La Conferenza dei vescovi della Chiesa d’Inghilterra ha promosso una iniziativa che si chiama “affermazione della fede battesimale”. Nella cerimonia la Chiesa d’Inghilterra benedice la nuova vita e viene imposto al transessuale un nuovo nome. Un para-battesimo che rovescia esattamente il significato dell’autentico battesimo. Infatti incardina ancor di più la persona nel peccato e nega l’identità che Dio ha voluto per ognuno di noi.
Siamo onesti. Se un uomo diventa “donna” cambia nome, giusto? E dunque occorre battezzarlo di nuovo perché il vecchio nome di battesimo è ormai scaduto. E’ questione di logica, tutto qui. Questa è la bellissima trovata della Chiesa anglicana che potremmo chiamare “battesimo dei transessuali”.
La Conferenza dei vescovi della Chiesa d’Inghilterra ha promosso una iniziativa che si chiama “affermazione della fede battesimale”. Non si tratta di un nuovo battesimo, tengono a precisare, però ha tutte le caratteristiche per sembrare tale. Infatti durante questa cerimonia la Chiesa d’Inghilterra benedice la nuova vita e viene imposto al transessuale un nuovo nome. Poi questa rinascita sessuale viene sugellata tramite l’aspersione del capo del “battezzato” con acqua e olii benedetti, recitando alcuni versetti del Libro dei Salmi e sottoscrivendo un vero e propri certificato di battesimo bis.
La Conferenza dei vescovi anglicani, che già in passato si è mostrata gay friendly aprendo alle “nozze” gay e ai sacerdoti omosessuali, ha precisato: “La nuova cerimonia non mira affatto a pregiudicare la solennità del sacramento tradizionale. Essa consiste in un formale rinnovo delle promesse battesimali e consentirà a coloro che stanno compiendo una transizione sessuale di ottenere dalla comunità ecclesiale, per intercessione di Nostro Signore Gesù Cristo, una benedizione solenne per il loro mutamento di identità.” Julian Henderson, titolare della diocesi di Blackburn e presidente della Conferenza, ha poi dichiarato: “Tutti gli uomini sono creati a immagine e somiglianza di Dio e ciascun individuo deve essere accolto dalle comunità parrocchiali senza discriminazioni. La recente riforma mira ad aprire le porte della Chiesa ai fedeli che stanno attraversando una fase difficile della loro vita, ossia il mutamento della rispettiva identità sessuale. La famiglia ecclesiale, simbolo del Corpo di Cristo, da oggi in poi non considererà più tale cambio di identità come una devianza, ma lo celebrerà come una vera e propria rinascita.”
“Rinascita” è la parola chiave per comprendere questa blasfema carnevalata. Secondo la dottrina cattolica il battesimo ci permette di rinascere in Cristo perché prima, a causa del peccato originale, eravamo morti. Nella versione anglicana la rinascita interessa l’identità sessuale. Il disagio di vivere in un corpo che non si sente il proprio può essere assimilato alla sensazione di morire conducendo un’esistenza in una certa identità sessuale. La rinascita avviene nel cambio di sesso. Dunque appare ragionevole benedire questa rinascita anche in chiesa. Ed anzi pare obbligatorio concludere che questo secondo “battesimo” valga di più del primo, dato che il primo battesimo era stato fatto su una creatura che non aveva nemmeno iniziato il suo percorso da bruco a farfalla.
C’è poi da appuntare che questo para-battesimo rovescia esattamente il significato dell’autentico battesimo. Infatti incardina ancor di più la persona nel peccato. Se dopo il battesimo dobbiamo far di tutto per rimanere immacolati, il battesimo trans, benedicendo la rettificazione sessuale, benedice il peccato, perché qualifica come giusto buttare nel cestino quell’identità voluta per noi da Dio al fine di sostituirla con un’altra inventata da noi. Un chiaro rifiuto delle leggi naturali volute dal Creatore.
Ma al di là della Manica non tutti sono rimasti in silenzio. Michael Nazir-Ali, già vescovo di Rochester, ha dichiarato: “I transessuali vanno senza alcun dubbio accolti nella comunità dei fedeli, ma la cosiddetta affermazione della fede battesimale mi sembra una vera e propria deformazione del sacramento istituito direttamente da Nostro Signore. Le persone che stanno affrontando una crisi di identità sessuale vanno aiutate ricordando loro la bellezza di valori quali la sacralità della famiglia, l’amore puro e l’intangibilità dell’ordine naturale istituito dal Creatore. Non si può quindi celebrare in Chiesa il palese rifiuto dell’identità conferitaci dall’Onnipotente al momento della nascita.” Gli ha fatto eco Peter Jensen, ex arcivescovo di Sydney: “Le autorità ecclesiastiche hanno il compito di preservare la natura sacra ed eterna della morale cristiana. Tuttavia, le ultime iniziative dei vertici anglicani, a mio avviso, hanno sempre più eroso l’autorità dei comandamenti etici contenuti nelle Sacre Scritture, fino a rasentare, in alcuni casi, la blasfemia. L’introduzione dell’affermazione della fede battesimale, ad esempio, mira a legittimare una condotta palesemente anti-cristiana, ossia il rigetto delle caratteristiche naturali attribuiteci dal Signore”.
Tommaso Scandroglio in La NBQ