La vita dell’ uomo è un cammino. Noi siamo dei viandanti perenni, da un’ età all’ altra, da una situazione all’ altra. Nasciamo che non siamo consapevoli, siamo piccoli, fragili, deboli, poi man mano che cresciamo e ci sviluppiamo acquistiamo conoscenza su noi stessi e sugli altri. Anche la nostra vita, per i più non si svolge nello stesso luogo, nello stesso paese o nella stessa città in cui siamo nati e dobbiamo affrontare cambiamenti.
La storia ci parla di movimenti di popoli simili a quelli che si stanno verificando nel nostro tempo! Ma dove siamo diretti? Qual è la nostra meta?
Il profeta Elia e il suo camminare verso il monte di Dio diventano il paradigma della nostra storia, la mia, la vostra! Egli è in fuga, perseguitato, la regina vuole la sua morte, egli si ritira nel deserto, lontano dagli uomini, che non vuole più vedere. Sopraffatto dagli eventi butta la spugna e non vuole più combattere, desidera morire! Non ha nulla con se che possa sostenerlo, nutrirlo. Ma Dio non si dimentica di lui. In quel deserto Dio colma quella solitudine che si è impadronita del cuore del profeta e provvede a dargli quel nutrimento che gli permetterà di giungere alla montagna di Dio, l’ Oreb, lì nell’ incontro con Dio ritroverà nuova forza e nuovo vigore per compiere la missione che il Signore gli ha affidato.
Anche noi come Elia.
Può essere accaduto anche a noi di trovarci come Elia, schiacciati dalle difficoltà che la vita ci riserva, delusi dalla compagnia degli uomini, sgomenti e depressi per una lotta quotidiana che spesso sembra essere superiore alle nostre forze.
Difficoltà che possono nascere all’ interno della famiglia, nelle relazioni con le persone che amiamo, dall’ ambiente di lavoro, dalla salute, sia quella fisica che psicologica. Difficoltà che possono nascere anche dalla nostra vita di fede, che non è esente da dubbi, da prove, da accadimenti che ci sfuggono e non riusciamo a comprendere e che dobbiamo accettare dalle mani di Dio così come ci vengono dati!
Già, il cammino della vita non è semplice, diverso per tutti, con le sue gioie e con i suoi affanni. La tentazione di chiamarci fuori può venire, come ad Elia, che pure aveva visto il fuoco di Dio scendere dal cielo, (cfr. 1 Re 19).
Anche a noi il Signore provvede il cibo …
Il cammino della nostra vita, non è solo un andare così, ma è un pellegrinaggio verso l’ incontro pieno, totale e definitivo con il Signore per sempre. Anche noi abbiamo bisogno di forza e di sostegno e Gesù lo sa bene! Se ad Elia viene dato il pane cotto tra le pietre, come è in uso fra i beduini, assieme all’ acqua, pane della provvidenza di Dio così anche a noi il Signore provvede un pane, speciale, diverso da ogni altro. Gesù l’ha già ricordato Domenica scorsa dicendo che Lui è il vero pane disceso dal cielo ed esortando a darci da fare per il cibo che rimane per la vita eterna, cibo che ci permette di camminare fino alla meta definitiva con le nostre speranze, le nostre attese, le nostre gioie, le nostre fatiche.
Il Signore a volte fa’ dei regali, o meglio delle provocazioni, che stupiscono e interrogano. Un po’ di tempo fa, un episodio che mi ha fatto molto riflettere. Al momento della comunione si presenta un papà con questa bimba che teneva fra le braccia in un modo che sembrava volesse presentarla, lo comunico e faccio un piccolo segno di croce sulla fronte della bimba, dietro di lui una signora che si comunica anche lei.
Terminata la celebrazione esco dalla sagrestia e trovo questa famiglia papà, mamma e figlia davanti alla madonna addolorata. Lì ho appreso che la loro bimba aveva subito già diverse operazioni e che ne avrebbe dovuto sostenere anche altre. Erano di passaggio e si sono fermati per la Messa.
Nel leggere e meditare i vangeli di queste Domeniche non ho potuto fare a meno di ripensare e di rivedere gli occhi di quei genitori, soprattutto quelli della mamma.
Il loro cammino non è facile, ma vanno avanti sostenuti dalla fede e da un pane che è più genuino degli altri, che sfama la fame di risposte, di “cose” spirituali, di amore, di vita.
Questo cibo, questo pane del cielo e della provvidenza di Dio è l’ Eucaristia che celebriamo, la comunione che riceviamo in cui Gesù è veramente presente nella sua realtà di crocifisso, risorto.
Qualcuno ha scritto: “ con questo nutrimento tu ci spalanchi la possibilità di una vita eterna, di una pienezza sconfinata, di un oceano immenso in cui accettare di perdersi come in un abbraccio senza fine”, ( R. Laurita). L’ oceano immenso è quello dell’ amore di un Dio che è sempre disponibile, sempre disposto a donarsi in un’ energia che non si esaurisce a breve, bastante per andare appena un poco più in là, ma che, passo dopo passo, ci consente di raggiungere la meta, quella “ vera patria che è nei cieli”, quel posto che “ Gesù è andato a prepararci”, per essere sempre con Lui, come ci ricorda la solennità dell’ Assunta a cui ci stiamo preparando, ( o no!).
Difficile da comprendere? Rimaniamo perplessi? Che sia proprio così? Che quel gesù, falegname di Nazareth, figlio di “ Giuseppe”, possa dire: “Io sono il pane disceso dal cielo, chi crede in me ha la vita eterna”.
Stiamo attenti a non cadere nello stesso errore dei giudei, che si mettono a mormorare. Qui si tratta di interrogarci sulla fede e di lasciare parlare il linguaggio del cuore e dell’ amore. Gesù/Dio sconcerta sempre. A chi vorrebbe il miracolo e lo straordinario dice : cercami nella vita di ogni giorno. A chi vorrebbe che Egli fosse il pass che risparmia il dolore e la sofferenza, condivide questo grande mistero.
Gesù ci chiede di non mormorare, ma di fidarci, di credere e di non fare come i bambini piccoli e capricciosi: di credere che può darci la vita eterna, una vita che è già cominciata e che non sarà solo “dopo”.
Quel Dio che incontreremo alla fine del nostro cammino, alla fine della nostra vita, sperando nella sua misericordia lo incontriamo ogni giorno nei fatti, nelle situazioni, nelle persone, ma occorrono gli occhi della fede. È quello stesso Signore che ogni giorno cerchiamo, invochiamo, imploriamo ed è vicino e ci sostiene nutrendoci di Lui, della sua grazia, del suo amore della sua Parola, di quel pane che è Lui stesso!
Non abbiamo paura di compiere il nostro pellegrinaggio per Cristo, con Cristo e in Cristo nella Chiesa e con i fratelli, sforzandoci di camminare nella Carità, essendo benevoli, misericordiosi e capaci di perdona come ci ricorda S. Paolo!
Difficile? Il Signore cammina con noi e ci sostiene non con la manna, ma con quel nutrimento che è Lui stesso.
Soli Deo gloria
Qydiacdon.