“Nessuno ha un amore più grande di questo:
dare la vita per i propri amici”. (Gesù)
Kimba era uno degli elefanti più grossi dell’Africa. Ed era anche il più saggio e il più forte, perciò tutti lo avevano scelto come capo del branco. Kimba era sempre attento a qualunque pericolo che potesse presentarsi. Guidava il branco ai pascoli migliori, dove c’era l’erba più gustosa e i rami più teneri. Quando faceva molto caldo, li portava ai migliori laghetti e là bevevano e si bagnavano.
Di notte, Kimba faceva la guardia perché tutti potessero dormire tranquilli. Quando sorgeva qualche problema, tutti guardavano Kimba, e la sua serenità tranquillizzava tutto il branco. Ma c’era un pericolo che terrorizzava tutti: l’uomo bianco.
Se fosse riuscito a scoprirli, non avrebbe esitato ad ucciderli tutti per strappare le loro preziose zanne d’avorio. Kimba non cessava di vigilare, e appena intuiva la presenza dell’uomo bianco conduceva il branco in un luogo sicuro.
Ma un giorno accadde l’inevitabile.
Un gruppo di cacciatori li colse di sorpresa, mentre gli elefanti si rifugiavano in un bosco vicino presso il fiume Eronko, Kimba affrontò i cacciatori, lanciandosi contro di loro. Nonostante gli spari, non si fermò. Riuscì a farli fuggire, ma rimase ferito.
Con grande difficoltà, ritornò dove stava il branco per tranquillizzarlo. I cacciatori circondarono il bosco. Il branco di Kimba non aveva scampo. L’unica via d’uscita era il fiume Eronko, ma era impossibile attraversarlo. Ormai era notte e i cacciatori si accamparono attorno al bosco. Al sorgere del sole li avrebbero uccisi.
Tutti guardavano angosciati Kimba, che giaceva a terra ferito.
La situazione era disperata. Dopo un lungo silenzio, Kimba si alzò come potè e si diresse verso un grande albero che si innalzava vicino al fiume. Con la sua testa cominciò a spingerlo con tutte le sue forze. Gli altri compresero la sua idea e lo aiutarono a spingere. Dopo molti sforzi, il grande albero cadde attraverso il fiume, facendo da ponte tra le due rive.
Uno per uno, tutti attraversarono il fiume.
Ad ogni passaggio di elefante, l’albero scricchiolava sempre di più. Kimba rimase ultimo. Aveva perso molto sangue ed era sfinito. Dall’altra sponda, tutti tenevano gli occhi fissi su di lui. Come potè, cominciò ad attraversare il fiume. Ma l’albero non resistette al peso e si spaccò in due.
Kimba cadde nel fiume gonfio di acqua e morì.
Ma tutto il branco si era salvato grazie a lui. Il mattino seguente i cacciatori non trovarono più alcun elefante nel bosco, e non sapevano spiegarsi come mai.
Trovarono solo tracce di sangue alle radici dell’albero sradicato.
(Da “C’era una volta al catechismo” di Josè Real Navarro)