Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Parola del Signore
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Abbiamo davanti a noi e ascoltato la parola beato ripetuta più volte in questo discorso di Gesù. Questo termine non si trova solo nel Vangelo di Matteo e di luca. Vi è quella rivolta a Pietro ad esempio, sempre nel Vangelo di Matteo: “Beato te, Simone figlio di
Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato”(16,17).
Nel Vangelo di Luca la beatitudine che Elisabetta pronuncia rivolta a Maria, “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” poi nella bellissima preghiera del magnificat: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
Nel Nuovo Testamento se ne contano una trentina diverse e una cinquantina in totale di questo vocabolo.
Ma che significato ha questo termine? Dal latino beatus, deriva dal verbo beare, “dare felicità” e significa “beato, felice”. Ci siamo poi chiesti mai seriamente cosa può rendere felici?
Molti adulti e giovani e adolescenti pensano che la felicità la ricchezza renda felici, una bella casa, un’auto potente e di grossa cilindrata, la carriera, il successo, insomma essere sulla ribalta del mondo acclamati e osannati.
Anche i ragazzini possono cadere in questo equivoco pensando che siano i giocattoli, bibite, dolciumi, insomma siano le cose che rendano felici. Gesù spiazza iniziando con i poveri.
Allora voglio raccontare questo piccolo episodio.
Nitsara è una ragazzina non cristiana, ma che vive sotto l’influenza delle sue amichette cristiane, la zia le regala una scatola di pasticcini di cui è ghiotta. Li vorrebbe mangiare tutti, ma le sue due sorelline vedono la scatola e le chiedono i pasticcini. Lei li divide con loro, ma vede che la bambina della casa accanto le sta guardando, così chiama anche lei. Alla fine, dice, per me ne rimase solo uno, ma nel cuore sentivo una gioia grande, più grande che se li avessi mangiati tutti. ( Si vede che le sue amichette cristiane erano state brave )
San Paolo direbbe: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”.
L’ enciclopedia Treccani definisce beato: “Stato di piena, perfetta e costante felicità, specialmente quella delle anime elette in Paradiso, conseguente al possesso del Sommo Bene”
Per dirlo con altre parole è beato/felice colui che fa’ la volontà di Dio, che significa seguire Gesù, il Vangelo e arrivare a casa: in Paradiso.
Gesù definisce “beati”, ovvero “eletti da Dio”, i poveri, gli oppressi, i perseguitati. Insomma gli ultimi, gli scarti dell’umanità. E poi i miti ed i portatori di pace. I giusti.
Quella delle Beatitudini è una via che il cristiano, pure attraverso difficoltà, contraddizioni, nonostante cada tante volte nel peccato , deve sforzarsi di seguire.
In questa Eucaristia chiediamo a Gesù che ci sostenga e ci guidi.
Deo gratias semper, qydiacdon