale impreparazione dei governi europei verso politiche realistiche di accoglienza.
Integrare è possibile coi piccoli numeri ed in base al principio che chi va in casa d’altri, ne accetti anche le regole. Col buonismo invece si predica la mortificazione delle culture europee in ossequio ad un presunto “rispetto” del nuovo arrivato: si parte cioè col piede sbagliato. Chi entra non viene stimolato ad integrarsi. Ci considererà deboli, sciocchi e senza nerbo. La nostra cultura sta diventando res nullius, in balia di tutti. Il relativismo, il laissez faire – specialmente verso associazioni islamiche, che ricevono finanziamenti dai regimi integralisti – sta consentendo alle masse di immigrati di avviare una vera e propria colonizzazione etnica e culturale. Nel medio periodo il prezzo che i popoli europei pagheranno sarà mostruosamente alto».
È ovvio, dunque, come l’Onu stia, ancora una volta, somministrando la medicina sbagliata ad una malattia reale. Il che non stupisce: chi si affiderebbe alle cure dello stesso medico, che ha scatenato il male? Quale credibilità può avere oggi l’Onu nel suggerire l’«immigrazione di sostituzione» come rimedio al crollo demografico provocato dalle sue stesse politiche abortiste ed eutanasiche?
Mauro Faverzani in Corrispondenza Romana