Il predicatore di odio più famoso d’Inghilterra, Anjem Choudary, è tornato in libertà. Un segno di debolezza dello Stato, secondo le associazioni che si battono contro il radicalismo islamico. Per gli osservatori più attenti, Choudary è un crocevia di associazioni che mirano all’islamizzazione, “l’estremista più pericoloso della Gran Bretagna”
“L’estremista più pericoloso della Gran Bretagna” è di nuovo in libertà da qualche giorno. Anjem Choudary, il predicatore d’odio che ha fatto del Regno Unito la base della missione d’islamizzare, l’Occidente è da una manciata di ore fuori dalla galera, rilasciato prima di aver scontato tutta la pena. Choudary, balzato agli onori della cronaca per le manifestazioni anti-occidentali organizzate in lungo e in largo il Paese, portavoce di Islam4Uk, predicatore d’odio, mentore di oltre cento jihadisti inglesi condannati, tra cui il killer del ponte di Londra, Khuram Butt, è l’uomo che ha avuto più influenza sui terroristi a casa della Regina negli ultimi vent’anni.
L’auto che trasportava Choudary è stata ripresa mentre lasciava la prigione scortata dalle auto della polizia, poco dopo le 4 del mattino di venerdì. E seguita fino al luogo in cui egli trascorrerà diversi mesi sotto sorveglianza, ha lasciato che Choudary venisse immortalato mentre sorrideva ai fotografi. Il costo, sulle spalle dei contribuenti britannici, per tenerlo sotto controllo, dovrebbe superare i 2 milioni di sterline (€ 2,25 milioni) l’anno, a fronte delle 50,000 (€ 57,000) per trattenerlo ancora in prigione.
Fiyaz Mughal, direttore del Faith Matters, gruppo anti-estremismo, ha dichiarato che la pena avrebbe dovuto essere scontata appieno. “Il rilascio anticipato di Choudary invia un messaggio di debolezza all’interno del nostro Stato”. Prima del rilascio, il ministro delle prigioni, Rory Stewart, aveva dichiarato che Choudary, nonostante i due mesi in galera era rimasto una figura “veramente pericolosa”. Tuttavia, l’ex commissario di polizia della Metropolitan ed ex capo nazionale della polizia anti-terrorismo del Regno Unito, venerdì, il giorno del rilascio, ha dichiarato pubblicamente che era bene non esagerare circa l’importanza di Choudary. Cosa che ha fatto tranquillamente il primo ministro, Theresa May.
Le autorità dell’antiterrorismo inglese non riescono, invece, a sottovalutare il rilascio del pericoloso terrorista, che non solo durante la prigionia ha continuato a tessere la rete di seguaci, ma che ora potrà meglio esercitare le sue doti di persuasore. Choudary, 51 anni, figlio di pakistani, ha attivamente promosso l’islam in Gran Bretagna per oltre tre decenni. Nel 1986, Choudary e un noto predicatore in esilio, Omar Bakri Mohammed, fondarono il gruppo islamista, al-Muhajiroun (in arabo immigrati), una rete di jihadisti salafiti determinati a diffondere la legge della shariʿah in tutta la Gran Bretagna. Al-Muhajiroun – che gioì degli attentati jihadisti del settembre 2001 contro gli Stati Uniti – è stato bandito dal Regno Unito nel gennaio 2010. Ma al-Muhajiroun si è reinventato, dopo poco, in una serie di associazioni che si differenziano tra loro solo nel nome, ma hanno la medesima anima. Tra queste ricordiamo Islam4UK, Call to Submission, Islamic Path, Islamic Dawa Association, London School of Sharia, Muslims Against Crusades e Need4Khalifah e tutte poi proscritte.
Un rapporto investigativo del 2013 ha concluso che al-Muhajiroun, sotto l’egida di Choudary, è stato il passepartout inglese per una enorme rete mondiale per il terrorismo islamico. Mentre uno studio del 2014 del londinese Henry Jackson Society, think tank sostenuto da politici della sinistra inglese, ha rilevato che ben un terrorista su cinque – condannato in Gran Bretagna – ha avuto legami con al-Muhajiroun. Poche settimane fa, invece, durante un dibattito alla Camera dei Lord, Lord Anderson, un ex revisore delle leggi sul terrorismo per il partito laburista, ha affermato che l’attuale legislazione britannica è incapace di trattare con i radicali islamici, aggiungendo che “ben il 25% dei jihadisti britannici condannati tra il 2001 e il 2015 erano associati alle organizzazioni legate e gestite da Choudary, superando il 10% di al-Qaeda e il 5% di ISIS, o Daesh. Le sue organizzazioni hanno anche avuto una grande influenza nell’Europa settentrionale, sebbene la polizia abbia riferito le sue attività al Crown Prosecution Service per 10 volte tra il 2002 e il 2015”.
Per anni, Choudary, ex avvocato di formazione, è riuscito a non essere colpito dalla legge, rimanendo in bilico tra la sottile linea della retorica terroristica del suprematismo islamico e il diritto alla libertà di parola. Choudary, che ha predicato perché la bandiera dello Stato Islamico venisse issata su Downing Street e Buckingham Palace trasformata in moschea, ha operato indisturbato senza passare per le aule di giustizia. Solo quando a settembre del 2014 ha pubblicamente promesso fedeltà allo Stato islamico eleggendo Abu Bakr al-Baghdadi “il califfo di tutti i musulmani e il principe dei credenti”, e quando sono state scoperte le riprese di alcune sue conferenze pubblicate su YouTube tra giugno 2014 e marzo 2015, l’attenzione nei suoi confronti è cambiata. Il 25 settembre 2014, Choudary e Mohammed Mizanur Rahman, sono stati tutti accusati ai sensi dell’articolo 12 del Terrorism Act di incoraggiare il sostegno allo stato islamico. Choudary è stato accusato di avere legami con ben 500 jihadisti che hanno poi lasciato la Gran Bretagna per unirsi all’Isis. Ma con le manette al polso l’unica dichiarazione che fece è stata, “proseguirò in prigione, radicalizzerò tutti in prigione”. Inoltre, secondo quanto riporta la BBC, Choudary s’è rifiutato di prendere parte ai programmi di de-radicalizzazione in carcere.
L’ex membro di al-Muhajiroun, Adam Deen, oggi direttore del think tank contro il terrorismo islamico, Quilliam, ha ammonito come “non solo uscendo di prigione prima Choudary stia ottenendo ancora più credibilità agli occhi dei suoi seguaci”, ma che ogni sorta di restrizione sarà facilmente arginabile: “troverà un modo per avere sempre più impatto”.
Ci tengono a far notare, inoltre, i funzionari dell’antiterrorismo che il nostro uomo non sia uno sprovveduto, anzi. Non soltanto ha studiato, ma è ben consapevole di ciò che la legge gli consente di dire e cosa no. Raramente oltrepassa la linea, sa come non mettersi nei guai. E il modo in cui è stato reperito il materiale sul suo conto dalle forze dell’ordine è stato altamente fortunoso.
Choudary sta ora valutando anche la possibilità di intentare una causa legale per le rigide condizioni del suo rilascio: sostiene che la libertà condizionale a cui da qualche giorno è sottoposto violi i suoi diritti umani.
Lorenzo Formicola in La NBQ