Libere riflessioni sul prologo di Giovanni, ( Gv 1,1-18)
Leggendo questo testo, forse, come dice qualche studioso il più prezioso del Nuovo Testamento, mi viene in mente la testimonianza di questa mamma quando la sua bambina, malata da un mese, nel parcheggio dell’ ospedale le chiese:
“ Mamma i bambini muoiono?”, prosegue dicendo: “Hanna non mi stava chiedendo se i bambini muoiono, mi stava chiedendo se ero disponibile ad ammettere che lei sarebbe potuta morire. Si domandava se lei era l unica a sapere o se anche io ero disposta a sapere.” Non posso fare a meno di ripensare con il cuore e con la mente il dramma e l’ angoscia di quella mamma in quella situazione … Forse in quel momento avrà pensato: “ Che senso ha la vita?” Questa domanda di fronte alle prove, alle lacerazioni che tanti di noi provano nella loro esistenza, alle grandi tragedie della storia umana, forse ci siamo posti anche noi.
Ebbene il testo di Giovanni, se non ce ne siamo accorti, ci fornisce la risposta. Un testo che dovremmo “ ruminare”, imparare e ripetere a memoria, come il discorso della montagna, recitare come una grande professione di fede.
La Bibbia inizia con: “ In principio …”riferendosi alla creazione, ma Giovanni rimanda ad un principio che va ben oltre la creazione prima del tempo, della storia stessa e non è un’idea, ma è Dio dal quale viene ogni cosa è ogni cosa, ogni creatura e anche l’ uomo è portato all’esistenza. Dal momento che ogni realtà creata è voluta da Dio trova in Lui il suo senso, il suo significato e nulla è banale o frutto del caso. Le creature che ci circondano, l’ uomo, ciò che esiste è riflesso della volontà creatrice di Dio, a Lui rimanda e di Lui parla. Tramite esse l’uomo riflessivo, quello che si pone domande di senso, di significato può risalire a Dio.
Proviamo a fare un esempio: la bellezza!
La bellezza di un panorama, certo, che dire di certi panorami, di certi spettacoli della natura da mozzare il fiato! Anche quella di una persona, quella estetica, mi suggeriscono qualcosa che si riferisce a Dio alla sua bellezza, certo se la guardo nel modo giusto e non solo nella sua carnalità e nella sua sensualità. Guardare con quella “sapienza del cuore”, che diventa anche sapienza degli occhi e dello sguardo, che apprendiamo solamente da chi è la Sapienza fatta carne: Gesù: occorre guardare con l’ anima.
Ma dio non si accontenta, fa di più, dice l’evangelista. Parla di un movimento che dall’alto scende verso il basso, dal Cielo alla terra, dall’ eternità Dio all’ uomo. Dio va sempre oltre, oltre le nostre capacità, limitate, oltre le nostre attese e speranze.
E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI
“Si fa’ carne”, cioè prende la mia, la nostra umanità con la sua concretezza! Se Dio si comporta così significa allora che la mia, la nostra umanità ha un valore immenso, questa umanità nella sua condizione di precarietà, di limitatezza, di debolezza, che fatica, che si agita, che ama, che lotta che desidera, ma che è ferita, lacerata dal peccato. Il Verbo viene proprio per questo: per riportare la nostra umanità a quella umanità bella, piena come è uscita dalle mani, del Creatore, dal suo amore, dal suo disegno.
A QUANTI L’ HANNO ACCOLTO HA DATO IL POTERE DI DIVENTARE FIGLI DI DIO
La vita, la storia, la mia e le nostre vicende umane, la persona acquistano senso in un mistero di accoglienza, che ci fa ritrovare la nostra identità, la nostra dignità. Accogliere significa aprirsi a un altro! Questo non è facile, non è scontato, anche nei confronti di Dio che ci interpella, perché vuol dire rinunciare a qualcosa di sé, permettere che si apra un varco nel mio cuore, nella mia esistenza, significa rinunciare alla supremazia del proprio IO. È un rinunciare, però, per ritrovare. Ritrovare quella identità che è la verità su chi sono io: Figlio di Dio e non un Dio qualunque, un Dio minore fra tanti, ma l’ unico, il vero, il santo, Colui che è la via, la verità, la vita!
Se noi ne fossimo pienamente consapevoli! Quale altra realtà più grande e meravigliosa ci può essere data, può accompagnarci, può accaderci? Nessuna!
Dio ha piantato la sua tenda fra gli uomini che sono sempre in cammino e in una condizione di precarietà, per essere in cammino con noi e illuminare il nostro andare, affinché possiamo anche noi vivere l’esperienza di un Dio che si fa incontro, che fa grazia e dona la pace.
Quel Dio, che nessuno ha mai visto, si è reso visibile, questa è la nostra forza, la nostra speranza, la nostra gioia … la vita!
Soli Deo Gloria, qydiacdon