Neri chiodi sono stati conflitti attraverso il mio fianco,
aprendo ferite di malvagità, che tollerano
di essere viste sopra di me. Non ho osato respingere
i miei nemici con odio e disprezzo.
Ero bagnata con il sangue caduto dal petto dell’ Uomo
quando la sua anima uscì tremulo ospite.
Su quel piccolo colle ho vissuto a lungo e sopportato
atti crudeli. Allungato e strappato,
afflitto, ho visto il Signore degli Eserciti.
L’ oscurità ha smascherato il debole giorno,
il corpo del nostro Salvatore, esangue
disteso sul patibolo che la pioggia leggera
avvolge e nasconde. Questo mondo di dolore,
con tutta la creazione, piange la sua perdita,
la caduta di un re:
Cristo è sulla croce!
Ecco, viene da lontano, ogni uomo di virtù
È attratto dal principe. Ed io, la Croce,
penosamente, alla zolla erbosa
caddi giù. Hanno portato l’ onnipotente Dio
fuori dalla pesante pena. Le membra esauste
del suo corpo morto giacquero a terra. Ma essi
stettero accanto alla sua testa e contemplavano Dio
che rimaneva immobile, giacendo esausto
dopo la grande lotta.
Di fronte al mio sguardo – lo sguardo del suo
Carnefice –
sagomarono la sua cassa di splendidissima pietra.
Seppellirono il Signore
E, nell’ oscurità, doloroso
innalzarono un canto funebre.
Mi lasciarono fumante di sudore,
con frecce chiuse, con piaghe sconvolte:
noi tre stavamo piangenti
per il suo corpo, abitazione impietrita della Vita.
Noi eravamo distrutte –
spinte in una voragine. Ma i suoi discepoli
Mi ritrovarono,
i suoi amici. – Con l’ argento mi scolpirono,
con l’ oro mi coprirono ( da una poesia anglo-sassone )