Informazioni, disinformazioni, verità, mezze verità, menzogne, sembrano mescolarsi nella strategia di comunicazione della Santa Sede. La storia della Chiesa viene scritta da interviste, discorsi improvvisati, articoli su blog paraufficiali, indiscrezioni mediatiche, lasciando il libero campo a tutte le interpretazioni possibili e facendo sorgere il sospetto che la confusione sia pianificata.
Due esempi recenti. Il primo riguarda il caso dell’estromissione, nel 2012, del presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi. Nell’ultimo libro di Benedetto XVI, le Ultime conversazioni con Peter Seewald, il “Papa emerito” assume su sé stesso la responsabilità dell’allontanamento di Gotti Tedeschi, dovuto, a quanto egli afferma, alla necessità di «rinnovare i vertici» della Banca Vaticana. Ma il segretario del dimissionario Pontefice, mons. Georg Gänswein, ha a suo tempo dichiarato che lo stesso Benedetto XVI era all’oscuro di questa estromissione e «restò sorpreso, molto sorpreso per l’atto di sfiducia al professore». Andrea Tornielli, il 22 ottobre del 2013, ne riferì con un articolo dal titolo Benedetto XVI fu molto sorpreso della cacciata di Gotti Tedeschi.
Il 9 settembre del 2016 stesso vaticanista, senza rilevare alcuna contradditorietà, presenta la nuova versione, con il titolo Ratzinger: fu mia l’idea di cambiare i vertici dello Ior nel 2012. Qual è la verità? Di sicuro qualcuno mente e la confusione resta.
Più grave è il secondo caso. Il 5 settembre è stata pubblicata dal sito Infocatolica una lettera che Papa Francesco ha inviato ai vescovi della regione pastorale di Buenos Aires – in risposta al documento Criterios básicos para la aplicación del capítulo VIII de Amoris laetitia (Criteri fondamentali per l’applicazione del capitolo VIII di Amoris laetitia).
Nel documento, che intende fornire al clero alcuni criteri in relazione all’ottavo capitolo dell’esortazione, i vescovi argentini affermano che, in base alla Amoris laetitia, i divorziati risposati, possono accedere alla Comunione sacramentale anche quando convivono more uxorio, senza l’intenzione di praticare la castità. Papa Francesco ha espresso il suo apprezzamento per questa indicazione, scrivendo ai presuli che «il testo è molto buono e spiega in modo eccellente il capitolo VIII di Amoris laetitia. Non c’è altra interpretazione. E sono sicuro che farà molto bene». Si sono immediatamente aperte le polemiche e la lettera pontificia è misteriosamente scomparsa dal sito, tanto che molti ne hanno messo in dubbio l’esistenza, finché l’Osservatore Romano ne ha confermato l’autenticità. «Non c’è altra interpretazione».
La posizione di Papa Francesco sui divorziati risposati, già espressa nel volo di ritorno dall’isola di Lesbo, a questo punto sembra definitivamente chiara. Ma se questo è il suo pensiero, perché affidarlo a una nota a piè di pagina nell’Amoris laetitia e ad una lettera privata destinata a non essere pubblicata, invece di affermarlo in maniera chiara ed esplicita? Forse perché in questo modo la contraddizione con il Magistero perenne della Chiesa sarebbe pubblica e formale, mentre si vuole arrivare a mutare la dottrina della Chiesa in maniera ambigua e surrettizia?
L’impressione è di trovarci di fronte ad una manipolazione delle informazioni che produce all’interno della Chiesa proprio quelle tensioni e divisioni che il Papa ha lamentato nel suo discorso a Santa Marta del 12 settembre: «Divisioni ideologiche, teologiche, che lacerano la Chiesa. Il diavolo semina gelosie, ambizioni, idee, ma per dividere (…) Le divisioni fanno sì che si veda questa parte, quest’altra parte contro di questa e contro di… Sempre contro! Non c’è l’olio dell’unità, il balsamo dell’unità».
Le divisioni però nascono dal linguaggio biforcuto del demonio e sono vinte innanzitutto dalla verità; la verità della fede e della morale, ma anche quella verità del linguaggio e dei comportamenti, che significa rinuncia ad ogni bugia, falsificazione, reticenza, seguendo l’insegnamento del Vangelo «Sia la vostra parola sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno» (Mt 5, 37).
(Roberto de Mattei)