Caro Padre Angelo,
Sono Emanuele ho 18 anni e le scrivo perché dopo un periodo lontano dalla fede, sto provando a riavvicinarmi a questa, e per farlo, sto cercando di dare risposte a molte domande che ho a riguardo!
Una tra queste è a proposito della creazione… La scienza ha prove che i primi esseri che si svilupparono sulla terra erano dinosauri, e che successivamente nacquero gli ominidi dai quali discendiamo…
Come può questo coincidere con quanto scritto nella Bibbia ovvero sulla creazione di Adamo ed Eva dai quali discenderemmo?
Io spero vivamente lei possa darmi le risposte che cerco!
Un abbraccio,
Emanuele
RISPOSTA DEL SACERDOTE
Caro Emanuele, […]
il 30 giugno 1909 la Commissione Biblica emanò un decreto sul carattere storico dei primi tre capitoli della Genesi.
Tenendo conto che quanto ti presento è stato scritto più di un secolo fa ti puoi accorgere come già a quei tempi la Chiesa fosse molto saggia nella lettura dei testi sacri, evitando fondamentalismi ben vivi in alcuni protestanti, soprattutto evangelici.
In questo decreto si respingono alcune interpretazioni che vorrebbero ridurre i primi racconti della Genesi:
1) a miti orientali semplicemente purgati dal politeismo e adattati alla religione ebraica;
2) ad allegorie o simboli di verità religiose e filosofiche, cui non corrisponderebbe un fondamento oggettivo nella realtà (cioè i fatti);
3) a leggende parzialmente inventate a scopo didattico e formativo.
In particolare il decreto presenta un elenco di fatti sui quali non è possibile avere dubbi.
Eccoli:
1) la creazione di tutte le cose, fatta da Dio all’inizio del tempo;
2) la creazione speciale dell’uomo;
3) la formazione della prima donna dal primo uomo;
4) l’unità del genere umano;
5) la felicità originale dei progenitori, in uno stato di giustizia, integrità e immortalità;
6) il comando dato da Dio all’uomo per provarne l’obbedienza;
7) la trasgressione del comando divino, per istigazione del diavolo sotto apparenza di serpente;
8) la caduta dei progenitori dallo stato primitivo di innocenza;
9) la promessa del futuro riparatore.
Sulle modalità in cui questi fatti si siano avverati il medesimo decreto scrive:
QUESTIONE VII: Nello scrivere il primo capo della Genesi non fu intenzione del Sacro Autore di insegnare alla maniera scientifica l’intima costituzione delle cose visibili e l’ordine completo della creazione, ma piuttosto di dare al suo popolo una nozione popolare, come comportava il comune parlare di quei tempi, adattata ai sensi e alla portata di quegli uomini.
Perciò nella sua interpretazione non si deve cercare con precisione e sempre la proprietà del linguaggio scientifico.
QUESTIONE V: Non si devono prendere sempre e necessariamente in senso proprio tutte le singole parole o frasi che occorrono nei suddetti capitoli; sarà quindi lecito staccarsi da tal senso quando le stesse locuzioni usate appaiono chiaramente improprie o metaforiche, oppure antropomorfiche, e quando una ragione proibisca di tenere il senso proprio o una necessità costringa ad abbandonarlo.
QUESTIONE IV: Nell’interpretare quei passi che i Padri e i Dottori intesero in modo diverso, senza dare alcunché di certo e definito, è lecito seguire e difendere la sentenza che a ciascuno sembra prudentemente dimostrabile, salvo il giudizio della Chiesa e conservando l’analogia della fede.
QUESTIONE VIII: Nella denominazione e distinzione dei sei giorni, di cui si parla nel primo capo della Genesi, si può prendere la parola yôm (giorno) sia in senso proprio, come giorno naturale, sia in senso improprio per un certo spazio di tempo, ed è lecito disputare liberamente su tale questione.
La Pontificia Commissione Biblica in una lettera approvata dal Papa il 16.01.1948 al Card. Suhard, Arcivescovo di Parigi, scrive: “Assai oscura e complessa è la questione delle forme letterarie dei primi undici capitoli della Genesi. Tali forme letterarie non corrispondono a nessuna delle nostre categorie classiche e non possono essere giudicate alla luce dei generi letterari greco-latini o moderni. Non si può dunque negarne o affermarne la storicità in blocco, senza applicare loro indebitamente le norme di un genere letterario sotto il quale non possono essere classificate… Dichiarando a priori che i loro racconti non contengono della storia nel senso moderno della parola, si lascerebbe facilmente intendere che non ne contengono in nessun senso, mentre invece essi riferiscono in un linguaggio semplice e figurato, adattato alle intelligenze di una umanità meno progredita, le verità fondamentali presupposte all’economia della salvezza, e in pari tempo la descrizione popolare delle origini del genere umano e del popolo eletto”.
L’Enciclica Humani generis di Pio XII (12 agosto 1950) ribadisce che “gli undici primi capitoli della Genesi, benché propriamente parlando non concordino con il metodo storico usato dai migliori autori greci e latini o dai competenti del nostro tempo, tuttavia appartengono al genere storico in un senso vero, che però deve essere maggiormente studiato e determinato dagli esegeti; i medesimi capitoli con parlare semplice e metaforico, adatto alla mentalità di un popolo poco civile, riferiscono sia le principali verità che sono fondamentali per la nostra salvezza, sia anche una narrazione popolare dell’origine del genere umano e del popolo eletto.
Se qualche cosa gli antichi agiografi hanno preso da narrazioni popolari (ciò che può essere concesso), non bisogna mai dimenticare che essi hanno fatto questo con l’aiuto della ispirazione divina, che nella scelta e nella valutazione di quei documenti li ha premuniti da ogni errore.
Quindi le narrazioni popolari inserite nelle S. Scritture non possono affatto essere poste sullo stesso piano delle mitologie o simili, le quali sono frutto più di una accesa fantasia che di quell’amore alla verità e alla semplicità che risalta talmente nei Libri Sacri anche dell’Antico Testamento, da dover affermare che i nostri agiografi sono palesemente superiori agli antichi scrittori profani”.
Pertanto, salve alcune verità fondamentali descritte sopra, puoi accogliere sulla genesi del mondo tutto quello che di ragionevole dice la scienza.
Tra fede e scienza – se bene intese – non vi è alcuna contraddizione perché il testo sacro non ha intendimenti prettamente scientifici ma salvifici.
In altre parole la sacra Scrittura vuole ricordare il progetto di Dio sulla creazione dell’uomo, la realtà del peccato e la promessa del Redentore.
Ti auguro di progredire nella tua ricerca di Dio e nell’approfondimento della fede. Per questo ti assicuro oltre al ricordo nella Messa che tra breve celebrerò anche la mia preghiera. Ti benedico e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo in Basta Bugie 595, Gennaio 2019