Gesù è nel Tempio, sta insegnando e la gente è attorno a Lui per sentire quelle parole nuove di amore, di speranza, di misericordia di cui sono affamati e assetati.
Parole di speranza, di amore e di misericordia di cui siamo affamati anche noi, donne e uomini di questo tempo che dire inquieto è poco.
Un tempo in cui giorno dopo giorno assistiamo ad uno smarrirsi dell’ uomo, alla perdita di riferimento di valori che sembravano certi, come quello della vita umana, di fronte alla tragedia avvenuta a Roma: uccidere qualcuno per vedere cosa si prova. Che dire, poi, del commercio della vita che si nasconde dietro l’ industria della maternità surrogata, del commercio di ovuli e di embrioni per soddisfare desideri egoistici e non naturali di paternità e maternità.
Chi può indicare la via per ritrovarsi, chi può pronunciare parole vere, liberatrici e non illusorie, chi può portarci “ buone notizie” se non chi è la buona notizia per eccellenza dell’ amore di Dio per noi?
Gesù, però, è scomodo; lo è oggi come allora, come sono scomodi quelli che prendono seriamente le sue parole e cercano di portarle nella vita.
Ecco davanti a noi l’ episodio del vangelo di oggi.
Vediamo i personaggi di questo episodio del vangelo di Giovanni.
Da una parte gli scribi e i farisei che vogliono cogliere in fallo Gesù, la donna, la folla, il Maestro.
Già, non è lui il maestro che predica la misericordia, che si siede a tavola con i pubblicani e i peccatori? Vi è un caso lampante, non vi possono essere scappatoie, la Legge è chiarissima, questa donna, che ha tradito il marito deve essere lapidata, l’ adulterio è un peccato troppo grave e chi se ne macchia deve essere eliminato, estirpato dal popolo. Vedremo come se la cava questo promotore di misericordia.
Proviamo a pensare per un attimo: Gesù che pronuncia una sentenza di morte! Forza Gesù pronunciati!
Anche noi tante volte vorremmo dei pronunciamenti di condanna da parte di Dio … ma Dio non ha fretta di condannare, anche perché Lui non ha propria voglia di condannare nessuno, è l’ uomo che si auto condanna quando si allontana da “ quella via della vita” che il Signore stesso ci indica, non per limitarci, non per privarci della nostra libertà “ ma perché siamo felici noi, i nostri figli, e i figli dei nostri figli ”.
Tutti pendono dalle labbra del maestro. Mi sembra di vedere la scena carica di tensione, e il maestro cosa fa? Prende tempo, si mette a scrivere con il dito per terra. Chissà cosa avrà mai scritto? Il Vangelo non lo dice. Qualcuno ha detto che forse scriveva i peccati di coloro che gli avevano presentato la donna, qualcun altro che questo scrivere di Gesù nella terra ci vuole ricordare che l’ uomo tratto dalla terra è immagine e somiglianza di Dio … non sappiamo. Questo prendere tempo di Gesù, questo silenzio mi ha fatto pensare a quelle parole che leggiamo e che dicono che : Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. E alla grande pazienza di Dio nei nostri confronti …
Però non si può più indugiare …
Il Signore si alza. Avrà guardato le persone che aveva davanti a Lui, lo sguardo di Gesù non si ferma al di fuori, ma vede dentro, dentro di noi: di fronte a Lui ognuno di noi è nudo, il cuore è nudo. Anche in questo momento noi siamo sotto lo sguardo del Signore, vede nel nostro cuore.
Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra … Allora le pietre cadono … nessuno di noi può dire di essere a posto di fronte al Signore, perché il suo amore è infinitamente più grande di ogni nostra risposta. Perché anche noi chissà quante volte abbiamo tradito la sua fiducia, in quella libertà che ci ha lasciato, noi incapaci di guardare in alto e scoprire, nell’ altro che sbaglia, la nostra stessa fragilità, la nostra stessa infedeltà.
Qualcuno ha scritto che a questo punto rimangono al “centro, la misericordia e la miseria”. “Nessuno ti ha condannata … neanche io … Va’ … e non peccare più”, dice Gesù . Già, la misericordia non patteggia con il peccato, lo chiama chiaramente per ciò che è, non minimizza, chiede un cambiamento serio e radicale … una nuova vita …
Questa donna che era ormai morta viene restituita alla vita e alla sua dignità, come è avvenuto Domenica scorsa nella parabola del Padre misericordioso … è “ una risurrezione” potremmo applicare anche a questa donna le parole che venivano dette domenica scorsa a proposito del figlio tornato a casa: “ era morto ed è ritornato in vita”.
Allora noi che tanto spesso siamo giudici impietosi, censori terribili nei confronti di chi sbaglia esaminiamo noi stessi e vediamo se non troviamo in noi nessun peccato, ci renderemo conto che tutti siamo bisognosi di misericordia, faremo un bel bagno di umiltà, riprenderemo consapevolezza di un amore che ci sovrasta, nei confronti del quale siamo sempre debitori. Ci renderemo conto che il Signore ci vuole fare grazia, senza pensare che il male commesso sia una cosa da non considerare o una cosa da niente. Sapremo guardare gli altri con lo stesso sguardo che Gesù rivolge su ciascuno di noi e afferreremo quella mano che Egli ci tende perché torni a splendere la nostra immagine e somiglianza di Dio.
Deo gratias, qydiacdon.