Tutto il capitolo 11 della lettera agli Ebrei parla della fede e traccia anche la sintesi attraverso tutta una galleria di personaggi di un cammino che interseca la storia biblica. “ Questa fede non si rivela attraverso fatti o episodi anonimi, ma attraverso la scelta e la perseveranza coraggiosa e eroica di credenti” (Fabris).
Alla domanda: Credere in qualcosa o in qualcuno? Dei ragazzini di terza media hanno dato questa risposta:…
La cosa è diversa rispetto a una persona che crede in qualcuno. Nel primo caso si ha la fede in qualcosa che non è vivente, nel secondo caso si crede in qualcuno, una persona vivente che pensa … Giada.
La fede in qualcuno è credere in Dio, non lo vediamo, non lo sentiamo ma comunque noi crediamo. La fede in qualcuno per esempio è come fidarsi di un amico. Puoi dirgli i segreti e sapendo che non lo dice e nessuno perché ti fidi di lui, di lei … Giulia.
Dalla lettera Apostolica Porta Fidei … di Benedetto XVI
… “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene persino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi sembra più esser e così così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi che ha toccato molto persone…
Leggiamo cosa dice sempre il Papa nel documento d’indizione dell’Anno della Fede … Il cuore indica che il primo atto con cui si viene alla fede è dono di Dio e azione della grazia che agisce e trasforma la persona fin nel suo intimo. Il cristiano non può più pensare che credere sia un fatto privato. La fede è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui. E questo “stare con Lui” introduce alla comprensione delle ragioni per cui si crede. La fede, proprio perché è un atto della libertà, esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede. ( …)La stessa professione della fede è un atto personale ed insieme comunitario. È la Chiesa, infatti, il primo soggetto della fede. Nella fede della Comunità Cristiana ognuno riceve il Battesimo, segno efficace dell’ingresso nel popolo dei credenti per ottenere la salvezza.
Scrive il cardinale Giacomo Biffi:
C’è chi pensa che aver fede sia qualcosa di fortuito e, tutto sommato, d’irrilevante (press’ a poco come avere i capelli rossi o gli occhi grigi). Qualcuno è dell’avviso che il credere sia magari anche una fortuna, ma una fortuna del tutto causale (come far soldi al “gratta e vinci). I più comunque ritengono sia qualcosa di marginale nell’esistenza dell’uomo.
Gesù che è il solo maestro che non delude non è di questo parere. Egli mette in relazione la fede con la salvezza: per lui è dunque qualcosa di sostanziale, qualcosa di necessario se non si vuole che la nostra avventura umana finisca in un fallimento.
Non si può dunque parlare di fede, se insieme non si parla del fatto che abbiamo tutti bisogno di essere salvati.
Da che cosa?
[ Oggi nessuno sente bisogno di essere salvato, mentre tutti cerchiamo di essere noi gli artefici della nostra salvezza, tranne quando non riusciamo a realizzare quanto vorremmo].
Salvati prima di tutto dall’insignificanza nostra e dell’universo: ha uno scopo la nostra venuta al mondo? Salvati dall’indegnità morale che più o meno ci contamina tutti. (“ salvati dai nostri peccati”, come dice il linguaggio cristiano ).
Salvati dalla prospettiva che la morte coincida con il nostro annientamento: prospettiva che già adesso vanificherebbe tutti i nostri atti, perché se viviamo per andare a finire nel niente viviamo già adesso per niente. La fede ci salva da tutti questi guai.
Poniamoci quindi alcune domande:
- Pensiamo che sia reale solo ciò che vediamo e tocchiamo?
- Credere è ragionevole? Perché?
- Credere in qualcosa o in qualcuno?
- Gesù Cristo chi è per me?
RIFLESSIONE
Certamente è facile ritrovarsi nell’analisi che viene fatta dal documento d’indizione dell’Anno della Fede. Che, di fatto, la fede sia data qualcosa come scontato, è un dato. In realtà non credo sia così, ma soprattutto anche per chi si dice cristiano, forse è il caso di riflettere su quali verità della fede cristiana crede. Proviamo a pensare al discorso stesso della Risurrezione e non solo della risurrezione di Gesù, ma anche della nostra. San Paolo dice: “ Se Cristo non fosse risorto, la nostra fede è inutile”.
Che sia cambiato un contesto anche questo è innegabile! Dal momento che oggi viviamo in un contesto culturale e religioso molto frammentato, è andata in crisi anche un’identità che era legata e si richiamava anche ai contenuti della fede! Pensiamo a tutto il dibattito che ruota attorno alla famiglia, in cui viene messa in discussione la famiglia fondata sul matrimonio e sull’ unione fra un uomo e una donna.
Si tende quindi a ridurre la fede e a confinarla nel privato.
La lettera agli Ebrei, con la sua affermazione, ci invita a fare una riflessione che ha alla base la domande che ci siamo posti. Quante volte ci si sente dire, ma sarà poi vero questo Dio che non si vede esista veramente?
Vi possono essere realtà vere che però non sono visibili? La risposta è certamente sì e noi ne facciamo continuamente esperienza, anche se non ne siamo sempre consapevoli! Esempi: i pensieri, l’amore!
Ci viene anche detto che la fede non è qualcosa di statico, di dinamico.
Anche questo credo che ci complichi un po’ la vita. Noi siamo cercatori di sicurezze! Vi è un dinamismo della fede che amplia il nostro orizzonte e invita a guardare al futuro a quelle realtà sperate … invisibili. La scrittura nel descrivere l’atteggiamento dei padri, dei patriarchi, Abramo, Mosè accentua molto questo aspetto. Guardando alle realtà promesse, quelle ultime possono perseverare nella loro scelta di fede.
Una perseveranza che è richiesta a tutti. Ciascuno di noi sarà chiamato a compiere il suo atto di fede nel momento del passaggio, alla fine di questa nostra esperienza di vita umana, terrena.
Dietro alla domanda: “E’ ragionevole credere?” Si nascondono almeno due obbiezioni:
- Che fede e ragione non siano compatibili
- Che fede e scienza non siano compatibili.
In realtà non è così.
- La fede è un atto libero e volontario e credere non è contro l’intelligenza umana. Intelligenza e volontà poi cooperano assieme alla Grazia di Dio, attraverso questo ciascuno di noi, liberamente dice di sì a Dio che si rivela.
- Anche se la fede si colloca a un livello più alto, non vi può essere opposizione, poiché è sempre lo stesso Dio che facendosi conoscere, comunicando la fede ha donato anche la ragione.
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