Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Ci stiamo avvicinando alla festa che è, forse, quella più amata dell’anno, anche se la festa più importante per il cristiano è la Pasqua: il Natale! Del Natale vengono date tante caratterizzazioni: festa che riunisce le famiglie, cosa che forse non sarà possibile a tutti quest’anno grazie alle pasticciate limitazioni che ci sono state imposte, alle quali ci adegueremo, ma che richiedono una guida di lettura per il modo in cui sono formulate. Festa di luci, ma di quali luci stiamo parlando? Quelle belle e gradevoli con cui si sono rivestiti i nostri paesi, molto belle, ma ci chiediamo cosa vogliono esprimere, cosa significano? Di quale luce stiamo parlando? Viene una luce diversa, nuova capace di illuminare di senso la vita dell’ uomo e di rispondere alle sue attese.
Potremmo anche definirla festa dei buoni sentimenti, perché sembra aleggiare nell’aria qualcosa di indefinibile che intenerisce e predispone i cuori all’incontro aperto, solidale, amicale. Si potrebbero trovare tante altre caratterizzazioni. A me piace quella della speranza. Sì il Natale che si avvicina è la festa della speranza.
Che oggi vi sia bisogno di speranza perché la paura sta paralizzando il mondo, la vita delle persone, gli affetti familiari, l’economia, e la dimensione stessa della libertà ve ne è più che bisogno. Ma di quale speranza stiamo parlando?
Una speranza fondata su parametri umani, medici scientifici? Una speranza fondata su un vaccino che possa porre fine a questa situazione, anche se le notizie su questa “risorsa” sono contraddittori. Una speranza fondata solo su criteri umani? Non è questa la nostra speranza, anche se la nostra umanità ne viene coinvolta completamente e totalmente attraverso la figura di una donna: Maria che si rende disponibile a una speranza più grande di quella che l’uomo può costruire da solo con le proprie capacità e la propria intelligenza.
L’ uomo fa i suoi piani che valgono fino a quando qualcuno un po’ più grande non porta avanti i suoi!
E’ quanto accade nella prima lettura al re Davide. Davide vuole costruire un tempio al Signore per custodire l’Arca dell’Alleanza che è sotto una tenda. Natan, profeta, lo sostiene in questo suo progetto, ma tutti e due hanno fatto i conti senza il padrone di casa: il Signore. Infatti sarà il Signore ti annuncia che farà a te una casa. “Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.”
Ecco come le speranze dell’uomo, la sua sicurezza costruite sulla sabbia e hanno bisogno di diventare roccia. Un po’ come le nostre sicurezze in cui si pensa di dominare e risolvere tutto con la scienza. La scienza è una buona cosa, quando è buona, e non sempre lo è, ma ha il limite dell’intelligenza umana che non può cogliere tutto e che comunque sempre parziale.
MA COM’E’ LA SPERANZA CHE IL NATALE CI DICE ?
E’ una speranza piccola come un bambino, minuscolo e fragile, bisognoso. Una speranza che si affaccia alla porta della nostra vita, bussa, chiede di entrare e di essere accolta, che ha bisogno della collaborazione dell’uomo. Essa viene dall’alto, da dove l’ uomo non può avere accesso se non apre il suo cuore alla fede, la invoca, la desidera, l’ama.
E’ una speranza umile, come lo sono Maria e Giuseppe. Talmente umile che può essere rifiutata “non c’era posto per loro” ci ricorderà l’evangelista, ma rifiutarla significa non avere un orizzonte al quale volgersi.
E’ una speranza vera, concreta, che cambia tutta la visione della nostra vita perché risponde al nostro desiderio di eternità, di vita, di felicità.
Grazie Gesù perché in te continuiamo a sperare, credere, anche se ancora in cammino dobbiamo superare prove e sofferenze, ma guardando a te non siamo disperati, ma certi del futuro che comunque ci attende.
Deo gratias, qydiacdon