Il corvo era un uccello invidioso. Era invidioso del pettirosso e del cardellino e della colomba, perché essi erano molto più belli di lui. Era invidioso del passero e dell’usignolo, perché non poteva neanche sperare di cantare come loro. Così il corvo volava per il cielo notturno, una scura e tormentata ombra, gridando il suo solitario cra, cra. Così una fredda notte di Dicembre Il cielo attorno a lui cominciò a fremere e vibrare come se fosse in arrivo uno stormo di avvoltoi.
Ma poi il corvo sentì cantare così armoniosamente che non avrebbe mai pensato che un suono così bello potesse venire da quegli strani esseri alati. Di nuovo il corvo fu preso dall’invidia.
Perché mai avrebbe dovuto importunare quei misteriosi uccelli dalla splendida voce dorata?
La buona notizia
Ma la curiosità era così forte e così, vincendo la gelosia, il corvo cominciò a cercare nel cielo. Ed ecco che vide palpitare intorno a lui non uno stormo di uccelli, ma una schiera di angeli dorati!
“Una buona notizia!” cantavano gli angeli. “Vi annunciamo una buona notizia! Il Figlio di Dio è nato a Betlemme questa notte! E tu, corvo, devi andarlo ad annunciare a tutti gli altri uccelli!”.
“Io?”, gracchiò il corvo. Perché io? Sono il più sgraziato degli uccelli, e quanto alla mia voce potete giudicare da soli! Non mi ascolteranno mai!”.
“Sei stato scelto tu”, cantarono gli angeli.
E, senza aggiungere nient’altro, sparirono nella notte.
Che poteva fare il corvo?
Gli uccelli dovevano sapere la buona notizia e lui, tra tutti gli uccelli, era stato scelto per annunciarla.
Si lanciò planando dal cielo, sfiorando le cime degli alberi, prese fiato e cominciò a gridare il suo annuncio, con la sua voce tagliente come il vento della notte. “Il Messia è nato!”, gridava il corvo al pettirosso e al cardellino e alle tortore. “E’ nato a Betlemme, stanotte!”.
“Dobbiamo andare per adorarlo!”, cominciarono a cinguettare, a trillare, a cantare gli uccelli.
Il corvo fu sorpreso che nessuno dicesse niente della sua orribile vociaccia
“Cristo è nato!”, gridava e gridava a passeri e usignoli. “Dobbiamo andare anche noi!”, gorgheggiarono.
Ancora una volta il corvo si stupì perché nessuno faceva cenno alla sgradevole asprezza della sua voce.
Una voce dolcissima
Alla fine anche il corvo volò a Betlemme. Vide il bambino allungare la manina per toccare le piume vermiglie del pettirosso, sentì il bambino gorgogliare felice mentre l’usignolo gli cantava la ninna nanna. Avrebbe voluto fare qualcosa di più che starsene appollaiato, in un angolo oscuro, su un trave tarlato della stalla.
“Ma non ti accorgi?” gli sussurrò una voce dolcissima accompagnata da un fruscio di ali dorate, tu hai fatto una cosa importante.”
Non ci sarebbe nessun altro uccello qui questa notte, se tu non avessi volato tutta la notte per gridare a tutti la bella notizia”. L’angelo svanì e si portò via tutta l’invidia del corvo.
Senza paura, volò giù dal trave e si unì agli altri uccelli intorno al santo bambino (Bruno Ferrero)
Quel bambino che viene a Natale, l’ Emmanuele , il Dio con noi, viene a cambiare tutto. Saltano gli schemi umani, le nostre categorie, le etichette che appiccichiamo agli altri, ciò che è veramente importante e necessario e ciò che non lo è.
Poi Gesù disse: ‘Così, quelli che sono gli ultimi saranno i primi, e quelli che sono i primi saranno gli ultimi’ ( Mt 20,16 )
Tuttavia, molti di quelli che ora sono primi alla fine diventeranno ultimi; e molti di quelli che ora sono ultimi saranno primi. (Mc 10,31 )
Ed ecco: alcuni di quelli che ora sono ultimi saranno primi, mentre altri che ora sono primi saranno ultimi. ( Lc 13,30 )
(Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (TILC)