I vostri bambini hanno iniziato il catechismo e noi siamo contenti per questo.
È un momento importante per loro, ma anche per voi. È il momento in cui quel Gesù, di cui dovrebbero aver sentito parlare e dovrebbero aver pregato in famiglia, di quel Dio che non è del tutto sconosciuto, e mi piace pensare così, si inizia a conoscere un po’ meglio.
Un evento che li ha portati, per quello che riescono, sono piccoli a prendere un po’ più di consapevolezza di quello che è stato proposto loro quando avete scelto prima il Battesimo, poi, ora, di mandarli a vivere quella che dovrebbe essere un’ esperienza per muovere i primi passi sulla via della fede.
In uno dei catechismi per i bambini leggiamo:
• Il Signore chiama tutti a partecipare alla sua vita divina, quando vuole e per le vie che lui stesso sceglie. Chiama anche i piccoli secondo un suo misterioso progetto di amore prima ancora che essi siano in grado di cercarlo.
• I genitori sono i primi a poter offrire ai figli fin da piccoli la possibilità di cercare Dio e di conoscere la via che conduce a Lui. Questo compito si presenta subito impegnativo. Molti genitori si intimoriscono di fronte ai propri limiti e carenze. È un atto di umiltà che manifesta saggezza, ma non deve degenerare nella sfiducia.
• Motivi di fiducia e di sicurezza nel vivere questo impegno educativo con i propri figli possono scaturire da queste persuasioni di fede: noi partecipiamo nell’ educare alla fede , voi genitori partecipate all’ azione di Dio, che è il primo educatore. Che l’ opera educativa del Padre si manifesta nella vita dei bambini attraverso il padre e la madre e ogni altra persona che si rende presente con amore e che continua nelle cose, negli ambienti e negli avvenimenti con i quali i bambini si incontrano. Che questa opera educativa di Dio è presente nella Chiesa.
• Dio dona le grazie necessarie nell’ adempimento di questo servizio faticoso ma autorevole.
• I bambini sono sulla via della fede quando giorno dopo giorno, in libertà, imparano a gioire e a vivere dei legami d’ amore con Dio e con le persone.
• Ora i bambini hanno una prima intuizione di un rapporto d’ amore quando in casa vedono la tenerezza, la premura che la mamma e il papà hanno tra loro e verso i figli, i piccoli favori che si scambiano le persone, l’ attenzione di chi ogni giorno si prende cura di loro pur non essendo genitore, l’ accoglienza l’ ospitalità che quelli di casa hanno per le altre persone.
Credo che queste brevi note ci dicano con efficacia l’ importanza del vostro, nostro compito nei confronti di questi piccoli che il Signore, perché è lui l’ autore della vita, ci affida.
Ritengo però importante interrogarci, rinfrescarci che cosa possa essere per noi la fede.
“…Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunci?”…
Leggiamo al capitolo 10 della lettera ai Romani.
Questo è il compito che i genitori per primi svolgono dopo aver chiesto il Sacramento del Battesimo per i loro figli. Cerchiamo di fermarci un po’ ad approfondire su queste parole che S. Paolo rivolge ai cristiani di Roma.
Come dunque invocheranno colui non hanno creduto? Come poi crederanno del quale non hanno udito? ( o : Non hanno sentito parlare).
Invocare il nome del Signore! Ciascuno di noi, almeno qualche volta nella sua vita lo avrà fatto, se non altro quando si è trovato in certe particolari situazioni dalle quali non riusciva a trovare ragioni secondo parametri semplicemente umani: quelli della risposta della ragione, della scienza, della filosofia.
Quando si invoca il nome del Signore c’è già una fede in atto, anche se piccola.
Occorre, però che qualcuno abbia seminato questo piccolo seme, che potrà crescere e diventare una quercia a cui rimanere saldamente vincolati nei giorni di tempesta, o rimanere un arbusto, che poi magari avvizzisce e muore nei giorni dell’aridità. Quei giorni in cui noi cerchiamo risposte e non ne troviamo.
Non si invoca colui nel quale non si crede. Non cresce la fede che non c’è, ma quella che ha già messo qualche radice. Allorché la fede si mette in moto vuole una propria chiarezza in rapporto a Colui che è oggetto del credere, per poter crescere di conoscenza in conoscenza; vuole anche una propria profondità in rapporto al proprio cuore, per mettere salde radici.
Allora voi genitori, siete quelli che avete fatto sì che qualche radice si sia sviluppata. Perché ciò sia possibile occorre che anche in noi non solo vi sia qualche radice, ma che le radici della fede siano salde, forti, robuste e che il nostro rapporto con il Signore Gesù Cristo sia profondamente radicato in noi e nel nostro cuore. Questo è poi quello che noi cerchiamo di trasmettere ai vostri bimbi. Certo con tutti i limiti che abbiamo, ma anche con grande generosità e impegno di coloro che non sono quelli che sono arrivati, i catechisti, ma anche noi che abbiamo ricevuto il sacramento
dell’ordine che siamo ancora con voi in cammino, perché la fede è come il sì che si pronuncia nel sacramento del matrimonio, non si dice solo quel giorno, ma si ripete ogni giorno della nostra vita.
Scrive il cardinal Giacomo Biffi:
C’è chi pensa che aver fede sia qualcosa di fortuito e, tutto sommato, di irrilevante ( press’ a poco come avere i capelli rossi o gli occhi grigi). Qualcuno è dell’ avviso che il credere sia magari anche una fortuna, ma una fortuna del tutto causale ( come far soldi al “gratta e vinci). I più comunque ritengono sia qualcosa di marginale nell’ esistenza dell’ uomo.
Gesù che è il solo maestro che non delude non è di questo parere. Egli mette in relazione la fede con la salvezza: per lui è dunque qualcosa di sostanziale, qualcosa di necessario se non si vuole che la nostra avventura umana finisca in un fallimento.
Non si può dunque parlare di fede, se insieme non si parla del fatto che abbiamo tutti bisogno di essere salvati.
Da che cosa?( malattie, decadimento fisico, povertà, violenza, guerra, inquinamento e tanto altro, vi sarebbe un lungo elenco)
[ Oggi nessuno sente bisogno di essere salvato, mentre tutti cerchiamo di essere noi gli artefici della nostra salvezza, tranne quando non riusciamo a realizzare quanto vorremmo]
Salvati prima di tutto dall’ insignificanza nostra e dell’ universo: ha uno scopo la nostra venuta al mondo? Salvati dall’ indegnità morale che più o meno ci contamin a tutti
(“ salvati dai nostri peccati”, come dice il linguaggio cristiano ).
Salvati dalla prospettiva che la morte coincida con il nostro annientamento: prospettiva che già adesso vanificherebbe tutti i nostri atti, perché se viviamo per andare a finire nel niente viviamo già adesso per niente. La fede ci salva da tutti questi guai.
E a questo punto si rivela l’importanza dell’annuncio evangelico. Si crede a Dio nell’immediatezza del proprio cuore e si afferra al volo la sua chiamata. Ma non c’è sequela senza ascolto. Dopo aver proclamato la nostra fede nel Signore dobbiamo far silenzio, chiudere la bocca ed aprire le orecchie per ascoltare la sua parola.
Come poi ascolteranno senza annunciante?
Chi sono gli annuncianti? I genitori, in primis, lo abbiamo già detto, La comunità cristiana: la Chiesa, in tutte le sue componenti e articolazioni. Annuncianti sono poi i catechisti che prendendo per mano i vostri bimbi li introducono ai rudimenti della fede, annunciante è ogni cristiano per il proprio battesimo.
Proseguendo la lettura , ( del cap. 10 della lettera ai romani), arrivo ad un altro versetto, il 17 e leggo:
Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo.
Dunque la fede da ascolto…
Non giunge alla fede chi non ha volontà di ascolto. La fede è un dono semplicemente per ciò che essa porta con sé, per il cammino attraverso il quale si viene accrescendo ed è accresciuta da Dio.
Parlando poi di ascolto intendo non il semplice udito, ma quell’ ascolto che nasce dall’ accogliere l’altro in me. Da una relazione intima, profonda che può essere generata solo da un cuore aperto all’ altro: Dio appunto!
L’ascolto poi per mezzo della parola di Cristo.
È questa la Parola attraverso la quale la nostra fede cresce, si irrobustisce per arrivare poi ad operare. È una Parola mediata dalla comunità dei credenti che è la Chiesa.
Soltanto nella chiesa e per la chiesa, seguendo il suo cammino e la strada da essa indicata, la fede può crescere di conoscenza in conoscenza. C’è un ascolto immediato della Parola, c’è un ascolto mediato, che passa attraverso le vie dell’istruzione, dello studio della parola, che è poi Gesù, del confronto con i fratelli che ci hanno preceduto e che hanno già aperto una strada. La Parola può ben dire qualcosa di nuovo ad ognuno di noi, ed effettivamente vuole dire sempre qualcosa di nuovo, ma non a chi abbandona la via maestra segnata da Israele prima, dalla chiesa poi.
Ecco allora il Catechismo, che è un approfondire quel primo annuncio su Cristo, il Vangelo che i genitori hanno, o dovrebbero avere, comunque già fatto ai loro figli.
Cerchiamo di farlo nel miglior modo possibile, attraverso la disponibilità di queste persone i catechisti e i ragazzi che li aiutano, in un modo adatto a loro, sono piccoli, ma forse meno piccoli di quello che crediamo e ci osservano É importante che voi non deleghiate solo e tutto ai catechisti. Il pericolo della delega è sempre in agguato. È un pericolo sottile che si insinua facendoci credere di essere a posto: mandiamo il nostro bimbo, poi ci sono quelli che sono preposti ci pensino loro!
Peccato che non funzioni così!
Come fanno i nostri bambini a comprendere che qualcosa è importante? Quando noi li accompagniamo e siamo accanto a loro.
Riprendo le parole che Papa Paolo Vi disse nel 1974, ma che sono più che mai attuali e non hanno perso la loro validità.
Diceva Papa Montini: “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni … le nuove generazioni hanno particolarmente sete di sincerità, di verità, di autenticità. Esse hanno orrore del fariseismo in tutte le sue forme. Si capisce perciò come esse si attacchino alla testimonianza di esistenze pienamente impegnate al servizio di Cristo. Percorrono tutti gli angoli della Terra per trovare dei discepoli del Vangelo, trasparenti a Dio e agli uomini, che rimangono giovani della giovinezza della grazia di Dio”.
“occorrono oggi più che mai dei testimoni dell’invisibile”, perché, “le nuove generazioni vorrebbero incontrare più testimoni dell’Assoluto”.
I vostri bimbi, che saranno gli uomini e le donne di domani hanno bisogno di questi testimoni e i primi siete voi.
Allora vorrei lanciarvi alcune provocazioni sulle quali ci possiamo confrontare, o magari può essere l’occasione per una riflessione personale e di coppia essendo di una sincerità spietata
• Cosa ritenete prioritario in genere nella vita?
• Cosa nell’ educazione dei vostri figli?
• Quale posto occupa la fede? (Nella vostra vita e nell’ambito educativo dei vostri figli)
• Credere qualcosa o in qualcuno?
Come conclusione tre brevi pensieri.
1. La fede è la più grande fonte di energia,
alla quale può far ricorso l’uomo per superare
le difficoltà, per ritrovare la voglia di capire,
di fare, di esistere e di resistere.
2. La fede dunque fruttifica anche se è un seme minimo;
si radica nella mente e nel cuore
generando fiducia,
spirito di servizio, accettazione del rischio.
3. Diciamo spesso : Signore aumenta la mia fede.
Il ritorno ad una fede forte trova
In questa invocazione
La sua espressione più vera.
A lode e gloria di Dio per il bene e la salvezza delle anime, qydiacdon.