La domanda potrebbe apparire retorica, ma questo è quanto viene da pensare nel leggere le nuove raccomandazioni dell’OMS in materia di gestazione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti appena pubblicato un documento nel quale si sostiene la necessità di raddoppiare le visite cui la gestante deve sottoporsi nel corso dei nove mesi di gravidanza: non più quattro, bensì ben otto. Praticamente una visita al mese, su per giù.
Le nuove scadenze per i controlli sono: la prima visita entro i tre mesi e poi a 20, 26, 30, 34, 36, 38 e 40 settimane di gestazione. Ma, attenzione, sottolinea ancora l’OMS, entro le 24 settimane va anche fatta un’ecografia per valutare eventuali anomalie fetali. Si sa, nel caso il bimbo non fosse perfetto, si può sempre decidere di abortire: in Italia questo è possibile in virtù della legge 194/78 che va sotto il nome di: “Tutela sociale della maternità e interruzione volontaria di gravidanza”. Un giro di parole in perfette salsa “neolinguese” che, dall’entrata in vigore, ha decretato la morte di circa sei milioni di italiani.
Questi nuovi provvedimenti sono legati al fatto che l’OMS ha rilevato come lo scorso anno, nel mondo, 303mila donne siano morte per cause legate alla gravidanza e con loro – scrive l’Ansa – «2,7 milioni di bambini sono morti nei primi 28 giorni di vita e 2,6 milioni sono nati già morti». Dei bambini uccisi con l’aborto non si fa menzione, chissà come mai: si tratta di un vero e proprio genocidio censurato, che causa la morte di 56 milioni di persone ogni anno (circa 106 omicidi al minuto).
Anthony Costello, direttore dell’ufficio Salute neonatale e materna dell’Oms, ha spiegato con queste parole la scelta dell’Organizzazione: «Un maggior numero di contatti tra le donne e gli operatori sanitari lungo tutta la gravidanza facilita l’adozione di misure preventive (sarebbe il cosiddetto aborto terapeutico?, ndR), l’individuazione di rischi, riduce le complicanze e migliora le disuguaglianze nell’assistenza. L’assistenza per le donne alla prima gravidanza è fondamentale, e determina anche quella delle successive». Difficile non cogliere, dietro tutto questo, una spinta abortista.
Leggendo le nuove direttive dell’OMS viene dunque veramente da chiedersi se la gravidanza è una malattia – da rifuggire e non replicare più di una o due volte nella vita, pena lo stigma sociale di “genitori irresponsabili” – e il bambino un problema. Il tutto perché vengono dimenticati due aspetti fondamentali: innanzitutto il fatto che fin dal concepimento si è davanti a una nuova vita, che un eventuale aborto va ad uccidere nella fase in cui è più debole e senza voce; in secondo luogo che la gravidanza è un momento assolutamente normale nella vita di una donna, il cui corpo è perfettamente pensato per accogliere dentro di sé una nuova creatura. Naturalmente la scienza può aiutare molto nel salvare delle vite e nel favorire il benessere di altre, ma è sempre necessario prestare attenzione ai confini che essa ha. Il passo tra un utilizzo sano e coscienzioso delle acquisizioni scientifiche e la deriva eugenetica (con cui fa il paio il delirio di onnipotenza) è breve.
Infine, un’ultima considerazione: se l’OMS ci tiene così tanto alla vita delle persone, perché non si pronuncia contro l’aborto, che di morti ne causa molti di più della gravidanza?
Teresa Moro
Fonte: Ansa