Dal Vangelo secondo Giovanni cap. 18
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Celebrare questa festa è dire con chiarezza e forza che Dio regna nel mondo non con la forza, la violenza, la sopraffazione, il terrore, ma con l’ amore. Quell’ amore, senza se e senza ma, come diremmo nel nostro linguaggio che non ha paura di chinarsi a lavare i piedi per sollevare, a servire, piuttosto che farsi servire, che innalza l’ uomo anziché sottometterlo, che muore, anziché fare morire.
L’ amore di Dio, che viene nel mondo nella persona di Gesù, annunciato da Gesù, testimoniato da Gesù, è l’ unica forza trasformante che può rendere stabile il mondo, fare della vita dell’ uomo una vita piena e significativa già da ora, che libera l’ uomo prigioniero dalle forze del male, che capovolgendo gli schemi umani protegge i deboli contro l’oppressione e l’ umiliazione dei potenti , come canta il magnificat, come proclamano le beatitudini.
Proprio il tema della regalità contraddistingue il dialogo fra Gesù e Pilato. Sono due regalità a confronto. Una è una regalità, un essere re secondo il mondo: quello che concepisce Pilato, e la regalità secondo il Regno di Dio, che Gesù annuncia in tutta la sua predicazione.
Il Regno che Pilato ha in mente è quello dell’ impero romano che si fonda sulla forza di un esercito che non ha uguali,
sull’ organizzazione, sulle strutture che lo regolano, sul potere di chi governa e lo amministra come fosse Dio. Gesù non dice di non essere Re, anzi lui è il vero Re, ma chiarisce subito che “il suo regno non è di questo mondo” .
Ma chiediamoci: qual’ è il Regno che oggi ci viene proposto come modello per la nostra vita “dal mondo?” Soprattutto, però, a quale diciamo sì. Prima degli ultimi tragici avvenimenti che hanno sconvolto l’ Europa e non solo Parigi potevamo dire che è il Regno dell’ apparire, dell’ immagine, della multimedialità e della sua tecnologia che prevale sulla relazione, sulla parola, perché oggi si comunica attraverso sms, tablet, smartphone, mentre si è a tavola, in compagnia, al cinema. Il mondo dove non vi sono più certezze, neanche quella di essere uomo o donna, maschio femmina. Mondo del relativismo in cui ognuno si fa la sua morale e non vi sono più valori non negoziabili, mondo dove i figli si possono comprare e selezionare.
Mondo dove il denaro e la finanza prevale sulla persona schiacciandola … dove la famiglia non si sa più cosa sia o come sia. Mondo dove alberga la violenza in tutte le sue forme, anche in quella del terrorismo religioso di questi giorni, che insanguinando i paesi, vuole eliminare gli infedeli per costituire un nuovo ordine che deve essere imposto a tutto il mondo.
Questo è il regno in cui si muove Pilato, dove egli cerca di barcamenarsi alla ricerca della propria affermazione personale
Il mondo in cui non vi è posto per il sacrificio e il dono di se e per questo ogni dovere diventa insopportabile, ogni impegno è troppo pesante e dove alla fine prevale per me è giusto così … per me!
Nella sua risposta a Pilato Gesù indica un Regno diverso: “ Il mio Regno non è di questo mondo”.
Il prefazio che ascolteremo parlerà di un Regno eterno e universale:
regno di verità e di vita,
regno di santità e di grazia,
regno di giustizia, di amore e di pace.
Altro che il “regno” di quelli che uccidono, schiavizzano, violentano, al grido di: “ Dio è grande”
Dalla risposta di Gesù dobbiamo pensare allora che il Regno di cui parla sia rintracciabile solo in un oltre, in un aldilà che deve ancora venire e che si allontana e non coinvolge la nostra vita qui, adesso?
Certamente no! Gesù ci dice che il suo Regno non è quello del mondo di Pilato, non è quello che la cultura, “ il mondo” oggi ci propone, e a cui, purtroppo tanti aderiscono. Il Regno che Gesù proclama è quello delle relazioni fondato sull’ amore a Dio che si coniuga con l’ amore al prossimo, quello in cui si è al servizio gli uni gli altri Regno di comunione; è quello della vita e non della morte, dove come ha detto un grande vecchio di 77 anni: “Bisogna mettere il proprio io sotto i piedi. Solo così si diventa liberi”. Era Angelo Roncalli, Giovanni XXIII, santo. Questa vuol dire togliere il nostro egoismo lasciando posto all’ amore di Cristo che ci rende capaci di diventare dono. Mondo dove chi ha responsabilità e compito di governo veramente lo svolge con un autentico spirito di gratuità e dove “ portiamo i pesi gli uni degli altri” e non viviamo solo per noi stessi.
In questa festa Il Signore ci chiede in quale regno vogliamo abitare. La scelta è nostra!
Vi è però anche un’ altra affermazione di Gesù nel suo dialogo con Pilato: “sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.
“Ma cos è la verità?”, dirà in seguito Pilato! La verità che oggi ci viene spacciata è che non vi sia nessuna verità. Ma vediamo qual’è il significato che noi diamo a questo termine?
Se noi ci limitiamo ad intendere questo parola come viene intesa oggi, cioè contrapposta a menzogna, ci sfugge il significato più ampio che essa contiene nella Bibbia, nel Vangelo e non comprendiamo fino in fondo la risposta di Gesù. Gesù dice che è venuto a dare testimonianza alla parola del Padre. Quella Parola che dice: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita …”; “Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
Quella Parola che si è fatta carne nella persona di Cristo che è: “la luce del mondo; chi la segue, chi segue Gesù, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”, che Gesù stesso è, quel Gesù, leggiamo nel Vangelo, che si propone come: “Via, verità, vita”.
Una testimonianza, quella di Gesù, che ci fa conoscere Dio come Amore. Così scrive l’evangelista Giovanni: “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui … (e ancora prima) Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.” ( Prima lettera di S. Giovanni).
E se Dio è Dio non può che farsi conoscere come amore e misericordia, chi percorre altre strade, chi orienta la propria vita all’odio, alla violenza, alla sopraffazione, chi annuncia un Dio che non è amore non è dalla verità. La verità è quella Parola che Gesù ci rivolge e che ci conduce a lui e a credere in lui. La verità è la rivelazione, il modo in cui Gesù ci fa conoscere il Padre e quindi è Gesù stesso. Se noi orientiamo la nostra vita a lui siamo nella verità, in quella verità che ci rende veramente liberi. Liberi dalla schiavitù dei beni materiali, dalle passioni, dalle paure, dalle angosce, dal peccato, dal male ed anche dalla morte stessa, perché diventa l’ ingresso in una realtà nuova di amore, di bellezza, di gioia, di vera pace completamente altra e diversa da quella che noi sperimentiamo nel nostro cammino terreno. In questo cammino di liberazione siamo guidati dallo Spirito santo che prosegue in noi ciò che Gesù ha iniziato e che è Spirito di verità.
Tutto questo coinvolge anche la nostra vita pratica, concreta perché questa prospettiva, se la accogliamo in noi, cambia il nostro pensare e il nostro agire, non solo a livelli di singoli, ma anche a livello di collettività. Anche la storia viene indirizzata in una prospettiva nuova.
Qui, però, entra in gioco il grande mistero della libertà dell’ uomo che anche Dio rispetta e che può scegliere di accogliere la Verità, quella con la A maiuscola, o di rimanere nella menzogna seguendo falsi profeti che illudono gli uomini. Profeti di ieri e di oggi che conducono l’ uomo non sulla via della vita, ma su quella della morte! Forti nella fede, ravviviamo la nostra speranza, rimaniamo fondati sulla verità che è Gesù Cristo Signore nostro.
Soli Deo gloria, qydiacdon